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Protocollo o meno, nel calcio i contagiati non sono mai mancati

di Marina Beccuti

Da che si è sviluppato il temuto virus Covid-19 c'è sempre stato qualche contagiato nel calcio. Normale, è uno sport di squadra, dove si gioca fisicamente corpo contro corpo, quindi è quasi impossibile non subire contagi. Giusto è stato fermare il campionato a febbraio, qualche dubbio c'era sulla ripresa ma, per fortuna, è andata abbastanza bene, e la stagione si è conclusa senza colpo ferire.

Il virus al momento appare meno aggressivo rispetto a qualche mese fa, manca ancora il vaccino ma almeno si conosce meglio la malattia e le misure per contrastarlo sono più efficaci. Ma è chiaro, anche per chi non vuole capirlo, che il Coronavirus si trasmette per contatto, in particolare per via salivare, quindi è importante la distanza di almeno due metri e aprire il meno possibile la bocca al cospetto di altre persone. Ad esempio gli esperti hanno constatato che più si urla e si alza la voce, più il virus contagia, spandendo più goccioline della saliva. 

Per cui tutte le volte che i calciatori si scontrano, bisticciano, urlano in campo, più il rischio sale, a questo punto anche per gli arbitri. Il caso del Genoa è eclatante e crea preoccupazione. A questo punto parlare di aprire gli stadi ai tifosi sembra un tantino azzardato, anche perchè c'è il rischio di una nuova sospensione se la situazione dovesse precipitare. Col il Coronavirus bisogna convivere, ormai lo sanno tutti, ma se si vuole salvaguardare la società, non è tempo di pensare solo agli interessi economici, ma anche a quelli sanitari.


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