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Obiettivo tre punti raggiunto

di Elena Rossin
Rolando Bianchi, il capitano è a quota tredici reti

Il Toro è sceso in campo titubante, soprattutto nel primo quarto d’ora, contro il Portogruaro. E’ sembrato giocare con il freno a mano tirato, quasi avesse paura di sbagliare, correndo però così il rischio di commettere degli errori che avrebbero potuto essere pagati a caro prezzo: intervento sbilenco di Di Cesare su Altinier dopo tre minuti, per fortuna finito in un nulla di fatto. In evidente difficoltà Sgrigna, che in più occasioni ha sbagliato l’appoggio oltre a essere poco propulsivo sulla sua fascia di competenza. Indubbiamente il laterale dà il meglio di sé quando svaria intorno alla punta, mentre è poco efficace quando agisce largo sulla sinistra.
 

Il gol di Bianchi al ventesimo è una boccata d’ossigeno, il capitano si fa trovare al posto giusto nel momento giusto e di testa insacca raccogliendo l’invitante traversone di Zavagno. Il Portogruaro fino al gol del Torino per lunghi tratti era riuscito a schiacciare i granata della Mole nella propria metà campo, ma non è mai stato preciso negli ultimi metri, peccando soprattutto nel non inquadrare lo specchio della porta. Il primo tempo ha avuto un andamento lento, con il Torino che soprattutto si è affidato ai lanci lunghi e ha dimostrato evidenti difficoltà nel costruire azioni corali. Gli uomini di Lerda non sono riusciti ad esprimersi come con il Pescara e sono sembrati involuti, anche a fronte della diversità dell’avversario che, rispetto agli abruzzesi, gioca con meno incisività.
 

Le due punte, Bianchi e Antenucci, schierate orizzontalmente non fraseggiano, se non in rarissimi frangenti, fra loro e danno l’impressione di intasare gli spazi. Differentemente quando nel Torino gli attaccanti sono schierati verticalmente, come dopo l’uscita di Bianchi, quando Antenucci è andato a fare la prima punta e Sgrigna era libero di svariargli intorno si è creato più fraseggio e una maggiore verticalizzazione. A onor del vero va comunque detto che in generale in tutto l’arco della partita la manovra del Toro è stata spesso confusionaria, un po’ migliore fino alla tre quarti poi negli ultimi metri troppe volte il portatore di palla non sapeva come e a chi darla. E’ indubbio che il pressing del Torino è aumentato dopo l’uscita di Bianchi ed anche il baricentro della squadra ha guadagnato qualche metro nella metà campo avversaria. Il merito della vittoria va equamente diviso fra il capitano che ha segnato e Rubinho che con la parata sul tiro di Gerardi ha conservato i tre punti. Come al solito è mancata la capacità di chiudere la partita, anche se il portiere del Portogruaro Rossi in ben due occasioni nel finale ci ha messo del suo sul tiro di Zavagno e nei minuti di recupero su quello al volo di Lazarevic, entrambi ben calibrati ma non sufficientemente potenti.
 

Gli esteti del calcio dissentiranno e punteranno il dito evidenziando la mancanza di gioco del Torino contro il Portogruaro. Che facciano pure e si crogiolino nelle dotte dissertazioni. Il Toro aveva bisogno dei tre punti e dal Veneto li ha portati a casa. Obiettivo raggiunto. Punto e basta. Lerda lo aveva detto nella conferenza stampa pre-partita di ieri: “Proveremo a fare un gol in più del Portogruaro”. E così è stato. Da domani al lavoro per preparare la sfida di mercoledì sera con l’Atalanta, che ha battuto il Sassuolo per uno a zero gol di Delvecchio. Sarà tutta un’altra musica, ma l’obiettivo per il Toro rimarrà lo stesso: vincere, per convincere c’è tempo.
 


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