Presentazione del progetto di azionariato reale ToroMio
Nella cornice dell'Hotel Genio di Torino, a due passi da Porta Nuova, si può dire, prendendo ad esempio la nota stazione ferroviaria, che è partito il treno che porta all'azionariato reale di ToroMio, che questa mattina si è presentato ufficialmente davanti ai media, ad alcuni sostenitori e a qualche personaggio importanti. C'era Claudio Sala più defilato, il nipote di Pianelli, Walter (che bello sarebbe riavere un nome cotanto amato in società), e Ormezzano, che è parso interessato al progetto, sperando che questo porti sulla strada della ricostruzione del Filadelfia e magari a creare un nuovo mensile dedicato al Torino ("Il Toro è l'unica società in Italia che non ha una sua pubblicazione ufficiale, come Alè Toro. E pensare che Cairo è un editore", ha ricordato il decano dei giornalisti italiani). A presentare l'evento è stata Sabrina Gonzatto, giornalista e scrittrice torinese, che ha interpellato il presidente di ToroMio Luciano Cavagnero, autore del libro "Se vogliamo possiamo" (un titolo nato nel 2006, che ricorda una celebre frase di Ventura quando si è insidiato come mister granata), che è un viaggio nel mondo dell'azionariato e ne è quasi un vademecum dove ne traccia le linee guida. Da questo progetto editoriale è poi nato ToroMio, che ha usato il mezzo più globale: la rete. Da lì sono cominciati ad arrivare i primi contatti e poi le varie adesioni che, ad oggi, hanno superato le 450 unità. Al fianco di Cavagnero c'erano i due vice presidenti: Massimiliano Romiti, avvocato, presidente del TC dei Giuristi Granata, e Guido Regis, medico e tesoriere dell'Ordine. Il comune denominatore del progetto è la passione, ovvero come dirigere l'amore per il Toro ed i suoi tanti tifosi in qualcosa di meno astratto e più concreto? In pratica viene in mente una celebre frase di John Kennedy adattata alla situazione: "Cosa possiamo fare noi per il Toro, cosa posso fare io per la mia squadra del cuore?".
Far passare l'idea di questo progetto non è semplice, uno perchè il popolo granata è rimasto deluso da altre idee simili, finite senza aver raggiunto nessun risultato, per non dimenticare il famoso "Mattone del Filadelfia", organizzato dall'ex sindaco Diego Novelli, che chiese subito dei soldi (che comunque una parte dovrebbe ancora giacere in qualche banca torinese), ma poi il progetto finì lì e molti si sentirono presi in giro. Questo ha creato dello scetticismo, ma siamo certi che, quando la gente capirà di potersi fidare, potrà superare questo scoglio della diffidenza. Innanzitutto perchè non si chiedono soldi al momento, ma solo adesioni. Quando ToroMio avrà raggiunto un numero importante di membri, che in origine hanno aderito mettendo sul tavolo una certa cifra, allora si formalizzerà il progetto, con l'entrata del denaro per cominciare a muoversi per proporre di affiancare la presidenza di turno ed ottenere una quota nella società. La signora Gonzatto ha subito precisato che Cairo è al corrente dell'iniziativa, dunque ToroMio non nasce assolutamente per mettersi in contrasto contro questa proprietà, ma se mai in un futuro potrebbe sostenerla economicamente (il Torino Fc ha mandato due collaboratori di Comi, Renzo Comello e Corrado Baracco).
Il modello preso ad esempio è quello tedesco, con squadre come il Bayern che, oltre alla forte base di azionisti-tifosi, è riuscito ad attirare sponsor importanti come Adidas e Audi. Chiaro la Germania ha un'altra situazione economica-politica rispetto all'Italia, ma con la buona volontà della gente granata nulla è impossibile. Soprattutto è importante, come ha ricordato il Professor Palestro, che la base di azionisti tifosi faccia principalmente da controllore sui conti dell'azionista di maggioranza, per evitare un altro fallimento in stile Cimminelli, mandato dai poteri forti della città per distruggere il Torino. Il tutto senza dimenticare che ToroMio vuole avere anche una valenza sociale, perchè riunirebbe insieme tutte le tipologie di tifosi che vogliono agire in prima persona per il bene della propria squadra, dall'imprenditore all'operaio, per creare in seguito anche una Polisportiva che aggreghi i tifosi in altri sport e opere comuni.
"Bisogna nuovamente attirare simpatia tra i tifosi", ha ricordato Romiti, "visto che ultimamente non c'è stata unità tra la gente granata". Torino è una città difficile che deve sempre fare i conti con l'altra sponda, Fiat, Juve, quello che è rimasto della famiglia Agnelli, che magari non conta personalità come ai tempi di Gianni Agnelli, ma che non vuole perdere l'egemonia cittadina.