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Toro, Ansaldi ha ragione: peggior trend del 2020 tra le potenziali terzultime

di Claudio Colla

Paura che fino a neanche un mese fa chiunque - o quasi - avrebbe tacciato di assurdità, di catastrofismo, di paranoia, ora il coinvolgimento nella lotta per non retrocedere, per il Toro, è reale. Dando per spacciate, cosa tutt'altro che scontata, Brescia (15 punti) e SPAL (16), la lotta per scampare alla terzultima posizione coinvolge, ragionevolmente, stando all'hic et nunc, le due genovesi (Genoa 22, Samp 23), il Lecce di Liverani (25), l'Udinese (26), lo stesso Toro a 27, un gradino sopra il quale si trovano ancora la Fiorentina (28), e il Sassuolo (29). Tenuto conto del trend del primo mese e mezzo del 2020, e della presenza di stelle come Ribery (pronto al rientro) e Chiesa tra i viola, Berardi e Boga tra i neroverdi, vien da pensare che la linea gotica vada al momento tracciata proprio sopra la testa del Toro di Longo. Una testa ammaccata e infranta, proprio come il cuore di chi ama i colori granata. E pensare che, ai blocchi di partenza della stagione, il Toro, secondo più di un'opinione autorevole, era pressappoco allineato a Lazio e Atalanta, e, sempre sulla carta, di livello infinitamente superiore a realtà come Bologna, Cagliari, Hellas Verona, e Parma.

Cristian Ansaldi, nella mixed zone della gara di San Siro, quinta sconfitta consecutiva per i granata, lo ha detto chiaramente: la classifica preoccupa. Analizzando la situazione corrente, si rileva come il Toro, tra le sette squadre menzionate, tutte in corsa per evitare quella 18esima posizione, abbia accumulato, nelle sette gare finora disputate nel 2020, il minor ammontare di punti: 6 nelle prime due gare, in virtù dei successi su Roma e Bologna, poi il buio totale. Al netto del capitombolo casalingo di domenica, Ranieri alla Samp, quella Samp a cui il Toro ha lasciato sei punti su sei, ha dato solidità, e, in qualche occasione, persino rinnovato smalto. Discorso anche più valido per il Genoa, che Davide Nicola, a lungo accostato proprio alla panchina del Toro, insieme a un mercato invernale di primo piano, ha rimesso in sesto innanzitutto dal punto di vista del gioco. Resta da verificare se l'exploit del Dall'Ara sia l'inizio di una risalita costante, o soltanto un episodio che contrassegni il principio di un saliscendi che accompagnerà i rossoblù fino al termine della stagione. C'è poi l'ottimo Lecce, cenerentola del campionato in quanto a prestigio d'organico e ingaggi; jolly pescati qua e là, tra scarti di squadre nemmeno di alto rango, e calciatori, seppur non giovanissimi, con poca o nulla esperienza nella massima serie, Liverani a questa truppa ha saputo dare identità e personalità, sfruttandone all'osso caratteristiche e punti di forza. Anche per i salentini, sei punti su sei sottratti ai granata, secondo capitolo della cui tenzone capace di costare il posto a Mazzarri. C'è infine l'Udinese di Luca Gotti, priva di un vero bomber, ma con un centrocampo pieno di qualità, specie rispetto alla posizione in classifica (da De Paul a Mandragora, passando per l'eterno obiettivo granata Fofana), e una difesa tutto sommato solida, se paragonata alla concorrenza diretta. Proprio con i bianconeri friulani il prossimo scontro diretto, per quel Toro che ora deve davvero pensare a salvarsi, una sfida che, a prescindere dagli esiti del match casalingo contro il Parma, e dalla trasferta di Napoli, dirà molto sulla restante parte di questa stagione. E su cosa aspettarsi da una primavera che si annuncia, potenzialmente, piovosa e piena di nubi all'orizzonte.


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