Servono crescita, gol e nervi saldi per la A
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Mancano diciassette gare alla fine del campionato, il Torino è secondo in classifica, a pari punti con il Sassuolo e sotto di uno rispetto al Pescara, e l’obiettivo stagionale è la A diretta, quindi piazzarsi nei primi due posti. Il Calciomercato di riparazione si è concluso con l’arrivo di Meggiorini, Benussi, Pasquato e Masiello e la cessione di Ebagua e Pagano. Positivo o negativo? Mah, difficile da dirsi tanto dipenderà da quanto i nuovi riusciranno ad integrarsi e a dare al Torino e poi si sa che se la squadra conquisterà la A il 27 maggio, a prescindere da quanto i singoli, nuovi e vecchi, avranno fatto il giudizio sarà comunque positivo, invece se così non sarà il grado di negatività dipenderà dal fatto se grazie ai playoff si agguanterà l’ultimo posto utile oppure no. Poi si potrà disquisire, nel bene e nel male, di chi saranno e in che proporzione i meriti o i demeriti, suddividendoli fra dirigenti, giocatori e allenatore. Adesso è doveroso bandire ogni polemica e rimanere tutti uniti per conquistare la serie A.
Le ultime ore di Calciomercato e il passaggio non avvenuto per un soffio di Bianchi al Catania non devono turbare gli equilibri né del giocatore né del gruppo, perché in palio rimangono cinquantun punti e obiettivamente, come dice Ventura, ne servono trenta per avere buone probabilità si piazzarsi nei primi due posti, quindi vuol dire che serviranno una media di 1,76 punti a partita, finora la media è stata di 2. Fare trenta punti in diciassette gare vuol dire stare in un range compreso fra dieci vittorie e sette sconfitte e sette vittorie, nove pareggi e una sconfitta. Giustamente il mister dice che non ha importanza se si batte la prima in classifica o l’ultima, tanto sono sempre tre i punti per ogni vittoria. Per vincere nel calcio c’è un solo metodo: fare un gol in più del proprio avversario, certo anche gli autogol contano, ma non sempre la fortuna aiuta in questo senso, quindi è meglio che la palla in rete sia depositata da un proprio calciatore.
Che la squadra granata nell’ultimo periodo sia cresciuta sul piano del gioco e della mentalità è indiscutibile basta vederla giocare, ma il lavoro da svolgere per compiere il definitivo salto di qualità è ancora parecchio, perché il produrre e imporre il proprio gioco non basta se non viene finalizzato con il gol. Quest’ultimo passo in avanti è forse il più difficile da compiere, ma va fatto per non lasciare incompiuto o peggio ancora vanificare il gran lavoro già svolto. Che poi a segnare sia Bianchi o Benussi al limite poco importa, però tutta la squadra deve cooperare alla manovra offensiva così come fa in quella difensiva, non per niente il Torino con quindici gol subiti è la squadra meno battuta della categoria, ma con i ventinove realizzati è la decima meglio hanno fatto Pescara (55), Reggina (41), Padova (38), Juve Stabia (35), Sassuolo e Verona (34), Nocerina (32), Varese (31) e Bari (30). Farsi venire l’ansia da gol non serve a nulla, anzi può peggiorare la situazione, ma bisogna non sottovalutare la differenza reti che vede il Torino terzo a più quattordici preceduto da Pescara (+19) e Sassuolo (+17) e seguito da Padova (+10), Verona e Reggina (+9) e Sampdoria (+8), però quest’ultima ha disputato una gara in meno. Qualche gol in più non solo avvicinerà a grandi passi la serie A, ma terrà molto distanti le polemiche e renderà tutti più sereni.