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Torino, ennesima occasione sprecata

di Elena Rossin

Ormai è una costante di questo campionato che il Torino non è capace di sfruttare il minimo vantaggio, sesto posto e un punto in più delle inseguitrici, che aveva incamerato con tanta fatica e un bel po’ di fortuna - nei momenti più critici dei granata le altre squadre non hanno mai allungato in modo consistente da impedire al Torino di riagguantarle – e, quando gli si presenta l’occasione di affondare il colpo vincente, ovvero mantenere o aumentare il vantaggio, la squadra granata non è stato in grado di farlo. Ennesima riprova ieri sera a Empoli, la vittoria era il risultato da farsi e, invece, i granata sono usciti dal Castellani con solo un punticino, seppur fossero andati in vantaggio dopo tre minuti dall’inizio della partita e il giocatore dell’Empoli più pericoloso, che aveva anche fatto un po’ penare Ogbonna, Coralli era uscito al ventinovesimo della prima frazione di gara. Meglio far finta di non ricordare che in almeno tre occasioni Rubinho provvidenzialmente smanacciando la palla, che era ben indirizzata nello specchio della porta, ha impedito che si insaccasse alle sue spalle. Ammettiamo pure che il pareggio dell’Empoli sia stato quello che viene definito il classico gol della domenica, comunque bravo Valdifiori ad averci provato e ad aver azzeccato la traiettoria perfetta, ma non è ammissibile che nei quarantadue minuti, più recupero, restanti del secondo tempo il Torino si sia reso veramente pericoloso solo al secondo minuto di recupero con Sgrigna.

Ora rimanere nella griglia dei playoff non dipende più solo dal Torino, ma soprattutto dai risultati che giungeranno dagli altri campi. Arrabbiarsi, imprecare, sperare nel benevolo intervento di qualche realtà sovraumana, ogni tifoso si comporterà a tal proposito come meglio crede, ma in fondo al cuore l’amarezza per un’altra stagione tormentata fino all’ultimo istante è sempre maggiore. Il vero tifoso granata in cuor suo sa che questo Torino non merita neppure di andare ai playoff, ma prevale ancora il rifiuto di pensare a questo incubo fino a quando l’aritmetica non dovesse renderlo una realtà. E così per altri otto giorni l’ossessivo mantra che con il Padova si deve obbligatoriamente vincere martellerà il cervello. Quante volte si è parlato di obbligo di vittoria e quante volte non si è verificato. Tante, troppe. Si è perso il conto. Verrebbe da urlare basta, che qualcuno liberi il popolo granata da questo incubo nel quale si sprofonda senza trovare il conforto della fine.

Oggi pomeriggio sarà inevitabile il bisogno di sapere cosa sta succedendo a Padova, che almeno venga risparmiata l’illusione che il risultato vada in una certa direzione e poi nel recupero, invece, un gol cambi le carte in tavola. Se proprio la dea bendata vuole scordarsi dei tifosi granata che lo faccia subito in modo inequivocabile e non se ne parli più. Giusta pena del contrappasso sarebbe isolare tutta la dirigenza granata e soprattutto i gioctori - che da tempo immemorabile ormai si sono trincerati dietro il silenzio e rinchiusi alla Sisport, lontani da occhi indiscreti, per allenarsi nella massima concentrazione e senza distrazioni, e se i frutti sono questi a che servirà mai viene spontaneo chiedersi – senza far sapere loro il risultato di Padova-Livorno fino al triplice fischio finale delle partite di domenica ventinove, così anch’essi, forse, potranno capire in che continua tortura stanno facendo vivere i loro tifosi.
 


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