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Toro, basteranno i tre punti?

di Marina Beccuti

Flavio Bacile

 

È stata un settimana intensa in casa Toro, frutto, ma non solo, della sconfitta di Trieste, sconfitta brutta d’accordo, ma non tale da giustificare questa tensione e questo nervosismo che ha infagottato tutto l’ambiente granata. Presidente, allenatore, direttore sportivo, tifosi, tutti si sono fatti sentire, ed i toni sono stati sempre un filino sopra le righe, aspri a volte, giusto per sottolineare che qualcosa non va, non certamente il “catastrofismo esagerato” di cui ha parlato Colantuono, ma qualcosa di simile.


I primi a sbottare sono stati i tifosi, subito dopo la partita di Trieste, con una delegazione, si parla di quattro tifosi, comunque non tifosi “qualunque”, saliti sul pullman a “catechizzare” la squadra. Che cosa hanno chiesto? Rispetto della maglia, dei propri tifosi, educazione e massimo impegno, e francamente non mi pare abbiano chiesto la luna. Tocca hai giocatori rispondere sul campo, loro, chi più e chi meno, per carità, che hanno ancora sulle spalle due salvezze striminzite ed una retrocessione.


Ha tuonato anche il presidente Cairo, uno che di rado si lascia andare ad espressioni forti, dure, quasi definitive. Per uno solitamente parsimonioso nei giudizi negativi, più portato a mettere in salvo capra e cavoli, sia nelle sconfitte, sia nella storica pareggite che ha afflitto il Toro nella massima serie, questa è proprio una novità. La stessa dichiarazione, rilasciata prima della trasferta di Trieste, sull’utilità o meno di puntare al primato in classifica a novembre, che io ho visto quasi come una battuta, è stata sicuramente dettata più dal momento, e non da quello che è il suo reale desiderio di vedere il Toro primeggiare.


Ancora più esplicito è stato il pensiero di Colantuono. Chi lo ha visto uscire dalla spogliatoio del Nereo Rocco, scuro in volto, tirato ben oltre la semplice incazzatura per una sconfitta, ha di fatto poi previsto lo scorrere della settimana dei granata. Due pensieri su tutto. Il primo- essere più concreti, muti e zitti, sangue e sudore sul campo, il secondo – tutti in discussione, la dicono tutta sullo stato d’animo del tecnico granata. Al tecnico romano sicuramente non è piaciuto l’approccio dei granata alla partita di Trieste, che da sola potrebbe spiegare sì la sconfitta, ma non la pessima figura rimediata in Friuli. Quello che deve aver più ferito l’allenatore, deve essere stata l’abulia manifestata dai granata durante tutti i novanta minuti, incapaci di reagire alla prima avversità che la partita ha presentato. Qualcuno può anche chiamarla cattiveria agonistica, o voglia di imporsi, di fatto per lunghi tratti la Triestina è sembrata l’unica squadra in campo. Ora il tecnico è chiamato ad un difficilissimo compito, che chiaramente non è quello di stilare la lista dei promossi e dei bocciati, pur essendo perfettamente conscio che qualsiasi scelta effettui lunedì nel posticipo, verrà poi vista, principalmente dai media, in una sorta di proiezione al mercato di gennaio, che poi non è cosi lontano. Il compito è quello di ridare fiducia ad un ambiente che ne ha viste tante, da pensare automaticamente ormai che al peggio non c’è mai fine.


Di certo contro il Lecce scenderà in campo il Toro di Colantuono, quello che nella testa del tecnico non solo dà migliori garanzie dal punto di vista tecnico, ma anche da quello fisico, spirituale e mentale. Classifica alla mano il Toro è lì, a tre punti della capolista, segno che qualcosa di buono si è fatto, e che non è stato solo spine il cammino dei granata nel campionato cadetto, anche se quattro sconfitte in dodici partite sono troppe per una squadra che sulla carta questo campionato doveva “ucciderlo”.
La domanda quindi mi resta sempre in testa. Basteranno i tre punti? A questa ne segue un’altra, che per il momento rimane nei miei più profondi pensieri.

 


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