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Otto giorni di passione per evitare la mediocrità e diventare grandi

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it

Fiorentina, Athletic Bilbao e Napoli tre avversari più forti, soprattutto viola e azzurri, con organici adeguati per qualità e numero di giocatori a competere su più fronti e con allenatori, Montella, Valverde e Benitez, che sono abituati a dirigere squadre che lottano per obiettivi nazionali e internazionali importanti. Per il Torino sarà una settimana verità che dirà quanto la squadra è adeguata alla parte sinistra della classifica e se può proseguire il suo cammino in Europa. Nessun errore è concesso né nella scelta degli uomini da schierare in campo né da parte dei giocatori durante le partite. Non basterà produrre anche un discreto gioco perché sarà fondamentale concretizzarlo segnando, le occasioni da gol non tramutate in reti sono aria fritta e non arrosto, e cercando di non subire gol.

 

Il Torino ha un organico ridotto all’osso e tra squalifiche, Bovo ed El Kaddouri in campionato e Benassi in Europa League, infortuni, Gonzalez (lesione al menisco esterno del ginocchio sinistro con tempo stimato di rientro dopo l’operazione di cinque settimane) e giocatori alla ricerca della forma, Basha e Barreto, ha gli uomini contati soprattutto a centrocampo. In mediana il Torino paga anche le scelte del mercato estivo (Nocerino, Ruben Perez, Sanchez Miño e le riconferme di Larrondo e Barreto, con i primi quattro ceduti a gennaio) e invernale (gli arrivi dei soli  Maxi Lopez, Gonzalez e Ichazo) che vanno a sommarsi a quelle tecniche, compresa la compilazione della lista Uefa iniziale (dentro Nocerino, Sanchez Miño, Masiello, Larondo e Barreto e fuori Bruno Peres), e ha come retaggio dalla passata stagione lacune non colmate. Il resto del gruppo dovrà sopperire a tutto ciò e qualcuno magari dovrà anche fare gli straordinari. In ballo c’è tanto sia per la squadra nel suo insieme sia per i singoli: non essere una meteora in Europa e accrescere il bagaglio di conoscenze e d’esperienza.

 

Una partita alla volta dovrà essere giocata sgombrando subito la mente da ciò che è accaduto in quella precedente e senza pensare alla successiva. I giocatori più esperti avranno il compito di prendere per mano la squadra e di trascinarla a conquistare punti, i giovani dovranno mantenere sempre vigile l’attenzione e dare il massimo cogliendo ogni occasione soprattutto sottoporta, perché nel calcio la differenza la fa sempre chi segna e i risultati contano eccome, sarebbe bello che le prestazioni da sole facessero la differenza, ma non è così: chi vince assurge agli onori della cronaca, chi perde non se ne fa nulla o quasi delle pacche sulla spalla e degli elogi per aver dato tutto poiché resta sempre il fatto di aver perso.

 

L’atteggiamento della squadra dovrà essere vincente e propositivo senza paure o pensieri minimali di puntare al pareggio che tutto sommato con un avversario più forte potrebbe essere comunque un buon risultato, forse in campionato, ma rimane il rischio di ri-scivolare nella parte destra della classifica allontanandosi da quel quinto o forse anche sesto posto (dipenderà dagli esiti della Coppa Italia) che garantiscono anche per la prossima stagione l’accesso all’Europa League, in modo da non essere stati una meteora in campo internazionale. Molto difficilmente il pareggio sarà utile con l’Athletic Bilbao perché i baschi sono forti grazie all’aver segnato due reti a Torino e quindi per i granata solo dal tre a tre in su il pari garantisce il passaggio del turno, escludendo il due a due che comporterebbe dover giocare i tempi supplementari e forse anche affidarsi la lotteria dei rigori. Prima però c’è la Fiorentina che è al quarto posto, ma deve guardarsi alle spalle perché Lazio e anche Genoa e Sampdoria la tallonano da vicino, i biancocelesti hanno un punto in meno e le due genovesi tre, quindi non c’è un margine di assoluta sicurezza. Allo stesso tempo però la squadra di Montella tiene nel mirino il Napoli al quale non basta avere quattro punti in più per dormire sugli allori.

 

Ventura e i giocatori sono chiamati ad un arduo compito in quanto duplice: non rendere vani i dieci risultati utili consecutivi e consolidare la crescita conquistando punti con squadre più forti. Soprattutto l’allenatore deve captare ogni più piccolo segnale che arriva dai suoi uomini in modo da schierare la formazione migliore senza puntare sul valorizzare a tutti i costi chi può in sede di mercato rappresentare una plusvalenza. Se si preferisce un giovane a un giocatore più esperto e poi il ragazzo commette qualche errore, dovuto proprio alla giovane età, non solo non lo si valorizza, ma si rischia di renderlo insicuro e poi ci vuole tempo e tanto impegno per recuperarlo, meglio fargli fare una panchina in più ed utilizzarlo a partita in corso, sfruttando anche il fatto che l’avversario è più stanco, e mettere invece sulle spalle di chi da anni calca i campi di calcio il fardello della responsabilità. Benassi e Martinez potranno essere i volti del Toro vincente di domani, Farnerud e Quagliarella possono e devono far vincere il Toro oggi.


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