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Solo i veri tifosi possono debellare i fucking idiots

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it

Siamo alle solite: puntualmente fuori e dentro gli stadi italiani si assistono a episodi di violenza e dopo si sprecano fiumi di parole indignate e si chiede tolleranza zero per chi si rende protagonista di questi fatti esecrabili. Risultato qualche daspo, qualche condanna e poi passato un po’ di tempo altra violenza. Di chi è la colpa? Chi permette che accadano certe cose?   

 

Il calcio è uno sport meraviglioso che sa creare grandi emozioni. Fa piangere di gioia per una vittoria o rigare i volti con lacrime di delusione per una sconfitta. Fa discutere anche animatamente i tifosi delle opposte fazioni e persino chi tifa per la stessa maglia. Fa abbracciare uno sconosciuto che si trova casualmente al proprio fianco per un gol. Fa percorrere chilometri per vedere e sostenere la squadra del proprio cuore. Fa beneficenza quando c’è da aiutare chi ha bisogno. Fa creare gemellaggi fra persone che abitano in città, paesi e persino continenti diversi che si riconoscono in un ideale o che hanno condiviso gioie o dolori. Fa arricchire quasi tutti i protagonisti. Fa innamorare il cuore innocente di un bambino e lo strega per sempre. Fa coniare cori e striscioni degni di un sommo poeta. Fa compagnia con il ricordo d’imprese memorabili ai vecchi quando ripensano ai tempi della loro gioventù. Fa allestire coreografie degne di statuette da oscar. Fa aguzzare l’ingegno e creare sfottò memorabili da recapitare agli avversari sicuri che contraccambieranno con altrettanta sagacia. Fa passare un paio d’ore di spensieratezza a chi ha preoccupazioni. Fa sentire vivi. Fa ridere. Fa infuriare per un pallone che all’ultimo non entra in rete. Fa discutere all’infinito se c’era oppure no un fuorigioco o se un fallo era volontario o meno. Fa stare al freddo sotto la pioggia o la neve oppure al caldo sotto il sole cocente. Fa stare in ansia quando un calciatore si fa male. Fa stare in attesa dell’annuncio dell’ingaggio di un campione. Fa sperare di vincere lo scudetto o di non retrocedere. Fa battere il cuore all’impazzata. Fa stare svegli la notte in attesa di un’importante partita. Fa capovolgere pronostici scontati. Fa rimpiangere il campione passato ad altra squadra. Fa tremare le ginocchia a chi deve battere il calcio di rigore. Fa arrovellare il cervello all’allenatore che deve scegliere chi far giocare. Fa invidiare chi riesce quasi sempre a vincere. Fa spendere alle volte bene altre meno soldi ai presidenti. Fa bisticciare gli innamorati se uno dei due non è interessato a vedere la partita. Fa sognare che da grandi si può diventare bravi e famosi come il giocatore preferito.

 

Ecco il calcio è tutto questo e anche di più. Però poi c’è qualcuno che lo sporca e lo rovina perché è un imbecille e non ha capito nulla del calcio e lo usa per dar sfogo alle sue frustrazioni, alla sua rabbia dovuta all’essere un individuo talmente ignorante che non riesce neppure ad accorgersi che altri individui spregevoli, ma un po’ più scaltri di lui lo usano per propri scopi facendogli credere di poter diventare un personaggio. Peccato che quell’individuo, che è solo l’ultimo anello della catena del sottobosco criminale, non si renda conto che rimarrà tale per sempre. Così avviene che una bella domenica di calcio sia macchiata da episodi violenti: aggressioni, rappresaglie, lancio di oggetti, insulti, provocazioni, conto-provocazioni, feriti e alle volte persino morti. Nella mattinata prima della gara gruppi di pseudo-tifosi che cercano di picchiarsi, assalto al pullman della Juventus con pietre e bottiglie, lancio di fumogeni fra il settore riservato ai tifosi ospiti e la Curva Primavera e poi persino una bomba carta che ha ferito dei tifosi del Torino, più gli immancabili cori con insulti e qualche striscione non consono. Il derby di Torino è solo l’ultimo esempio in ordine di tempo e verrà sicuramente soppiantato da un altro pomeriggio o serata altrettanto folle.

 

Istituzioni sportive e non, società di calcio, politica e forze dell’ordine non sono capaci di arginare questi facinorosi quindi tocca ai veri tifosi farlo. Isolando gli imbecilli, emarginandoli. Se sono conoscenti non gli si rivolga più la parola, se chiedono anche in modo educato e per piacere di portare dentro lo stradio magari solo un pezzo di carta rifiutarsi di farlo, se dentro l’impianto sportivo o fuori qualcuno inizia ad adottare comportamenti non consoni le persone per bene avvertano subito le forze dell’ordine pretendendo un intervento immediato. I dirigenti, gli allenatori e i giocatori stiano attenti a non dare la minima confidenza a questi esseri che fanno di tutto per avvicinarli e accreditarsi presso di loro per acquisire pseudo-importanza agli occhi di ingenui altri potenziali piccoli criminali. Stesso discorso per i politici sempre in cerca di consensi elettorali e quindi disposti ad indignarsi a parole appena accadono episodi violenti, ma poi a non legiferare in modo che si possano adottare provvedimenti utili per debellare il problema per non perdere anche solo un voto. I giornalisti abbiamo il coraggio di fare inchieste e i loro editori li supportino adeguatamente per scoprire, e se avvengono denunciare, collusioni fra i facinorosi e chi appartiene al mondo del calcio o a chi deve far si che le partite si svolgano in modo corretto. I giudici siano inflessibili e non concedano attenuanti che riducono le pene o scarcerino prima dei termini i criminali per buona condotta. E persino le forze dell’ordine non utilizzino, come capita alcune volte, i piccoli delinquenti da stadio, che insieme formano gruppi ristretti ma pur sempre pericolosi per l’ordine pubblico, come informatori in modo da poter sempre e solo contrastarli senza avere “debiti di riconoscenza”. La sicurezza negli stadi affidata a società esterne che si avvalgono di lavoratori sottopagati e precari non possono garantire controlli sempre efficaci. Solo impedendo ai fucking idiots di entrare in contatto con il mondo del calcio si potrà salvare questo sport e liberarlo da chi lo infesta senza rispettarlo. 


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