Torino, l'analisi tattica
La vittoria casalinga contro il Portogruaro, messa a dura prova dagli avversari ancora fino a 30 secondi dalla fine dei tempi di recupero della difesa, ha evidentemente (nonché acclaratamente) messo a nudo alcune questioni tecnico-tattiche che il Toro di Franco Lerda non può assolutamente permettersi di lasciare irrisolte (benché i segnali di miglioramento non manchino), per poter puntare davvero a dare battaglia alle rivali più accreditate per la promozione:
- La difesa: iniziando dalle note positive, ci sono piaciuti il lavoro dei terzini (specialmente di D'Ambrosio, bravo persino in quelle diagonali nella cui esecuzione tanti colleghi di Serie A stentano alquanto; ancora non al meglio della condizione Garofalo, che ha parzialmente concesso il fianco agli affondi avversari) e la sicurezza finalmente acquisita da Rubinho, portiere spesso di matrice piuttosto "europea" dal punto di vista delle caratteristiche. La gara di sabato ha però ancora una volta messo in luce l'assenza di un compagno di reparto dal rendimento costante e soddisfacente per Angelo Ogbonna: il recupero di Pratali, date le prove finora non entusiasmanti offerte da Di Cesare (il cui gioco è affetto da problemi sia posizionali sia di carattere tempistico nelle chiusure) e da Rivalta risulterebbe comunque di grande importanza il recupero di Pratali, capace sulla carta offrire quel contributo di esperienza e di fisicità che già domenica prossima a Bergamo potrebbe rivelarsi fondamentale). Al "gioiello di Cassino" mancano soltanto un po' più di continuità e la capacità di mantenere i nervi saldi per l'intero corso della gara.
- La mediana: importantissima, come già avevamo segnalato sulle nostre pagine, l'attribuzione della necessaria fiducia a Christian Obodo, il cui apporto si è finora dimostrato estremamente utile sia nella fase di costruzione di gioco (l'interdittore rivelatosi finora più convincente è l'ex-Cesena De Feudis, capace comunque di giocare a due tocchi con una certa proficuità), sia soprattutto nella fascia centrale della trequarti, dove le sue sponde e i suoi inviti per gli esterni e per Bianchi (o chi per lui) innalzano immediatamente la qualità. Contro il Portogruaro è mancato soprattutto il filtro: la squadra si è ritrovata molto spesso spezzata, e troppo si è concesso nella zona compresa tra la metà campo e l'immediato limite dell'area alla manovra avversaria. Male De Vezze, finora poco convincente sia come regista sia come incontrista, e Belingheri (quest'ultimo particolarmente poco incisivo sabato scorso), non delude ma nemmeno sorprende Paolo Zanetti.
- Il fronte offensivo: zona nevralgica del gioco di Franco Lerda, si sono fatti apprezare sabato gli scambi di posizione tra trequartista centrale e ala sinistra, resisi utili soprattutto con l'ingresso in campo di (a costo di ripeterci, il suo contributo ha però fornito quel quid di cui davvero si sentiva il bisogno) Obodo. Sgrigna partendo dalla sinistra sa rivelarsi letale per gli avversari (non ci si aspetta da lui una stagione da goleador, ma piuttosto quell'apprezzabile mole di gioco che contro il Portogruaro per lunghi tratti non si è effettivamente fatta attendere), in attesa del ritorno di Iunco le giovani alternative Lazarevic e Stevanovic offrono spunti di apprezzabile interesse, su Bianchi poco da dire: decisivo anche con pochissimi palloni sotto porta a disposizione. Da rivedere a tratti il movimento senza palla e la copertura sugli esterni (se ne è patito soprattutto sul versante destro) Gasbarroni e Scaglia in corso d'opera dovranno inoltre saper fornire quelle varianti tattiche necessarie alla manovra veloce e di buona caratura tecnica che lo scacchiere offensivo agli ordini dello stratega di Centallo richiede.