Torino, tutti in campo per vincere
Alla ricerca del sesto risultato utile consecutivo. E’ quello che faranno oggi pomeriggio Bianchi e compagni, non un risultato utile in generale, perché anche il pareggio appartiene a questa categoria – per carità non si butta via nulla, nessuno è così schizzinoso, poiché alla fine anche un punticino può fare la differenza -, ma è opportuno che si vinca. Vincere perché così si consolida la propria posizione, il Livorno battendo l’Atalanta ha già fatto un balzo in avanti. Vincere per, eventualmente, approfittare di qualche passo falso delle dirette concorrenti. Vincere per affermare di aver ritrovato e essere capaci di mantenere un trend importante. Vincere, infine, perché, dopo una stagione per lunga pare altalenante e deludente, è una forma per dire grazie ai tifosi, che seppur giustamente critici quando occorre, sono capaci di mettere tutto in un angolo e sostenere e spingere la squadra, come già hanno fatto con la Reggina, verso l’unico obiettivo accettabile: la serie A.
Il Piacenza non è da sottovalutare, anzi. Ha bisogno di punti per non retrocedere in Lega Pro. Le motivazioni di Madonna e dei suoi uomini sono massime. Cacia poi non vorrà farsi sfuggire l’occasione di dimostrare che Bianchi non è superiore a lui. I due bomber sono appaiati, con diciassette gol realizzati, al secondo posto della classifica marcatori ed entrambi hanno nel mirino Piovaccari, solitario al primo posto con diciannove centri. Bianchi dal canto suo non ha nulla da dimostrare a chicchessia, lo ha già fatto in questi anni, ma stando attento a non farsi prendere dalla frenesia di dover andare in gol sicuramente cercherà la zampata vincente per regalare a se stesso, al Toro e ai tifosi la gioia del gol e magari anche della vittoria.
Imporre il proprio gioco colpendo l’avversario ai fianchi per poi stoccare l’affondo vincente sarà, molto probabilmente, la strategia che utilizzeranno sia Lerda sia Madonna. Identica strategia perché identico è l’obiettivo che devono raggiungere le due squadre. Una tattica d’attesa dell’avversario che affondi il colpo per strappargli la palla e colpirlo in contropiede quando è sbilanciato potrebbe risultare vincente, ma, allo stesso tempo, se fosse utilizzata anche dagli altri potrebbe produrre un gioco lento che si sviluppa più per linee orizzontali e lascia trascorrere il tempo senza arrivare alla naturale conclusione: il gol. Far passare gran parte della gara attendendo l’attimo giusto per colpire non è la strategia del vincente che, conscio dei propri mezzi, non aspetta di vedere che cosa farà l’avversario, ma agisce, rispettando il “nemico” senza però temerlo o dargli l’impressione di non avere abbastanza coraggio per metterlo al tappeto con un ko.