Paolo Poggi: "Il Toro ha la marcia di chi è destinato alla A"
Fonte: Tuttomercatoweb.com
Abbiamo intervistato in esclusiva Paolo Poggi, attaccante del Torino dal 1992 al 1994 e attualmente impegnato con Nicola Marangon e Mattia Collauto con una propria scuola calcio, "Paolo, Nik & Mattia Camp" al Lido di Venezia, che va dai "primi calci" fino agli allievi. Poggi può annoverare nel suo palmares il record come più rapido attaccante a segnare in serie A: il 2 dicembre 2001 dopo soli otto secondi dall'inizio della partita Fiorentina-Piacenza realizzò il vantaggio per gli ospiti, la gara si concluse tre a uno per il Piacenza. Poggi non era nuovo a prodezze del genere, infatti vestendo i colori granata, il 31 marzo del 1993 nel derby di Coppa Italia Juventus-Torino fu mandato in campo da Mondonico al cinquantaduesimo al posto di Sergio e dopo appena dieci secondi segnò, pareggiando l'involontario autogol di Marchegiani (la gara si concluse due a due e il turno fu passato dal Toro in virtù dei gol segnati in trasferta, l'andata era finita uno a uno e per i granata aveva segnato sempre Poggi); a fine gara Trapattoni si lamentò perché nessuno gli aveva detto che Poggi era entrato in campo e lui non aveva preso le contromisure adeguate.
Il Torino ha un organico di valore e ha continuità di risultati. Bianchi è forte e si sbloccherà nei momenti decisivi. Una difesa è solida quando c’è un lavoro collettivo della squadra. L’equilibrio all’interno dello spogliatoio è uno dei fattori determinanti per le squadre che devono vincere.
Il Torino è tornato alla vittoria e ha mantenuto la testa della classifica, dopo aver fatto un girone d’andata nelle prime dieci gare alla grande ha poi rallentando un po’. Come valuta la sua ex squadra?
“Il Torino è indubbiamente la squadra che più di tutte merita la posizione che occupa in classifica. Al di là della tradizione, al di là della tifoseria e al di là di tutto è forse la squadra che ha più valori in assoluto. Secondo me è anche la squadra che è stata più continua avendo tredici vittorie, sei pareggi e tre sconfitte e non ha mai perso in casa. Facciamo i debiti scongiuri, ma questo Toro ha la marcia della squadra destinata alla promozione. Lasciando perdere la scaramanzia sono i dati statistici a dirlo che il Torino sta marciando con merito verso la promozione, anche se è ancora presto per dirlo, però finora è così”.
Bianchi dal quindici ottobre non ha più segnato, per un attaccante quanto è difficile stare lontano dal gol e soprattutto come si riesce a tornare a segnare quando ci sono questi periodi negativi?
“ Non c’è una ricetta per ritornare al gol, però di solito, oltre al fatto che in questo momento Bianchi è avvantaggiato visto che ci sono i risultati della squadra per cui evidentemente il peso che deve sopportare è minore, in queste stagioni l’attaccante vero, il giocatore forte, come è Rolando, si sblocca nei momenti decisivi e lui farà i gol che rimarranno nella mente di tutti”.
Gol memorabili come i suoi nei derby.
“(ride, ndr). Non si può discutere il giocatore, perché ha fatto sempre tanti gol, ma in questo periodo sta soffrendo questa mancanza, però sono convinto che o nei momenti di difficoltà o in quelli decisivi risolverà tutto facendo lui gol. Lui, i tifosi e tutto l’ambiente non devono preoccurarsi”.
Il Torino ha la miglior difesa della serie B, lei che allena ed è stato un attaccante quanto è effettivamente importante non subire gol?
“Quando la squadra è organizzata a tal punto da far andare poco al tiro gli avversari significa che, oltre ad avere una buona difesa, ha anche un lavoro collettivo di squadra e questo fa si che in ogni partita si abbiano più possibilità di vincere degli altri. Questo nell’economia del campionato è la base indispensabile dalla quale partire: subire pochi gol, prima di tutto. Poi se la squadra è forte viene tutto più facile”.
Non è ancora ufficiale, ma al Torino arriverà Meggiorini. Come vive l’innesto di un nuovo calciatore chi già ricopre quel ruolo e che vede diminuire il proprio spazio?
“Meggiorini è un campione. In generale sono un po’ dubbioso anch’io su questo tipo di scelte, soprattutto quando le cose vanno bene, infatti si dice sempre che non bisogna toccare gli equilibri di una rosa quando tutto va bene. Qui non si discute del valore dei giocatori, quindi il gruppo deve essere bravo ad accettare il nuovo arrivato e far si che non si rompano quegli equilibri creati che hanno portato ad ottenere questi risultati, perché anche gli equilibri sono uno di quei fattori determinanti per una squadra che deve vincere”.