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Quel pasticciaccio brutto del caso D’Ambrosio: il Torino va tutelato

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it

Prima di tutto il bene del Torino inteso come squadra e di conseguenza come posizione in classifica, poi viene tutto il resto. E’ evidente che il caso D’Ambrosio può avere delle ripercussioni sulle scelte dell’allenatore e quindi sulla squadra. Tutti sono utili e nessuno è indispensabile, certo, però alle volte il singolo può fare la differenza, soprattutto se si tratta di un calciatore bravo, e averlo o non averlo in campo incide, poco o tanto, ma incide. I maligni diranno che è caduto a fagiolo l’infortunio che ieri è capitato a Danilo, così risolve, o meglio dire maschera, come può farlo un vetro non smerigliato o colorato e perfettamente pulito, il problema della sua convocazione per la partita con l’Udinese: sta male, un’infiammazione al bicipite femorale sinistro, e non può giocare.

 

Il calcio ha le sue leggi e in quanto tali vanno rispettate: fino al 31 dicembre le società non possono contattare e avviare trattative, dirette o tramite terzi, con giocatori tesserati da altri club. Dal 1 gennaio la società che intende concludere un contratto con un calciatore tesserato da altro club deve informare per scritto il club e solo dopo averlo fatto avviare la trattativa con il giocatore o con un suo rappresentante. Questa è la regola in vigore, poi se piaccia oppure no, se sia opportuna o poco sensata perché intanto viene disattesa praticamente da tutti è un altro discorso.
Senza entrare nel merito se il Torino Fc ha ragione nel ritenersi preso in giro o se poteva fare di più per evitare che il giocatore finisse per non rinnovare e andare in scadenza di contratto, svincolandosi a giugno a parametro zero, o comunque mettere la società in difficoltà in un’eventuale trattativa con un altro club nella sessione di mercato di gennaio per cederlo e ricavarne sicuramente meno di quello che avrebbe potuto se il contratto non scadesse a giugno, va preteso che la squadra non venga danneggiata dalla situazione. Nelle sedi competenti è giusto che chi si sente danneggiato agisca in modo da far valere le sue ragioni e ottenere giustizia, ma in campo deve prevalere la logica del far giocare chi sta bene e garantisce un rendimento adeguato, i calciatori sono tutti dei professionisti e sanno benissimo resettare il proprio cervello per novanta minuti più recupero e concentrarsi sugli ordini dell’allenatore senza pensare a trattative, contratti di fatto non firmati e depositati, ma già messi nero su bianco o farsi influenzare dai fischi dei tifosi che non gradiscono quello che considerano un “tradimento”.

 

Il Torino può fare a meno di D’Ambrosio e continuare il suo percorso centrando gli obiettivi stagionali, però se il giocatore dovesse rimanere fino a giugno è doveroso che si guadagni lo stipendio contribuendo come tutti gli altri compagni, senza essere messo in settimana in un cantuccio a tenersi in forma sapendo perfettamente che per la partita non sarà convocato o al massimo si accomoderà in panchina. Starà alla giustizia sportiva stabilire se D’Ambrosio ha violato i regolamenti e nel caso sanzionarlo con ammenda e/o squalifica. Non è una questione di schierarsi dalla parte di D’Ambrosio o sminuire il valore e le capacità di Pasquale o Masiello o eventualmente di chiunque altro possa essere preso per sostituire Danilo, ma solo un voler mettere al primo posto, senza guardare in faccia a nessuno, il bene del Torino: i singoli non contano, la squadra e la classifica sì.