Per il Torino ci sono ancora trenta punti in palio: crederci per dimostrare di esserci
Fonte: Elena Rossin
Dieci giornate e poi anche questa stagione sarà archiviata. Nel bilancio peserà sicuramente il fatto che la squadra non è riuscita a lottare fino all’ultimo per conquistare un posto in Europa League e già a febbraio aveva dovuto abbandonare quest’obiettivo. Soprattutto peseranno le scelte di mercato, sia estive sia invernali, che hanno smantellato la difesa incassando fior fiori di plusvalenze senza, però, poi reinvestire per rinforzarla adeguatamente e il non aver dato al centrocampo maggiore qualità e muscolarità. Oggi però l’attenzione va concentrata sull’ultima parte del campionato e sulle restanti dieci partite a iniziare da quella di questa sera all’ora dell’aperitivo con l’Inter.
La squadra di Pioli è forte, indubbiamente più del Torino, e ha una difesa molto solida, è la terza del campionato, e un attacco di ottimo livello, il quarto, e in generale è da considerarsi una squadra equilibrata in tutti i reparti. Quella di Mihajlovic ha grandi potenzialità, però, è discontinua e ha il suo punto debole nella fase difensiva, la sedicesima difesa della serie A, e il punto di forza in quella offensiva, il quinto attacco, ma i piatti della bilancia non sono in equilibrio e pesa di più quello che soppesa i gol subiti che finisce per condizionare i risultati, i granata, infatti, sono progressivamente scivolati fino al decimo posto. A questo punto il Torino non avendo più obiettivi da raggiungere può dare un senso a queste ultime dieci giornate solo se migliora i difetti che finora, nonostante gli sforzi di Mihajlovic e del suo staff, non sono stati debellati.
Trenta punti in palio sono un bottino molto buono. Magari non cambierebbero i rapporti di forza con le altre squadre che stanno davanti, ma cercare di conquistarli, se non tutti almeno una buona parte, imprimerebbe una svolta tardiva finché si vuole, però, importante. Soprattutto permetterebbe d’impostare il futuro senza dover compiere grandi rivoluzioni per liberarsi di giocatori che non risulterebbero funzionali al salto di qualità e non imporrebbe il dover ricercare tanti e validi nuovi calciatori. Motivi per dare un senso al finale di stagione ce ne sono bisogna, però, crederci per dimostrare di esserci.