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Sopportare l’insopportabile. Ok, ma c’è sempre un limite a tutto

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per Torinogranata.it

Nel confronto fra l’allenatore e i tifosi del Torino, svoltosi ieri al campo d’allenamento, mister Ventura ha chiesto di: “Sopportare l’insopportabile”. Va bene, tanto d’insopportabile negli anni i tifosi granata l’hanno già ampiamente sopportato. Una parte di loro ha finto per esserne avvezzo e, infatti, al più mugugnano, ma si accontentano, in fin dei conti meglio vivacchiare in serie A e sognare grazie a una notte magica al San Mamés che fare l’altalena fra la massima divisione e la cadetteria. Un’altra parte di tifosi però ha già ringraziato per quanto fatto e “licenziato” l’allenatore decretando la fine di un ciclo, il famoso striscione comparso in curva Maratona: “15-05-2016: l’avVentura è finita ... Grazie Mister. UG”. Il mister ne ha preso atto e nel confronto ha anche detto che per il momento i tifosi continuino a stare vicino alla squadra e poi a fine stagione saranno fatte le valutazioni del caso “se ci sarà da cambiare qualche giocatore, o l’allenatore stesso”.

Il nodo della questione, però, sta in un altro passaggio del discorso del mister che attiene al progetto impostato e portato avanti con all’inizio speranze di un certo tipo e adesso ormai da tempo tramontate. “I ragazzi – ha detto Ventura – devono essere forgiati, bisogna prendere gente come Moretti che aiuta a far crescere i Darmian. Se prendiamo un giocatore di 29 anni è a fondo perduto. Pensiamo a Belotti, vedrete che andrà in Nazionale e ai Mondiali”. Ha poi proseguito: “Per andare in Europa lo zoccolo duro va mantenuto, non vanno venduti i Vives o i Moretti. Se ne vende uno a tanto e se ne comprano quattro, sperando che tra questi ne sboccino almeno due o tre. Pensate a Benassi e a quanto è cresciuto, il prossimo anno, o forse già questo, potrebbe essere convocato in Nazionale (si riferisce ovviamente alla maggiore e non all’Under 21 di cui Benassi fa parte, ndr). Questo è il percorso di crescita di cui parlo e che mi è contestato.
Che in una squadra ci debba essere equilibrio fra il numero dei giovani e quello dei giocatori con maggiore esperienza è del tutto pacifico, ma se poi i Vives e i Moretti devono tirare la carretta perché i giovani non hanno ancora la capacità dopo ventinove partite di subentrare e di essere affidabili questo vuol dire che non sono sbocciati o non si è riusciti a farli sbocciare. Emblematico il caso di Baselli, a inizio stagione giocava discretamente e segnava poi man mano si è involuto o comunque non è riuscito più a esprimersi sugli stessi livelli, a causa degli infortuni di altri compagni ha giocato lungamente da titolare e adesso qualche volta è rimasto in panchina. Con lui, purtroppo, tutto si può dire tranne che ci sia stato un percorso di crescita, eppure non è un brocco altrimenti all’inizio non sarebbe riuscito a sfoderare partite convincenti. Un altro esempio, Belotti con Quagliarella al suo fianco non riusciva a segnare e così, sfruttando anche alcune situazioni, è stato mandato via Fabio, arrivato Immobile Andrea si è sbloccato, però, il Torino non ne ha tratto alcun giovamento. Infatti, nel periodo che è coinciso con lo sbocciare di Belotti, il girone di ritorno, prima aveva segnato una sola volta pur giocando parecchio, il Torino in undici partite, compreso il recupero con il Sassuolo, ha incamerato undici punti e la media di un punto a gara ha portato a non migliorare il distacco fra la terzultima. Il Frosinone il 15 gennaio (giorno prima della gara con la squadra di Ventura) aveva sette punti in meno del Torino esattamente come oggi e i granata dovevano, appunto, recuperare una partita. Stallo che dura da due mesi, non si sono fatti passi indietro, ma neppure avanti. Magari Belotti andrà in Nazionale, ma il Torino che cosa farà?
Non avere bilanci e conti societari in passivo è fondamentale e per riuscire ad averli in attivo è indubbio che per una società di media grandezza ogni anno si debba vendere bene un pezzo pregiato e mantenere lo zoccolo duro formato anche da giocatori più esperti e quindi non più giovani, ma è lo sperare che fra i giocatori di prospettiva che si prendono alcuni si rivelino tali che non trova d’accordo. “Se ne comprano quattro sperando che tra questi ne sboccino almeno due o tre”, il progetto quindi si basa sulla speranza? E’ un po’ aleatorio, così non si può programmare nulla e tanto meno alzare l’asticella.

Un altro punto del discorso di mister Ventura che lascia molto perplessi è quello sugli allenamenti a porte chiuse o aperte. “Se fosse per me, i tifosi potrebbero entrare a tutti gli allenamenti. Ma ci vorrebbe una tessera, perché se entra chi non conosco e riprende gli schemi tattici poi ti frega e ci crea problemi”. E allora a che cosa sono serviti tutti gli allenamenti fatti a porte chiuse? Visti i risultati a ben poco. Vogliamo dirla proprio tutta, ogni partita è ripresa e analizzata fin nei minimi dettagli. Si sa a che velocità corrono i giocatori, in che punto del campo agiscono di più, quante volte toccano la palla, quanti passaggi giusti o sbagliati fanno, come si sviluppa la manovra offensiva e difensiva, come sono battute punizioni e calci d’angolo e nelle trasmissioni televisive nazionali ci sono esperti che spiegano con l’ausilio d’immagini tutto quello che avviene in campo. Gli staff tecnici hanno a disposizione tutti questi dati e preparano le partite proprio avvalendosi di queste informazioni raccolte da aziende specializzate, che le vendono alle società, e/o in proprio ed elaborate dagli allenatori e dai loro collaboratori. C’è quindi bisogno che qualcuno vada a spiare gli allenamenti? Potrà accadere, ma l’incidenza su fregature e creare problemi quanto può essere obiettivamente alta?

Mancano nove partite al termine della stagione e la prossima è il derby ai giocatori e a Ventura si chiede solo di andare in campo mettendocela tutta con la determinazione di vendere sempre cara la pelle con le quadra più forti e non dilapidare quanto fatto, leggasi la gara con il Genoa, con le squadre che sono alla portata. Sopportare l’insopportabile, ma c’è sempre un limite a tutto.