Problema secondi tempi del Torino: da Miha e dal mercato la soluzione
Fonte: Elena Rossin
Il Torino ha difficoltà a reggere i novanta minuti, infatti, gli capita di disputare un primo tempo di discreto o anche buon livello creando occasioni da gol e magari pure segnando e poi nella ripresa si scioglie come neve al sole. Scemano la concentrazione e la determinazione, aumentano gli errori e, come accaduto con il Milan in Coppa Italia l’altro ieri, finisce per permettere all’avversario di ribaltare la situazione e da una posizione di dominio passa a una d’inferiorità subendo la rimonta senza più essere capace di riprendere le redini della partita. Non bisogna farsi fuorviare dal record di punti ottenuti nella prima parte del torneo e dall’ottavo posto perché l’asticella delle ambizioni si è alzata, ma i fatti dicono che la squadra non è del tutto adeguata a competere per il quinto posto e i cali che ha avuto più volte nei secondi tempi e il numero di gol subiti ne sono la prova lampante.
Quando una squadra cala di rendimento nella seconda parte della partita la prima cosa che viene in mente è che ci siano dei problemi di tenuta fisica e forse qualche giocatore granata li ha. La difficoltà a dosare le forze e una qualità non cristallina sommata magari a una personalità non troppo spiccata finiscono per condizionare la prestazione. Così quando inizia a subentrare la stanchezza il cervello non coordina più a dovere le gambe, la visione del gioco non è più così lucida o lo è a intermittenza e il rendimento cala vistosamente. L’inevitabile conseguenza è che l’intera squadra ne risente e spesso anche il risultato.
Mihajlovic e il suo staff possono intervenire cercando di allenare in modo specifico i giocatori che non riescono a reggere i novanta minuti, ma anche il singolo calciatore deve metterci del suo per risolvere il problema. Se a lungo andare, però, non si ottengono miglioramenti significativi, l’intero girone d’andata è un tempo più che sufficiente per trovare rimedi, o gli allenamenti non sono adeguati o il giocatore non è all’altezza di una squadra di serie A che vuole piazzarsi nei primi posti. Non basta avere qualità tecniche più o meno buone serve anche la giusta testa e un adeguato carattere per essere un calciatore di primo livello. La società ha il dovere di capire dove si annida il problema e intervenire di conseguenza, se vuole veramente avere una squadra competitiva.
Mihajlovic è un allenatore competente e determinato, ma da solo non può sopperire alle lacune della rosa e se non gli vengono dati giocatori adeguati ai traguardi che sono stati posti non riuscirà mai a condurre la squadra alla meta. Calciatori dal carattere fragile o che hanno un rendimento discontinuo possono avere numeri da fenomeni, ma non faranno mai fare il salto di qualità alla squadra, serve chi tiri la carretta e che abbini a questa capacità qualità tecniche di buon livello. La corsa per l’Europa League è tutta in salita, ma il traguardo è ancora raggiungibile, lo sarà per poco se il Torino continuerà a costruire nei primi tempi e a disfare nei secondi, però, con rinforzi di qualità a centrocampo e anche in difesa la squadra di Mihajlovic potrebbe guarire dalla sindrome di Penelope, la cura spetta a Cairo e a Petrachi.