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Per il Torino bando alle chiacchiere: è sul campo con i fatti che si conquistano punti

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin

Nelle interviste pre partita e in quelle infrasettimanali al canale televisivo della società troppo spesso sembra che il Torino debba spaccare il mondo e, poi, quando la squadra si presenta in campo per disputare le partite ufficiali, dove in palio ci sono punti veri, alle parole non sempre seguono i fatti. E così nelle interviste post partita, o quando si torna a parlare di gare non andate secondo i piani, si cerca di spiegare come mai non si è riusciti a ottenere ciò che si voleva aggrappandosi sempre a ciò che viene fatto passare per positivo, ma che spesso non è altro che il minimo sindacale e glissando sugli aspetti negativi, o comunque tenendoli il più possibile ai margini. Utilizzare frasi trite e ritrite che sanno di imbeccate volte a fornire un’uniformità di valutazioni da elargire all’esterno con l’utilizzo da parte di persone differenti delle stese identiche parole o espressioni non passano inosservate e generano mal contento in chi le ascolta. Se questo modo di fare portasse a miglioramenti sarebbe giusto continuare su questa linea, ma al massimo, almeno finora, ha generato qualche partita che illusoriamente ha fatto credere che la squadra potesse svoltare e poi, puntualmente, è arrivata la doccia fredda della partita giocata senza mordente e dei punti lasciati alle ortiche.

Ora, però, il tempo stringe perché il campionato si avvicina sempre più alla fine e, quindi, il margine per poter recuperare posizioni e rimanere in corsa per l’Europa League si riduce. Dopo il derby perso per zero a uno con la Juventus, non al meglio delle sue capacità e andata in vantaggio al trentatreesimo, senza che il Torino abbia avuto la determinazione necessaria e sufficiente per provare a pareggiare la squadra di Mazzarri ha l’obbligo di cambiare marcia. Il calendario offre nelle due prossime giornate due gare assolutamente alla portata. La prima in trasferta con il Verona che è penultimo in classifica e che ha in venticinque giornate conquistato solo sedici punti, una media di 0,64 punti a partita, e che in casa è riuscito a farne sette, battendo il Benevento (uno a zero) e il Milan (tre a zero) e pareggiando con la Sampdoria (zero a zero) nel girone d’andata, segnando complessivamente in dodici match disputati nove reti e subendone ventiquattro. La seconda con il Crotone in casa che oggi è quartultimo con ventuno punti, una media di 0,84 punti a partita, e che in trasferta è riuscito a farne otto, battendo il Bologna (due a tre) e il Verona (zero a tre) e pareggiando con la Spal (uno a uno) e con l’Inter (uno a uno), segnando complessivamente in tredici match disputati dodici reti e subendone ventinove. Tornare dal Bentegodi con tre punti e farne altrettanti al Grande Torino è l’unico modo che hanno i granata per dimostrare che l’affermazione di Cairo rilasciata ai microfoni di Rai Sport a inizio stagione “Questo è il Toro più forte degli ultimi venti-trent’anni” non è stata una boutade colossale. Affermazione che con il tempo rischia di essere uno scaricare preventivamente il mancato raggiungimento degli obiettivi su allenatore, in particolare Mihajlovic, e giocatori per far passare in secondo piano che già al termine del mercato estivo la rosa non era stata costruita adeguatamente per lottare per l’Europa League con la riprova che nel mercato di gennaio, dopo l’esonero di Mihajlovic e l’arrivo di Mazzarri da anni inseguito da Cairo, non è stato preso neppure un giocatore per rinforzare l’organico.
A parole si può dire ciò che si vuole, ma poi sono i fatti a inchiodare ognuno alle sue responsabilità.


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