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Per un finale con riscatto del Torino c’è chi ha qualità ed è stato ai margini

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per Torinogranata.it

La partita con l’Inter che è coincisa con il ritorno del Torino alla vittoria dopo cinque partite e due soli punti incamerati ha evidenziato che Maxi Lopez, Jansson e anche Farnerud, quando è subentrato, sono giocatori che possono contribuire alla causa granata e che tenerli in panchina sembra uno spreco. Maxi Lopez è un giocatore di talento che obbiettivamente non sempre ha una forma fisica impeccabile e questo lo penalizza molto agli occhi dell’allenatore, però le sue doti gli consentono di aiutare la squadra e la rimonta sull’Inter, come quella stroncata dall’arbitro sulla Juventus con la mancata convalida di un gol regolare, la dicono lunga. Eppure se Immobile non si fosse fatto male Ventura al massimo avrebbe fatto entrare l’argentino nel finale di queste due partite. Per quel che riguarda Jansson, solo la squalifica di Glik gli ha spalancato le porte e permesso di andare in campo. Discorso a parte per Farnerud, che ha potuto mettersi ben poco in mostra a causa dei due infortuni al ginocchio sinistro, ma che prima di finire in infermeria non era poi così tenuto in considerazione da Ventura che gli preferiva El Kaddouri, più talentuoso però allo stesso tempo molto discontinuo.

Gli allenatori forti del lavoro quotidiano con i giocatori effettuano delle scelte e puntano su uno oppure su un altro spesso tenendo conto anche di affinità caratteriali e di ragioni legate al bilancio, ma in qualche occasione tutto questo fa passare in secondo piano il bene della squadra. Se ad esempio Ventura avesse accantonato Belotti, quando a inizio stagione non segnava e pur sacrificandosi in campo spesso non mandava il pallone in rete anche trovandosi in condizioni favorevoli per riuscirci, oggi il “Gallo” sarebbe arrivato a realizzare nove reti? Evidentemente no. Allora perché non ha insistito di più con Maxi Lopez in modo da averlo in buona forma e di conseguenza utilizzarlo di più? L’argentino con le doti che ha e ben motivato dall’allenatore avrebbe dato un contributo maggiore e il Torino non sarebbe scivolato quasi a ridosso della zona dove si lotta per non retrocedere. Gli equilibri all’interno dello spogliatoio spesso dipendono anche dai rapporti che intercorrono fra i singoli calciatori, soprattutto quelli di maggiore esperienza, e l’allenatore finendo per influenzare l’atteggiamento e il rendimento di chi è più giovane e non sa esattamente come comportarsi per non correre il rischio di perdere posizioni nelle gerarchie del mister. Il tutto poi inevitabilmente si ripercuote sui risultati. E’ facile pensare che poiché Ventura e Maxi Lopez molto probabilmente non hanno le stesse vedute l’allenatore non ha investito più di tanto su di lui perché era arrivato a costo zero e aveva già più di trent’anni, quindi per i bilanci della società non rappresenta una plusvalenza.

Al termine del campionato mancano sette partite e il Torino può migliorare la posizione in classifica e avvicinarsi alle aspettative d’inizio stagione, anche se non può più raggiungerle oramai, però per riuscirci deve disputare delle gare come il secondo tempo con l’Inter, ad esempio. Un giovane come Jansson, che in due stagioni ha fatto tanta panchina perché chiuso da Glik capitano e pupillo di Ventura, non può continuare a sperare che il compagno per qualche motivo, squalifica o eventuale acciacco, non possa giocare per trovare spazio, tanto più se il polacco non è brillante e determinate come in passato. Nel processo di crescita che deve portare la squadra granata a lottare stabilmente per conquistare un posto in Europa League, come detto da mister Ventura, non basta puntare sui giocatori esperti fedelissimi dell’allenatore e su qualche giovane di prospettiva entrato nelle grazie del mister, servono anche calciatori come Maxi Lopez e Farnerud che uniscono esperienza a doti tecniche non meno che discrete, magari non agiscono in campo esattamente come vuole l’allenatore, ma possono comunque dare un buon contributo e per raggiungere gli obiettivi gli schemi contano fino a un certo punto sicuramente di più vale il risultato.


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