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Padroni del proprio destino si può diventarlo

di Elena Rossin

Undici punti dopo cinque gare è il bottino giusto in linea con il dettame teorico che si vince in casa e si pareggia fuori, infatti il Torino ha disputato tre partite fra le mura amiche (Cittadella, Varese e Brescia) e due lontano dall’Olimpico – piccola divagazione: magari un giorno si potrà ufficialmente chiamarlo Grande Torino se il Comune ci metterà un po’ di buona volontà e dedicherà al cambio di nome dello stadio qualche minuto, decisione che peraltro non comporta alcuna spesa né per l’erario né per i cittadini – (Ascoli e Vicenza), però la suddivisione dei punti non coincide con il suddetto dettame visto che dalle due trasferte i granata sono tornati avendo fatto bottino pieno, mentre due volte in casa hanno pareggiato. Potrebbe sembrare questo un discorso di lana caprina, forse, ma un suo fondamento ce l’ha ed è in linea anche con la ricostruzione mentale che dal primo giorno Ventura ha auspicato.

 

Togliere il macigno formato dalle delusioni, dalle ansie e dai fallimenti del passato dalla mente dei giocatori e ridare l’entusiasmo ai tifosi vuol dire oltre che formare una squadra degna di questo nome che giochi a calcio, anche far tornare lo stadio amico, il luogo dove l’avversario non riesce quasi mai a far punti. Se l’Olimpico già fosse il girone infernale degli avversari oggi il Torino sarebbe a punteggio pieno. Mister Ventura dopo la partita con il Brescia ha dichiarato di essere soddisfatto perché i suoi ragazzi avevano fatto una partita di sostanza contro una squadra ben organizzata, che ha in più delle individualità di livello. E questo, nella crescita verso il raggiungimento della capacità di giocare dominando e tenendo il proprio destino fra le mani in modo da stare costantemente in vetta alla classifica, è un buon passo in avanti. Ma serve andare oltre e per farlo bisogna lavorare ancora molto.

 

La solidità fin qui espressa dalla difesa che ha subito solo due reti (come Sassuolo e Brescia) deve essere coniugata con il realizzare più gol. Finora il Torino è andato a segno sei volte, meglio di lui hanno fatto: Reggina (12), Sampdoria e Pescara (11), Padova (10), AlbinoLeffe (9), Cittadella (8) e Sassuolo, Livorno, Grosseto, Verona e Empoli (7). Ben undici squadre, la metà di quelle che giocano in B. Non si vuole assolutamente puntare il dito contro i singoli giocatori o mettere pressione che genera ansia, ma essere più prolifici è fondamentale. Nelle cinque gare di campionato Ventura ha mandato in campo tutte le punte e anche tutti gli esterni, tranne l’ultimo arrivato Surraco. Trovare la quadra non è facile, mancano sicuramente ancora quegli automatismi che garantiscono la finalizzazione della giocata, ma la concentrazione che serve per inquadrare più spesso lo specchio della porta dovrà essere trovata al più presto per riuscire a tenere il proprio destino fra le mani.