Torino senz’anima e obiettivi non ci mette neppure l’orgoglio tanto la salvezza è acquisita
Fonte: Elena Rossin
Il Torino in superiorità numerica per 65 minuti e contro il Genoa penultimo in classifica, che non aveva finora mai vinto in casa, che non conquistava i tre punti dalla terza di campionato (12 settembre scorso), che aveva segnato solo 22 gol in 29 partite ed era all’ultima spiaggia per tentare di restare in corsa per la salvezza non ha provato con vera convinzione a pareggiare dopo che al 14esimo aveva subito l’ennesimo gol evitabile visto che prima Vojvoda si era fatto rubare palla da Frendrup poi Berisha era uscito male sul cross del danese e infine Izzo aveva dormito senza andare in contrasto su Portanova, che ha così potuto segnare il gol, il suo primo in Serie A, servito poi per la vittoria finale dei rossoblù. Un gol ridicolo lo ha poi definito a fine partita mister Juric. Eppure il Torino arrivava dalla prestazione positiva e dalla vittoria sfiorata contro l’Inter, seconda in classifica e in piena corsa per lo scudetto, e un mese fa era riuscito a tener testa alla Juventus e pareggiare quindi questa sconfitta e quelle precedenti con Venezia, Udinese e Cagliari - squadre quasi tutte in lotta per non retrocedere, a parte i friulani virtualmente salvi - che hanno caratterizzato l’ultimo periodo dei granata risultano particolarmente indigeste e fastidiose, per usare eufemismi.
E già il Torino ormai è salvo e visto l’andamento delle altre squadre per restare nella parte centrale della classifica basta poco, ancora qualche pareggio e magari ci scappano anche una o due vittorie. Comunque la stagione risulterà positiva rispetto alle due precedenti con le salvezze arrivare all’ultimo. Per cui perché dannarsi l’anima? Tanto traguardi superiori non è possibile raggiungerli. Manca l’orgoglio di portare a termine un campionato onorando sempre e comunque la maglia. I giocatori pensano evidentemente prima di tutto a non farsi male e se non affrontano una big dove vale la pena mettersi in mostra più di tanto non fanno. Alcuni sanno che andranno via, chi perché ha la possibilità di andare in squadre più forti, Bremer, Pobega e Belotti, e chi perché non rientra nei piani tecnici, Izzo, Zaza, Aina, Linetty. In parecchi sono in prestito, Pobega, Brekalo, Praet, Pjaca, Pellegri, Mandragora, Berisha, Ricci e Fares e a parte Mandragora e Berisha con obbligo di riscatto gli altri, salvo Brekalo e quasi certamente il giovane Ricci, non sono certi che rimarranno. Ansaldi è in scadenza di contratto. Edera, quando si riprenderà dall’infortunio potrebbe non rientrare fra chi resterà. Milinkovic-Savic ha destato perplessità nell’ultimo periodo. Singo ha estimatori. Warming non ha saputo ricavarsi spazi. Sono in tanti quelli che la prossima estate potrebbero andare via e questo non aiuta a far sì che ci sia quella determinazione a dare tutto in campo, comunque e a prescindere dall’avversario.