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Per un finale col botto al Torino serve qualche cosa in più dalle fasce e dalla trequarti

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin
Esultanza Torino

La spinta, nel senso letterale del termine, è la chiave di volta per far decollare il Torino. Mancano tre partite al termine del campionato e la squadra di Juric per tagliare il traguardo dell’8° posto per prima è quasi obbligata a vincerle tutte. Infatti solo così i granata possono sbaragliare la concorrenza di Fiorentina, l’avversario di domenica, e Monza che oggi sono coinquiline ingombranti e che affollano l’8° posto. Un traguardo che potrebbe portare ai preliminari di Conference League, nel caso di esclusione dalle coppe europee della Juventus e vittoria della Coppa Italia dell’Inter (l’altra finalista è la Fiorentina), e  quindi a una prossima stagione che inizierebbe molto presto: il secondo turno di qualificazione, con questo inizierebbe il Torno, è programmato con l’andata il 27 luglio e il ritorno il 3 agosto. A seguire il terzo turno 10 agosto con ritorno il 17 ed infine le due gare dei playoff 24 e 31 agosto. La fase a gironi, quindi la vera e propria Conference, prenderebbe il via il 21 settembre.

Prima però bisogna che il Torino ci arrivi e allora si torna al discorso iniziale della spinta. Come si è ampiamente visto anche con il Verona, i granata pur avendo un gioco votato all’attacco fanno grande fatica a svilupparlo al momento dell’ultimo passaggio e del tiro in porta. Per andare oltre serve che ci sia maggiore apporto dalle fasce con i cross dal fondo e dalla trequarti nel creare la superiorità numerica a ridosso dell’area avversaria. Aina, Bayeye, Lazaro, Singo e Vojvoda, citati in rigoroso ordine alfabetico, non sono riusciti nell’arco della stagione a fare la differenza e poi ci ha messo lo zampino anche la mala sorte con Aina e Lazaro che si sono infortunati proprio quando rispettivamente sembravano aver ingranato. E così Juric ha dovuto ricorrere all’utilizzo di Rodriguez sulla fascia sinistra.

Anche sulla trequarti Karamoh, Miranchuk, Radonjic, Seck e Vlasic non hanno dato quella continuità che sarebbe servita. Vlasic aveva iniziato bene poi però dopo il Mondiale ha faticato tanto a ritrovare la condizione, si è fatto pure male e solo adesso si è avvicinato all’essere il giocatore che era stato indicato da Juric come indispensabile. Miranchuk dopo due giorni dall’arrivo in granata era stato mandato in campo alla prima di campionato e aveva segnato il gol che aveva sbloccato il match con il Monza poi l’infortunio e a seguire un apporto non esiguo, in totale finora 4 gol e 7 assist, ma neppure eccellente e adesso ha il mignolo del piede rotto. Radonjic ci ha messo un bel po’ a capire cosa doveva fare per essere utile al gioco e solo dopo il derby di ritorno con la Juventus e l’ingresso in campo con seguente sostituzione nel giro di pochi minuti ha svoltato in positivo, però anche per lui è arrivato l’infortunio che potrebbe avergli fatto chiudere anticipatamente la stagione. Karamoh fino a febbraio è rimasto nelle retrovie poi grazie agli allenamenti è sbocciato e sul più bello, proprio dopo aver cominciato a segnare e sfoderato una più che discreta intesa con Sanabria, tac l’infortunio al polpaccio dal quale si è ripreso per fortuna. Mentre Seck è ancora un po’ acerbo per la Serie A.
Con Fiorentina, Spezia e Inter al Torino servirà quella spinta proveniente dalle fasce e dalla trequarti che faccia la differenza. Staremo a vedere se arriverà.


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