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Tanti attaccanti: un valore aggiunto o un problema per Mazzarri?

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin
Walter Mazzarri

Melius est abundare quam deficere recita una locuzione latina entrata nell’uso corrente, ma non ritenuta funzionale per il suo credo calcistico da Walter Mazzarri. Il Torino alla voce attaccanti annovera, citandoli in rigoroso ordine alfabetico, Aramu, Belotti, Berenguer, Damascan, Edera,  Falque, Ljajic, Niang, Parigini, Zaza senza dimenticare che Baselli e Soriano sono due centrocampisti con doti più offensive che difensive seppur si applichino anche nell’interdizione. Dodici uomini votati all’attacco se si vuole giocare con il 3-5-2 di base sono un numero esagerato e lo sono anche escludendo dal conto Baselli e Soriano e  considerando Aramu, Berenguer e Parigini esterni di centrocampo così da ridurre il numero degli attaccanti a sette.
 

Sette erano gli attaccanti che Mazzarri si era ritrovato lo scorso anno quando subentrò a Mihajlovic (due giorni prima dell’inizio del girone di ritorno) e dopo la chiusura del mercato invernale che aveva visto andare via Boyé, De Luca e Sadiq e, infatti, verso la fine del girone di ritorno l’allenatore del Torino nella conferenza stampa dopo la partita con la Spal il tredici maggio scorso, mancava solo più una gara alla fine del campionato, aveva dichiarato in vista della stagione successiva che: “Di attaccanti veri ne voglio quattro e ne giocheranno due, lo devono sapere tutti. Adesso ce ne sono sette e tre non vengono valorizzati. Bisogna tenerne o prenderne quattro più forti possibile e tutti devono essere motivati. Nel calcio moderno sapete tutti il dispendio che devono fare, lo si è visto anche oggi, e se dall’inizio ne schiero due, nove su dieci, due cambi li dovrò fare proprio sugli attaccanti, quindi, voglio disponibilità totale da parte di tutti e la maggiore qualità possibile che mi possa portare la società. Queste sono le indicazioni generali. Un numero superiore di attaccanti non crea surplus perché se un giocatore ha come potenziale cento e viene ruotato, considerato e si sente importante può arrivare anche a dare il cento dieci del proprio valore, però, se invece si hanno troppi giocatori tutti simili il potenziale cento rende settanta. In campo al Toro c’è una rendita del settanta per cento dei giocatori. Ripeto, un numero eccessivo, e che non serve, di giocatori non lo voglio perché voglio tutti sulla corda e che pensino che nella partita successiva possono giocare. Voglio tutti coinvolti”. E poi sollecitato dalla domanda di un giornalista sul fatto se Ljajic fosse da considerarsi un attaccante o un centrocampista aveva risposto: “Ljajic, anche per non snaturarlo e far sì che sia lucido per segnare, va considerato negli equilibri della squadra un attaccante. Poi ci sono le eccezioni, ma tutte le verifiche che ho fatto quest’anno le ho fatte per avere chiarezza su questo”.

Mazzarri alla chiusura di questo mercato estivo ha quindi un problema di gestione degli attaccanti avendone ben di più di quelli che voleva e aveva chiesto. E’ vero che l’abbondanza garantisce la possibilità di adottare anche altri moduli oltre il 3-5-2. Lo stesso mister nel ritiro di Bormio, prima che arrivasse Zaza e con Ljajic e Niang in vacanza post Mondiale aveva provato anche il 3-4-3 con le varianti 3-4-1-2 e 3-4-2-1 perché non esclude, anzi, vuole che in certe partite o a gara in corso la squadra possa cambiare assetto, però, adesso si ritrova a dover fare i conti con l’obbligo di tenere fuori più di un giocatore di livello in ogni partita. In soccorso di Mazzarri c’è la possibilità di cedere ancora dei giocatori poiché il mercato in Spagna, Francia, Germania e Russia sarà aperto fino al trentuno di agosto, però, bisognerà vedere non solo se ci sono richieste, ma soprattutto se il Torino e il club estero interessato a qualche attaccante granata troveranno accordi sul passaggio del calciatore. Il Torino vuole monetizzare al massimo e vorrebbe dare via a titolo definitivo gli attaccanti in esubero, volendo si accontenterà anche del prestito più o meno oneroso ma con l’obbligo di riscatto in modo da non ritrovarsi più in futuro in rosa chi già oggi non rientra nei piani tecnici.

Di fondamentale importanza sarà non sbagliare nel cedere i giocatori perché Falque è quello che nelle due ultime stagioni ha reso moltissimo dimostrando continuità e segnando 26 gol e fornendo 18 assist fra campionato e Coppa Italia. Non va oltretutto dimenticato che quando Belotti era infortunato è stato lui a dare il massimo apporto alla squadra in attacco e che sempre è stato disponibile a sacrificarsi per dare una mano anche ai compagni di reparto. Ljajic, pur essendo molto discontinuo e avendo un caratterino non facile, ha una visione del gioco come pochi e colpi imprevedibili e vincenti che possono in qualunque momento fare la differenza e decidere l’andamento di una partita. Tenuto conto che Belotti e Zaza sono quelli che per caratteristiche prettamente tecniche sono funzionali al 3-5-2 e Falque e Ljajic garantiscono la possibilità di avere un attacco a tre di livello va molto ben ponderato se cedere questi ultimi due anche a fronte d’incassi consistenti.

Il Torino a iniziare dal presidente Cairo non vuole esternare obiettivi per la stagione, ma se non dovesse riuscire a lottare fino all’ultimo istante per un posto in Europa League quest’anno più che mai rispetto alle ultime stagioni sarebbe un fallimento. Non è stata allestita la squadra perfetta, manca spessore sulle fasce e anche un po’ in mediana, ma il gruppo dato a Mazzarri è comunque di buon livello e se dovessero insorgere problemi in attacco dopo che c’era tanta abbondanza solo perché il reparto è stato sfoltito per fare cassa e accontentare l’allenatore che vuole meno attaccanti allora si tratterebbe proprio di una grande beffa non arrivata dall’esterno magari per qualche errore arbitrale, ma confezionata all’interno per mancanza di lungimiranza.