Partire dalla spina dorsale per costruire il Toro che punta all’Europa
Fonte: Elena Rossin
Va specificato che quando si parla di puntare all’Europa per il Torino s’intende la Conference League perché andare per gradi è doveroso e intellettualmente onesto, poi è ovvio che se arrivasse l’Europa League tutti ne sarebbero stracontenti. Per cui l’obiettivo per la prossima stagione è il 6° posto, quindi quattro posizioni superiori a quella raggiunta nel campionato appena concluso. Un salto in avanti non così semplice da fare, ma che è possibile solo a fronte di allestire una squadra veramente competitiva e per farlo si deve partire dalla spina dorsale: portiere, difensore centrale che sostituisce Bremer, due centrocampisti, due trequartisti e il centravanti. Al momento il Torino può contare su un solo elemento ossia Lukic, c’è anche Ricci, ma avendo vent’anni, ventuno li compirà il prossimo 21 agosto, deve essere considerato la prima alternativa al duo titolare di centrocampo.
Su sette giocatori il Torino ne ha uno, ma per non stravolgere completamente la squadra che comporterebbe un lavoro immenso durante la preparazione estiva, che sarà più breve del solito poiché il campionato inizierà il 14 agosto, trattenere Mandragora, Praet e Belotti è fondamentale. Per Mandragora e Praet il Torino sta trattando con Juventus e Leicester per avere uno sconto. Infatti 9,5 e 15 milioni sono troppi per giocatori che sono funzionali al gioco di Juric, ma che nel corso della stagione qualche problema fisico li frena sempre. Per Belotti, invece, si sa che deve dare una risposta sul restare o meno al Torino e lo deve fare nei prossimi giorni, ma se andassero a buon fine le trattative per Mandragora e Praet sarebbe un bel segnale che si sta allestendo una squadra che punta all’Europa e questo potrebbe spazzare via definitivamente gli indugi del “Gallo”.
Se tutto andasse per il meglio il Torino si ritroverebbe con Madragora e Lukic a centrocampo, Praet sulla trequarti e Belotti centravanti. Quattro elementi della spina dorsale quindi ci sarebbero e ne mancherebbero solo più tre: il portiere, il difensore centrale e un trequartista. Per il portiere in ballo ci sono Gollini, che rientrerà all’Atalanta visto che è terminato il prestito al Tottenham, Cragno, che non andrà in Serie B con il Cagliari, e Meret, che non ha ancora rinnovato con il Napoli e che non può continuare a stare a mezzo servizio com’è capitato in questa stagione. Per sostituire Bremer serve un giocatore forte, magari non tanto quanto il brasiliano, ma che si avvicini il più possibile a lui. Questo vuol dire nessun ragazzotto di belle speranze, ma un difensore abituato a giocare in una difesa a tre, integro fisicamente, che sia per così dire fatto e finito e che se straniero possibilmente conosca già il campionato italiano. Per intendersi uno come Koray Günter che Juric aveva nel Verona. Per quel che riguarda l’altro trequartista il Torino sta seguendo Strefezza, ma pensare a uno come Aramu non è un’idea campata in aria perché si è affermato nel Venezia e in questa stagione ha segnato 7 gol e sfoderato 5 assist (Brekalo, che non ha voluto restare al Torino, ha realizzato anche lui 7 reti però solo 2 assist), e visto che i lagunari sono retrocessi potrebbe non scendere in cadetteria e al Torino, di cui è tifoso, di certo tornerebbe. Una spina dorsale formata da uno fra Gollini, Cragno o Meret; Günter; Mandragora e Lukic; Praet e Aramu o Strefezza; Belotti darebbe garanzie e oltretutto non costerebbe un patrimonio. Conducendo accurate trattative con buona probabilità basterebbero i soldi ricavati dalla cessione di Bremer per fare fronte a quest’asse di tutto rispetto.
Ieri c’è stato il summit di mercato fra Cairo, Vagnati e Juric accompagnato dal suo agente Beppe Riso e al termine il mister ha detto “Tutto bene”. Si presume quindi che voglia dire che c’è quella “sintonia” tanto auspicata dall’allenatore per quel che riguarda prendere i giocatori giusti in modo da provare a puntare all’Europa, traguardo che si è posto Juric.