Nulla è perduto
di Paolo d'Abramo
Allora, mettiamola così. E’ passato un altro turno e il Toro sarebbe virtualmente salvo. Certo è che ad analizzare la partita contro il Milan ed il calendario che attende i granata non è il caso di stare tranquilli. E non solo per queste ragioni. Un’altra motivazione l’ha data Camolese a fine gara, sulla tenuta fisica, mentale e tattica dei giocatori, soprattutto quando si trovano in svantaggio. Si sperava in una prestazione d’orgoglio, tenacia e combattimento. Direi che nessuna di queste tre qualità è emersa, se si escludono i primi dieci minuti, ma questi li hanno visti tutti e chi non li ha guardati ha letto i commenti. E’ superfluo, davvero, commentare le note tecniche di una gara molto a senso unico e con un risultato eclatante. Se si vuole usare la ragione si può incominciare a pensare al prossimo match contro un Siena che arriverà piuttosto incarognito per la brutta prestazione interna contro il Chievo, che ora è a sette punti dal Torino.
E dire che durante la settimana le sensazioni erano di fede e speranza, senza dubbio non si poteva pretendere e neppure chiedere la carità ad un Milan stellare e in corsa per il secondo posto ma si poteva per l’ennesima volta auspicare il cuore, la grinta e l’orgoglio, appunto. Non è stato così e ci si dovrebbe mettere il cuore in pace, non lo si farà. Obiettivamente, difficile dire che la responsabilità della sconfitta di questa sera è di Camolese. Piuttosto inutile cercare le responsabilità su specifici giocatori. Qualcuno potrà dire che i calciatori tutti sono obiettivamente meno forti di quelli rossoneri e la classifica lo sta a dimostrare. Oltre ai singoli si potrebbe anche aggiungere quanto accennato sopra, e cioè che la squadra non è proprio tale, si disunisce con gli svantaggi, la condizione fisica è precaria. Il quadro è sconfortante, così come qualunque ragionamento sulle alternative tattiche e sui rimedi da porre in opera.
E’ però possibile guardare al futuro concentrandosi sul prossimo match che dovrebbe essere più abbordabile, diciamolo. Si riparte, per forza, come i treni che hanno cambiato il macchinista da qualche settimana, la motrice non è in perfetto stato, qualche vagone è in condizioni precarie. Altro che montagne da scalare, dopo stasera sembra persino un’impresa andare a Superga a piedi partendo da piazza Castello.
Su, forza. Si riparte con i piedi per terra, gli allenamenti serrati, le prove di schemi, la concentrazione e la conta degli abili. Nulla è perduto, neppure l’onore, almeno per ora e non definitivamente, c’è ancora verso di recuperarne una parte. Alla luce dei risultati il discorso salvezza si è riaperto per la Reggina, sono quattro le compagini in pista, una sola si salverà.