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Toro, bene ma non basta

di Marina Beccuti

Flavio Bacile

 

Una bella prestazione quella del Toro ad Empoli, giusto per porre l’accento che qualcosa è cambiato, non c’è più il torello, c’è il Toro, quello dei giovani, dei subito in campo, senza passare dalla panchina o dalla tribuna. D’Ambrosio e Garofalo debuttanti, o quasi, in granata, dimostrano di essere due elementi giusti per questa squadra, con il primo che ha corsa, gamba, e anche la sfrontatezza dei suoi venti anni, e il secondo che porta qualità, peso e sostanza. Una vera rivoluzione culturale prima che tecnica, si torna a corsa, voglia di sacrificio, tackle, sangue e sudore, messo in cantina e credo definitivamente il progetto nomi e cognomi, si cerca ormai l’utile e non il dilettevole, non più il tocco di classe che illumina la partita, ma la prestazione che da lustro alla finezza. In estrema sintesi, essere e non apparire.


Alla fine quello del Castellani resta un buon punto e nulla di più. Ottenuto è vero, in trasferta, in dieci uomini per tutta la ripresa, contro una squadra che ha dimostrato di sapere anche giocare a calcio, che però, non sposta di nulla l’obiettivo dei quaranta punti da portare a casa nel girone di ritorno, punti che ci potrebbero permettere di puntare alla promozione diretta. Tornando alla partita contro l’Empoli, il primo tempo dei granata è stato tatticamente ineccepibile, si è concesso all’avversario le briciole, si è creato gioco ed occasioni da gol, si è fatto la partita senza subire il gioco dell’avversario. Chiaramente nella ripresa con l’espulsione di Gorobsov, espulsione secondo il regolamento giusta e nello stesso tempo più che fiscale, il Toro, pur non subendo mai nettamente la superiorità dell’avversario, ha ragionevolmente arretrato il proprio baricentro, senza però dare mai l’impressione di andare in apnea, continuando a fare quello che aveva in mente di fare, con l’ottimo Pestrin a dirigere il traffico, dettare e modalità di gioco alla squadra.


Tutto bello, tutto giusto?


Chiaramente no, ma il cambiamento è evidente, si tratta ora di dare corpo e sostanza, nonché continuità a queste prestazioni, il morale, la sicurezza, la consapevolezza dei propri mezzi verrà strada facendo. Il lavoro di Colantuono, paradossalmente adesso diventa più difficile, rivitalizzata la squadra, bisogna compiere il passo successivo, per certi versi quello più ostico, stabilire le gerarchie che in una squadra ci sono sempre, fissare l’obiettivo, motivare gli esclusi, mantenere l’armonia, far sentire tutti parte dello stesso progetto.


Il mercato probabilmente ci dirà in questi giorni qualcosa di nuovo. Il Toro lo ha già detto sul campo.