Riccardo Maspero: "Toro prendi un attaccante di personalità"
Fonte: Elena Rossin per Tuttomercatoweb.com
Abbiamo intervistato in esclusiva Riccardo Maspero, centrocampista che ha militato nel Torino dal 1999 al 2003, attualmente gioca nella Pro Desenzano. Con lui abbiamo parlato della sua ex squadra. In sede di mercato gli obiettivi devono essere chiari. La spina dorsale di una squadra deve avere giocatori di qualità, esperienza e personalità, poi su questa base si può costruire qualsiasi cosa. Attorno a Bianchi non si deve creare un tormentone.
Come giudica l’attuale organico del Torino?
“Il mercato non si è ancora concluso e per esperienza dico che la preparazione estiva non è mai veritiera perché qualche lacuna la fa intravedere, ma d’estate si pensa solo a lavorare per mettere benzina nel motore e alcuni giocatori che possono essere giudicati “scarsi” non rendono per quanto possono, proprio perché sono affaticati dai carichi di lavoro. Certamente però se numericamente l’organico è deficitario lo si nota chiaramente. Bisogna dire che può essere una strategia di mercato il fatto di attendere poiché per prendere i giocatori c’è tempo fino al trentuno e in questo periodo si valuta chi già c’è e poi si prende chi serve. L’importante, secondo me, è che devono essere ben chiari gli obiettivi e c’è da valutare che pensare d’imporre il proprio gioco in serie A può essere una cosa che ingenera delle difficoltà, se non si ha una squadra veramente forte. Il Napoli, ad esempio, lasciamo stare che è stato battuto in Supercoppa, ma, secondo me, è una delle poche squadre che impone il proprio gioco, però c’è voluto del tempo perché riuscisse ad amalgamarsi e a ottenere risultati positivi”.
Nell’attuale organico a disposizione di Ventura non c’è un attaccante che garantisca i gol per restare in serie A.
“Questo è fuori discussione, una squadra sia che debba vincere il campionato sia che lotti per salvarsi un bomber lo deve avere, perché è l’uomo che dà garanzie al reparto ed è intorno a lui che si possono piazzare dei giocatori cosiddetti “scommesse”, che però nei momenti di difficoltà devono essere aiutati dal bomber che garantisce appunto sicurezza a tutto il reparto”.
In attacco oltretutto permane la questione Bianchi.
“Questione che deve essere risolta: o rimane o va via. Bianchi se interessa deve essere un giocatore importante per il Torino, ma se la deve giocare con i compagni di reparto ed essere considerato un calciatore come gli altri. Chiaramente è stato un giocatore importante per il Torino, però intorno a lui non bisogna creare un tormentone altrimenti si rischia di distogliere la squadra da quelli che possono essere i reali problemi del Torino”.
Chi sarebbe l’attaccante veramente utile per il Torino?
“Il Torino deve avere un attaccante da serie A che abbia personalità e garantisca qualità al reparto offensivo, come può essere Denis all’Atalanta. Serve un attaccante che in serie A è affermato e per il quale si può anche fare un sacrificio economico pur di averlo. Un giocatore intorno al quale si costruisca il progetto, così come è stato fatto con il portiere, infatti è stato preso Gillet. Stesso discorso per il difensore centrale e il centrocampista. Brighi e Santana per il Torino potrebbero essere ottimi giocatori, ma sono delle incognite perché ci sono dei punti interrogativi sulla loro efficienza fisica, se si costruisce la squadra su di loro e poi non riescono a dare il cento per cento diventa difficile, perché quelli che qualitativamente non sono bravi come loro non hanno il loro aiuto e faticano di più. Il Torino è una neo-promossa e deve salvarsi facendo più punti possibili, se insorgono delle difficoltà nell’arco della stagione devono esserci dei giocatori che supportano il gruppo per non far diventare la serie A un macigno insormontabile. Non bisogna dimenticare che a Torino c’è sempre una sorta di confronto con la Juventus e ci sono due derby da giocare e in più per il Toro c’è l’altro campionato che è la salvezza. La spina dorsale di una squadra deve essere sicura e avere giocatori di grande qualità, esperienza e personalità, poi partendo di qui si può costruire qualsiasi cosa, ma non si devono avere dubbi su alcuni giocatori o in zone nevralgiche del campo”.