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Quella qualità, tanto invocata da Juric, che può fare la differenza nel Toro: Ilic e Radonjic

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin
Radonjic e Ilic

Si capiscono eccome Ivan Ilic e Nemanja Radonjic non solo perché parlano la stessa lingua, sono entrambi serbi, ma soprattutto perché hanno nei rispettivi Dna la capacità di saper gestire il pallone utilizzandolo come vogliono, la testa per intuire quale sia la giocata migliore da farsi e il carattere per fare ciò che altri non oserebbero. E il gol al Genoa al 94esimo, che ha sbloccato il risultato e permesso al Torino di vincere, ne è la dimostrazione lampante: da in mezzo al campo, un po’ più spostato a destra, Ilic ha visto Radonjic sulla sinistra che era salito - si trovava, senza nessun avversario nelle immediate vicinanze a controllarlo, già all’altezza del lato corto dell’area - e ha aperto verso di lui indirizzandogli la palla con precisione millimetrica e dopo averla stoppata con il piede destro Radonjic se l’è passata sul sinistro fermandola. Intanto Hefti è arrivato in marcatura, ma Nemanja ha fatto un passettino e con il destro si è auto lanciato e accelerando è passato alla sinistra dell’avversario liberandosene. Ormai era già in area, quasi sul fondo, ha fatto ancora un passo in avanti, in modo da avvicinarsi ancora di più al lato corto dell’area piccola, e, vedendo il portiere posizionato sul primo palo, ha tirato col destro indirizzando esattamente la palla sotto la traversa verso l’incrocio opposto dei pali sicuro che sarebbe entrata, e così è stato. Un capolavoro. Giocate come quella di Ilic e Radonjic non s’inventano, le si deve avere nel sangue.

Quando in tante conferenze stampa pre e post partita, fin dal suo arrivo al Torino, Juric parlava della qualità che aveva bisogno il Torino si riferiva proprio a giocatori che hanno le doti tecniche di Ilic e Radonjic. Il primo lo ha fortemente voluto, lo aveva già allenato ai tempi del Verona, e il secondo magari gli è stato proposto da Vagnati e non si fa fatica a capire che lui l’abbia accettato. Certo, non sono tutte rose o meglio non ci sono solo petali bellissimi e profumati, ma anche spine decisamente pungenti. Ilic e Radonjic sono discontinui, hanno teste particolari e vanno gestiti. Juric lo sa benissimo e usa con loro il bastone e la carota. Ne elogia qualità e buone giocate, ma li bacchetta quando giocano sotto gli standard che hanno o quando non ci mettono abbastanza impegno, in allenamento e partite, e non dimostrano quella fame che permette di ottenere il massimo dalla vita. Il mister lo fa per il loro bene e per quello del Torino. Effettivamente i due sono un po’ dottor Jekyll e mister Hyde: indispensabili ed esaltanti quando agiscono come domenica sera, praticamente inutili ed irritanti quando non sono connessi con il resto della squadra e persino con loro stessi. Passano dall’essere fantasmi in campo a eroi calcistici in un batter di ciglia.

Riuscire ad ottenere continuità da Ilic e Radonjic è di certo una sfida per Juric, ma se solo riesce a far scattare nelle testoline dei due l’interruttore in modo che stiano il più a lungo possibile accesi allora non si vedranno solo di tanto in tanto grandi giocate e gol importanti. E se anche altri giocatori, Bellanova, Ricci, Tameze, Linetty, Lazaro, Vojvoda, Vlasic, Karamoh, Sanabria e Pellegri, tra il centrocampo e l’attacco staranno bene fisicamente e contemporaneamente saranno al top della forma con l’aggiunta di Zapata il Torino potrà togliersi delle soddisfazioni. Nella rosa granata ci sono più elementi che possono creare la superiorità numerica, fare l’ultimo passaggio e segnare e può crearsi una vantaggiosissima interazione fra i vari giocatori e con l’apporto della qualità si possono ottenere soddisfazioni. Ilic e Radonjic possono fare la differenza nel Toro.


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