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Torino-Piacenza 1-1, l'analisi tattica

di Claudio Colla
Fonte: Claudio Colla per www.torinogranata.it

Un Toro non del tutto scialbo ma estremamente impreciso e avaro di idee quello apparso contro il Piacenza sabato pomeriggio; troppo affidamento sulle palle alte gettate alla rinfusa verso l'area avversaria, prevedibile e ripetitivo il gioco sulle fasce, quasi sempre sterile la manovra.

Ancora una volta molto efficiente la difesa nella copertura aerea, è soprattutto Francesco Pratali a distinguersi per tenacia, senso della posizione e tempismo negli interventi; sufficiente la prestazione di Di Cesare, è invece mancato, in entrambe le fasi, l'apporto necessario dalla coppia di terzini D'Ambrosio e Garofalo.

La maggior intensità del centrocampo piacentino ha messo in evidenza i limiti di Alessandrio Budel in fase di interdizione: al mediano lombardo sembra essere finora per lo più mancata la grinta mostrata negli anni tra Cagliari, Parma e Brescia, e, seppur in presenza di un De Vezze volitivo e accorto, l'assenza di De Feudis, costante nell'esecuzione del lavoro sporco pur senza frequenti picchi di rendimento, si è fatta sentire.

Quattro gli esterni offensivi alternatisi (compreso Iunco, subentrato nel finale), e, assenti Lazarevic e Gasbarroni, il migliore tra loro è, per la prima volta, Denilson Gabionetta: praticamente l'unico portatore di, seppur occasionali, idee offensive (insieme al succitato De Vezze), del piglio positivo con cui affronta la gara beneficia inizialmente anche Antenucci, poi ben limitato dalla retroguardia ospite. Compitino per Rolando Bianchi, stretto nella morsa Rickler-Gervasoni (encomiabile in particolare quest'ultimo), diligente ma incapace di emergere Pagano, ancora schiavo del proprio personaggio Sgrigna, troppo spesso alla ricerca della giocata sensazionale ma improbabile.


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