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Toro, rifinitura orfana di due "titani". Squadra smarrita? Serve fiducia

di Claudio Colla

Tutto annunciato, tutto come da copione. Solito differenziato per Armando Izzo, fuori causa ormai dal debut match stagionale, l'1-0 subito a Firenze dello scorso 19 settembre, e, soprattutto, estraneo a un progetto che potrebbe tornare a calzargli, a quanto suggerisce il mesto mese e mezzo trascorso dall'inizio del campionato, solo a fronte di un cambio di mano a dirigere la squadra. Ma il senso di smarrimento, di horror vacui che già per la maggior parte del tempo trascorso finora in campo sembra affliggere il Toro di Marco Giampaolo, esce ingigantito dall'assenza di Andrea Belotti, unico davvero in grado di farsi carico della squadra, anche quando le miserie della stessa si susseguono. Gol subito dopo gol subito, distrazione dopo distrazione, risultato sfumato dopo risultato sfumato.

Ora c'è di fronte il Genoa. Compagine magari non irresistibile, ma sospinta da una linea verde Rovella-Scamacca che appare in grado di impensierire mediana e retroguardia granata, apparsi quanto mai fragili e incapaci di conseguire un minimo sindacale di continuità di rendimento. Un debutto all'arrembaggio contro il Crotone, altra cenerentola del torneo (e prossima avversaria del Toro), il tracollo al San Paolo contro il Napoli (sconfitta decisamente preventivabile, al di là del tennistico 6-0 inflitto dagli azzurri al Grifone), due pari decisamente positivi a Verona e nel già menzionato derby, a cornice della sconfitta interna contro l'Inter, analogamente preventivabile.

Penultima spiaggia per Giampaolo. A meno che non vada talmente male da essere l'ultima. Evitando toni catastrofici, l'assenza del Gallo rischia di far mancare l'aria ai granata, anche solo quella necessaria provarci con convinzione. Con il dubbio Nkoulou-Lyanco accanto a Bremer, le probabili ma non certe conferme di Rodriguez e Meité, e la riproposizione del duo di coppa Bonazzoli-Verdi davanti, l'impresa, nonostante tutto, è alla portata. Ma bisogna crederci.