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Toro, il buon gioco non basta

di Marina Beccuti

Sembrava la volta buona che, dopo 14 anni, il Toro potesse sfatare il tabù del derby, invece nulla, ancora una sconfitta. In verità, dopo le certezze e i pochi dubbi di Novellino alla vigilia della partita, era logico aspettarsi una squadra più rabbiosa in campo, invece non è stato così. Buon gioco ed equilibrio nei primi venti minuti, dove i granata hanno impensierito un paio di volte Buffon con Stellone e Barone, poi la situazione è andata in crescendo per la Juventus, che ha sfruttato la maggior stanchezza dei granata per colpirli con il solito gol d'astuzia. I bianconeri però vanno elogiati per come hanno affrontato la gara, con umiltà, attenti, senza pensare al Chelsea, ma giocando compatti e senza sbavature, bene la loro tenuta fisica nonostante avessero giocato martedì in Coppa Italia. La squadra di Ranieri, salvo alcune individualità di rilievo, ma erano assenti Del Piero e Trezeguet, non ha nomi altisonanti come in passato, ma giocatori giovani che s'è cresciuta un casa. Se qualcuno sta vedendo più "tremendismo" in campo da parte granata, forse non si ricorda cos'era veramente quella grinta da Toro dei tempi passati, quando il derby non veniva solo giocato, ma graffiato da quella cattiveria che facevala differenza. Cattiveria buona per intenderci, ma che creava la giusta tensione perchè Davide sconfiggesse Golia e di fronte c'era una Juve persino più ricca di talenti di quella attuale.

Novellino e Cairo si sono aggrappati su alcuni dubbi arbitrali, il primo ha posto l'accento su un fallo di Iaquinta in occasione della punizione da cui poi è scaturito il gol di Chiellini, mentre Cairo ha parlato di fuorigioco attivo dello stesso attaccante calabrese. A parte che tecnico e presidente non erano d'accordo sull'eventuale svista arbitrale, c'è poco da recriminare in una partita giocata benino dal Toro, che però non riesce mai a risolvere il problema dell'attacco, che è una lacuna di manovra. Rosina ha fatto il funambolo sulla fascia ma, come solitamente accade, le sue perle si sono perse nella tre quarti per mancanza di dialogo con la punta o le punte. La più grossa sfortuna è stata perdere Rosinaldo all'inizio della ripresa, ma anche con lui in campo fino al termine, difficilmente le cose sarebbero cambiate. Bene Dzemaili, benino Corini, ma nervoso al punto da meritarsi il secondo giallo, che Farina ha graziato per non infierire. Superlativo Sereni, la sua parata sulla linea del tiro di Iaquinta passerà come una delle più belle prodezze del campionato. Ma non è bastato. Ora occorre solo più pensare alla salvezza, ma ci vogliono i gol, senza quelli non si va lontani.


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