Toro bilancio di midterm, l’allenatore: Juric il vero valore aggiunto ed è uno che incarna lo spirito granata
Fonte: Elena Rossin
Ha le idee chiare e non ha paura di esternarle ed è uomo coerente: le sue parole vanno di pari passo con i fatti. Non c’è da stupirsi quindi se in un battibaleno Ivan Juric è entrato nei cuori dei tifosi del Toro. Al suo arrivo non ha fatto proclami sulla maglia per accattivarsi i tifosi, ma quando il mercato estivo stava volgendo alla fine e non avendo ricevuto adeguati rinforzi non è stato zitto e pubblicamente lo ha detto così ha ottenuto Pobega, Zima, Brekalo e Praet. Non si rifugia nell’alibi dei troppi infortuni o recrimina per qualche decisione arbitrale. Ha chiesto le vele per oscurare gli allenamenti agli occhi indiscreti di chi osserva per conto di altri allenatori, ma non è contrario ad aprire il Filadelfia ai tifosi. E’ sempre pronto a difendere i suoi giocatori, ma non manca di dire che serve maggiore qualità e che non bisogna accontentarsi solo della prestazione perché si deve fare sempre risultato e servono fame, sana rabbia e voglia per andare più avanti. Quando lo ha ritenuto opportuno ha escluso qualcuno per scelta tecnica, lo ha fatto ad esempio con Izzo, Baselli e Zaza. Se un giocatore non rientra nei suoi piani lo lascia in panchina anche quando è in emergenza, come è accaduto a Verdi e a Rincon. Mentre se uno merita non ha problemi a farlo giocare, spazio a Warming per sostituire Sanabria nella gara con l’Inter e con la squadra che doveva cercare di recuperare lo svantaggio, anche se in panchina aveva il più esperto Zaza.
Sapeva che accettare la panchina del Torino era una sfida e ha voluto mettersi in gioco. E’ arrivato per rianimare il Torino che arrivava da due salvezze acciuffate all’ultimo e dove c’erano problemi all’interno dello spogliatoio e in campo e dove il gioco latitava ed è riuscito a dare un’identità e a cambiare la mentalità: via le paure e l’arrendersi alle prima difficoltà e spazio all’affrontare giocando alla pari o anche meglio con qualsiasi avversario. Crede nel 3-4-2-1 e non deroga dall’atteggiamento che vuole in campo: “Andremo alti con tutte le conseguenze positive e negative che ci saranno” ha detto alla vigilia della gara con l’Inter, capolista e già campione d’inverno. Ha concluso il girone d’andata all’11° posto con 25 punti e ben 11 in più dell’anno scorso avendo aggiustato la fase difensiva in modo che la squadra non incassasse tanti gol e oggi i granata hanno la 4ª miglior difesa della Serie A avendo subito 19 gol. Non avrà vinto con nessuna cosiddetta grande ed è riuscito solo a pareggiare una volta, con la Lazio, ma a parte il 2-1 subito dall’Atalanta e dalla Fiorentina, le altre (Juventus, Napoli, Milan, Roma e Inter) non sono andate oltre la vittoria per 1 a 0. Sa che deve continuare a lavorare tanto perché serve maggiore incisività offensiva per ottenere il salto di qualità, ma non nasconde che in estate da parte della società “non c’è stata neanche l’intenzione di realizzare l’idea” di quello che chiedeva lui per rendere il Torino come frulla nella sua testa perché lui vuole “una squadra ancora più competitiva e per averla manca un po’ di tutto. In campo ci muoviamo bene, ma ci manca un po’ di amore quando si tratta di toccare il pallone. Calciatori forti fisicamente ne ho tanti, però dobbiamo crescere nella gestione del pallone. Non sempre riusciamo a creare la superiorità numerica”.
Juric ha ben chiaro cosa serve e di certo lo ha detto a Cairo nel summit che c’è stato mercoledì sera al termine della partita con l’Inter visto che poi ai microfoni di Dazn in diretta televisiva ha affermato: “Sul mercato può essere utile cercare qualcuno che sappia creare la superiorità numerica, ma senza creare danni perché il gruppo che sto allenando si sta comportando più che bene. Non sarà facile sostituire chi adesso sta facendo bene, però è indubbio che un po’ di qualità ci serva”. E senza voler sfare polemica ha spiegato: “All’inizio non sono stato capito al meglio dalla società, quando arrivi ti devono prendere un po’ le misure. C’era paura perché il Toro arrivava da investimenti importanti, ma che avevano portato pochi risultati. Adesso il presidente è contento, ha capito che assieme possiamo realizzare cose importanti. Non ci serve solo un attaccante, anche perché in teoria avremmo Belotti che purtroppo è stato pochissimo con noi”.
E se Cairo avrà veramente capito lo si saprà dal 3 gennaio quando aprirà i battenti il mercato invernale.