Quell’idea sempre più forte di poter vincere il derby
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
E’ lì in un angolino del cervello, è piccolina, ma, come spesso accade, l’essere piccolo non significa che non abbia la forza dirompente di un gigante, è l’idea che il Torino possa vincere il derby dopo più di diciotto anni nei quali si sono disputate quindici stracittadine per lo più perse (11) e qualcuna pareggiata (4). Qualcuno potrà pensare che per le legge dei grandi numeri è arrivato il momento, mentre qualcun altro osservando la classifica riterrà che è impresa quasi impossibile poiché la Juventus ha ventisette punti in più del Torino, ha segnato venti gol di più, ne ha subiti dodici di meno e finora non ha mai perso in casa.
Nei tifosi del Toro però quest’idea di secondo in secondo si fa sempre più grande alimentata anche dalla vittoria di lunedì sera con il Verona avvenuta nel secondo tempo e in rimonta con Immobile, Cerci e El Kaddouri che in dodici minuti hanno cambiato le sorti della partita. Questa crescente aspettativa potrebbe trasformarsi in cocente delusione o forse no e diventare una goduria massima. E’ indubbio che il Torino arriva al derby nel migliore dei modi: è sesto in classifica, sarà pure in coabitazione con Parma e Verona, ma la posizione non cambia; è galvanizzato dalla vittoria al Bentegodi; Ventura potrà avere tutti o quasi i giocatori a disposizione, il solo Barreto anche questa mattina ha svolto un lavoro differenziato a causa di un affaticamento ai flessori della gamba sinistra e sarà aumentata la lista dei diffidati, da sei (Padelli, Maksimovic, Glik, Kurtic - lo sloveno non è stato ammonito durante la gara con il Verona come ai più era sembrato in presa diretta durante la partita, il cartellino giallo era stato sventolato a Vives - Cerci e Immobile) a nove (Bovo, Vives e El Kaddouri), però questo non costringerà il mister a scelte obbligate per defezioni forzate. Quindi le premesse ci sono tutte per provare a vincere il derby e in più c’è la voglia di sfatare il tabù Juventus Stadium e di compiere un’impresa che manca da troppo troppo tempo.
All’andata non fu una bella partita sul piano del gioco per entrambe le squadre. Come dice Ventura il Torino avrà anche concesso pochissimo alla Juventus, però allo stesso tempo per riuscirci era stato costretto a rinunciare quasi del tutto alla fase offensiva, infatti non si era praticamente mai presentato dalle parti di Buffon e i bianconeri con il minimo sforzo avevano finito per ottenere il massimo del risultato. La squadra di Conte avrebbe potuto pressare di più, ma forse non ha del tutto voluto farlo ritenendo che la qualità superiore dei suoi giocatori finisse per pagare, come poi è avvenuto grazie anche a un gol viziato da un precedente fuorigioco, non tra i più facili da individuare, ma pur sempre possibile da vedere visto che le persone in campo preposte a questo sono ben sei (arbitro, due guardialinee, due assistenti di porta e il quarto uomo).
I tifosi del Toro, ma anche gli addetti ai lavori si aspettano domenica un Torino che scenda in campo con lo stesso approccio alla partita avuto con il Verona: assetto aggressivo di chi vuole provare a vincere, come ha dimostrato l’utilizzo in mediana di cinque uomini, Darmian, Kurtic, Vives, El Kaddouri e Masiello, a supporto di Cerci e Immobile e con Kurtic e El Kadduri in fase offensiva in posizione un pochino più avanzata rispetto agli altri compagni della mediana, in modo da mettere pressione all’avversario e favorire la verticalizzazione del gioco, la possibilità di inserimenti e i tagli delle punte. Affrontare la Juventus a viso aperto sicuramente mette a rischio di subire gol, però è arrivato il momento per Ventura e i giocatori di assumersi questo tipo di rischio se vogliono provare a vincere un derby. Un atteggiamento troppo votato alla difesa non ha già pagato all’andata, tanto vale cambiare, se poi arriverà comunque una sconfitta non sarà per niente piacevole, ma pazienza, però se il risultato dovesse essere positivo allora sì che sarebbe immensa goduria e come direbbe mister Garcia: “Un derby non si gioca, si vince!”, quindi zero calcoli e spazio a una smisurata voglia di conquistare i tre punti.