Torino-Livorno 0-2, l'analisi tattica
Fonte: Claudio Colla per www.torinogranata.it
Non buona la prima per Giuseppe Papadopulo sulla panchina del Torino: il neo-tecnico granata paga infatti un'ormai apparentemente perenne tendenza della squadra a perdersi in un bicchier d'acqua nella maggior parte delle occasioni di difficoltà, e, pur provando a dare una svolta, peraltro leggermente avvertita nel primo tempo della gara contro il Livorno, alcune tra le scelte da lui operate non sono apparse ottimali.
La linea difensiva è apparsa tendenzialmente macchinosa e non particolarmente reattiva, anche rispetto ad alcune delle ultime pur non esaltanti uscite. Di Cesare (preferito a un Rivalta in non perfette condizioni, che sarebbe però stato l'uomo pù adatto a fronteggiare la sgusciante e mobile coppia offensiva amaranto Tavano-Dionisi) insolitamente meglio di Ogbonna, in particolare nel corso del primo tempo, decente la prova di D'Ambrosio (per quanto, secondo alcune interpretazioni tattiche, la responsabilità sul primo gol di Tavano sarebbe stata in particolare sua, e non del lato sinistro della retroguardia), costretto però, insieme a Zavagno (sostituito poi da un Garofalo ancora non al meglio), a non eccedere nella spinta laterale da un Livorno aggressivo e padrone del campo dallo 0-1 in avanti.
Se non altro per una mera questione di uomini a disposizione, non sembra finora premiare la scelta legata al centrocampo a tre: il trio De Vezze-Budel-De Feudis non garantisce i ritmi necessari a rendere anche solo parzialmente imprevedibile e dinamica la manovra, e i due uomini in questo momento dotati di maggior vena creativa, Lazarevic e Gasbarroni (i due uomini sui quali puntare senza remore in questa fase), rendono meglio se lasciati liberi di sfruttare al meglio la posizione defilata.
Rimane però, a tal proposito, troppo basato sulle iniziative personali dell'uno o dell'altro l'attacco del Toro. In leggera crescita rispetto a Vicenza Bianchi, al contrario più anonimo Antenucci, proprio ai suddetti fantasisti granata si è affidata la gran parte dell'iniziativa, e tal volta sia il giovane sloveno sia il Gasba sono apparsi predicatori nel deserto, specie quando, nella ripresa, il movimento senza palla sul fronte offensivo si è per lo più spento. Oggetto misterioso, finora, Denilson Gabionetta: la speranza è che, perso il mentore Lerda, il brasiliano sia in grado di impiegare il giusto spirito per rendersi utile alla causa.