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Toro bene così, ma con i Wolves deve cambiare molto

di Federico Danesi

Può bastare questo Toro per entrare della porta principale in Europa League? No e lo sanno anche loro, quelli che a Minsk hanno giocato e quelli che hanno assistito. Con Debrecen e Shakhtyor, volenti o meno, Belotti e compagni hanno dovuto fare gioco, anche se a ritmi da amichevoli estive un po' perché ancora imballati e moto per la pochezza degli avversari. Tra una settimana e anche sette gironi dopo aspettiamoci partite diverse. Molto più fisiche, per quanto il Wolverhampton abbia un'anima lusitana e non britannica. Ma anche molto tecniche, ché uno dei loro punti di forza è nel possesso.

Di per sé non un male, il Toro anche con Mazzarri ha dimostrato più volte di essere letale quando riparte e non quando imposta. Ma spazi, già al Grande Torino, ce ne saranno pochi, da sfruttare con certosina precisione. Ecco perché se qualcosa la partita di Minsk ha detto, è che in questo momento Mazzarri non può rinunciare a certo giocatori. Come Baselli, unico realmente con i piedi buoni là in mezzo e infatti in questi 90 minuti ha fatto più rumore la sua assenza che la presenza di Lukic. Rincon è rivedibile, ma con una settimana in più sulle gambe ci sarà. E dietro Bonifazi si candida assolutamente a fare il terzo con Izzo e Nkoulou, anche più di Bremer e di Lyanco non al meglio.

Il problema di fondo è davanti. In queste quattro gare molti gol sono arrivati da palla ferma (rigori compresi) e su respinte corte. Gli unici due frutto di estro e di azioni manovrate sono quelli di Zaza. Che ancora una volta conferma il suo peccato originale, senza colpa: essere un clone perfetto di Belotti, non una sua spalla. Da prima punta rende, come spalla meno. Anche su questo Mazzarri dovrà ragionare da qui a giovedì prossimo, con buona pace di chi attende Verdi come il messia (volutamente minuscolo).