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Toro, il punto a Modena ne vale tre

di Elena Rossin

E’ vero il Toro è passato dal quinto al sesto posto. E’ vero nelle ultime due partite i granata non sono più stati capaci di vincere, come invece avevano fatto nelle precedenti tre gare. Ma è altrettanto vero che tra il settimo posto e il sesto, dopo quest’ultimo turno di campionato, il distacco è passato da una a tre lunghezze. Visto che mancano cinque turni alla fine, più diventa ampio il solco fra la zona playoff e quella sottostante meglio è. Quindi il pareggio con il Modena, al meno dal punto di vista della classifica, è da considerarsi positivo. I risultati non contano, barzelletta. I risultati contano eccome. Ma se contano per il Torino contano anche per le altre squadre, infatti i tre punti di distacco fra sesta e il gruppo delle settime equivalgono a una sconfitta e contemporaneamente a vittorie, e si arriva solo a pari punti e con una giornata in meno da giocare. E’ poco, forse, per alcuni. E’ tanta roba, per altri.

Nessuno vuole negare che vi sia stata un’involuzione nel gioco del Torino, anzi. I granata in parecchie occasioni si sono fatti cogliere da eccessiva frenesia con giocate di prima, in occasioni nelle quali sarebbe stato più opportuno tenere la palla facendo un passaggio in più, in modo da costruire meglio l’azione e arrivare con incisività maggiore verso l’area avversaria e quindi al tiro nello specchio della porta. C’è troppa distanza fra i centrali difensivi e gli attaccanti e nessun giocatore in grado di raccordare questi due reparti. A centrocampo il gioco viene sviluppato più per vie orizzontali che per quelle verticali e di conseguenza gli attaccanti non ricevono abbastanza palloni. La precisione sottoporta deve essere maggiore.

A Modena Lerda ha sorpreso tutti schierando in difesa Ogbonna a destra, con al centro Di Cesare e Pratali e Zavagno a sinistra, che alla mezz’ora per un problema ai flessori della coscia destra ha dovuto essere sostituito da Garofalo. Ma Ogbonna è un giocatore versatile ed è un sinistro naturale, sa difendere e spingere ed ha i piedi educati per andare al cross. Prova di queste sue doti il traversone che Bianchi ha sfruttato alla perfezione, complice anche l’intervento errato di Diagouraga, e che è valso il pareggio ai granata.
Nelle tre gare vinte il centrocampo era formato da De Feudis e Budel, mentre nelle due pareggiate da De Vezze e De Feudis. Che Lerda, nell’economia della sua concezione di gioco, veda maggiormente l’ex giocatore del Bari rispetto all’ex bresciano è indubbio. Che tutti è tre siano buoni giocatori è assodato, ma bisogna anche dire che Budel, almeno per quel che si è visto nelle tre gare vinte del Lerda-bis, è più propenso ad impostare la manovra offensiva e a dettarne i tempi, mentre De Vezze tende a giocare per vie orizzontali e a contenere, anche se non disdegna di tanto in tanto la sortita offensiva.
Sgrigna tornato titolare con il Modena, dopo l’infortunio che lo ha tenuto lontano dal campo per un mese, ed utilizzato come esterno, mentre a lui è più congeniale agire sotto la prima punta quasi a ricoprire il ruolo di seconda punta, contro i canarini non è stato altrettanto incisivo come nello spezzone casalingo con la Reggina con l’assist per il gol di Bianchi.
Per gli altri granata scesi in campo al Braglia c’è da dire che Rubinho sembra sempre un po’ troppo inchiodato fra i pali e c’è l’impressione che se fosse più padrone dell’area piccola forse i difensori si sentirebbero più tranquilli. Di Cesare fa il suo, ma Ogbonna come centrale dà maggiori garanzie. Pratali, oltre ad essersi perso Stanco nell’azione del vantaggio dei canarini, è impreciso nell’impostazione del gioco. Garofalo ha patito le incursioni dei giallo-blu e non si è quasi mai proposto in avanti. Pagano stantufa sulla sua fascia, ma cala vistosamente già prima della fine del primo tempo. Gabioneta finalmente si rivede in campo e con la giocata che semina il panico nella difesa del Modena, conclusa però con un tiro alto, fa ben sperare nella possibilità di rendersi utile in quest’ultimo scorcio di campionato. Bianchi è l’uomo della provvidenza con il suo gol che vale il pareggio per il Toro e per lui il secondo posto, con diciassette reti, in classifica marcatori, ma nei primi minuti con il Modena qualche errore di precisione lo ha commesso: risente il peso delle responsabilità e diventa un po’ nervoso perdendo in lucidità. Antenucci pare il gemello scarso di quello che si era visto nelle settimane scorse, mangiarsi certe chiare occasioni da gol non è da lui. Su Iunco, entrato nell’ultimo quarto d’ora, nessun appunto di rilievo, ma sicuramente una freccia importante per Lerda che ha bisogno di tutti i suoi uomini al meglio.

Analizzando la gara di Modena non si può tacere che i padroni di casa hanno creato maggiori presupposti per arrivare al secondo gol, per fortuna del Torino non sono stati bravi nell’infilarli nella rete: tiro di Greco dalla distanza ravvicinata deviato in angolo e sugli sviluppi del calcio d’angolo la palla sfiora il palo alla destra di Rubinho, calcio di punizione di Pasquato con palla che finisce sopra la traversa, sempre Pasquato di destro fa partire un gran tiro che scendendo improvvisamente sfiora l’incrocio; nella ripresa l’incornata di Gozzi, la pericolosa deviazione di Greco su angolo di Pasquato e infine Mazzarani costringe Rubinho a salvarsi deviando in angolo.

Discorso a parte quello sulla conduzione di gara da parte dell’arbitro Dino Tommasi, coadiuvato dagli assistenti Rubino e Costanzo e dal quarto ufficiale Viti. L’utilizzo di due pesi e due misure in occasione di alcuni falli perdonati ai padroni di casa e sanzionati invece agli avversari lascia molto perplessi. L’uso disinvolto dei cartellini gialli farà sì che Ogbonna e De Feudis, in diffida prima della gara con il Modena, salteranno per squalifica la partita con il Piacenza, magra consolazione saranno a disposizione ricominciando da zero la computa delle ammonizioni nelle ultime tre partite di campionato. Non è la prima volta che il Torino viene trattato con severità dagli arbitri, ci si continua a chiedere perché la società non riesca ad essere sufficientemente autorevole e chiedere con i dovuti modi e nelle sedi più appropriate di essere trattata, non con favoritismi per carità, ma almeno con gli stessi metri di giudizio adottati per le altre squadre.

Mancano cinque partite alla fine e per questo bisogna subito pensare alla prossima gara casalinga con il Piacenza. Mantenere a distanza le inseguitrici è un obbligo. Ricordarsi che i playoff aritmeticamente non sono ancora conquistati indica che il cervello viene costantemente mantenuto connesso. La posizione conquistata alla fine della stagione può incidere molto sui risultati degli spareggi per la serie A: chi arriva davanti può anche solo permettersi di pareggiare, mentre per chi si piazza dietro c’è l’obbligo di vittoria. Ormai per il Toro il quarto e terzo posto sono una chimera, ma il quinto è ancora alla portata.
 


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