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Tra color che son sospesi

di Elena Rossin

Non esiste frase migliore del verso cinquantadue del secondo canto dell’Inferno della “Divina Commedia” di Dante Alighieri per spiegare in quale situazione vivano i tifosi, i giocatori e i dirigenti del Torino da quando il proprietario, nonché presidente, Urbano Cairo, per la seconda volta in tredici mesi, ha dichiarato di voler vendere la società: “tra color che son sospesi”. Sospesi, in primo luogo, fra serie B e possibilità di accedere dalla porta di servizio, i playoff, alla serie A, ma questo dipende al novanta per cento dai giocatori e dall’allenatore e al dieci dai risultati delle altre squadre, visto che attualmente il Torino è settimo, quindi il primo escluso da questa possibilità, ma a un solo punto dalla sesta posizione. Sospesi in secondo luogo, ma è il più importante perché attiene al futuro indipendentemente dai risultati sportivi, fra un proprietario che vuol vendere e l’incognita se c’è qualcuno che vuole comprare.

Tutto ruota intorno alla domanda: c’è qualcuno che vuole comprare? o meglio, c’è qualcuno che ha una consistenza finanziaria adeguata per comprare il Torino e garantirgli un futuro almeno a metà classifica in serie A? Risposte certe nessuna e in questi casi, spesso, l’assenza di una risposta vuol dire: non c’è nessuno. Invece voci e indiscrezioni ve ne sono molte. I famosi, seppur senza nome perché non vogliono ancora (?) rivelarsi, cinque-sei imprenditori che fanno capo all’intermediario Alessandro Proto, ma che Cairo da mesi si rifiuta di incontrare perché li ritiene, o meglio ritiene Proto, non affidabili. Piero Chiambretti e Marco Boglione - il primo tifoso granata e showman, il secondo tifoso juventino e imprenditore proprietario di BasicNet – che come riportato dal quotidiano “Tuttosport”, intervistati rispettivamente da Alessandro Baretti e Marco Bonetto, stanno attivandosi per vedere se è possibile costituire una cordata di imprenditori che possano acquistare il Torino. Continua ad aleggiare il nome Red Bull, più volte ufficialmente smentito, e fantomatici sceicchi arabi interessati al calcio italiano e quindi al Toro, dal momento che è in vendita.

E’ doveroso tornare a “color che son sospesi”. I tifosi per primi che da troppo tempo aspettano l’arrivo di un proprietario con risorse proporzionate: a costruire una struttura societaria adeguata, a ricostruire il Filadelfia, a potenziare il settore giovanile, ad allestire la prima squadra in modo che possa stabilizzarsi in serie A senza correre il rischio di retrocedere e se poi arriveranno risultati superiori anche meglio. I dirigenti che hanno difficoltà ad impostare la gestione della prossima stagione, perché ufficialmente la società è in vendita e gli interlocutori sapendolo sono più restii a intavolare trattative poiché non sono certi che poi, se la società verrà effettivamente venduta, saranno confermate e portate a termine. I giocatori e di conseguenza anche l’allenatore con il suo staff che devono in questo momento solo pensare a giocare e vincere per accedere ai playoff, ma essendo esseri umani è logico che pensino al loro futuro. Molti giocatori, tredici, dieci in prestito di cui alcuni con diritto di riscatto, che però deve essere esercitato, tre in scadenza di contratto e qui ritorniamo ai dirigenti che devono impostare la prossima stagione. Troppe persone sono in sospeso. E’ arrivato il momento che o Cairo o chi vorrebbe comprare il Torino si assuma la responsabilità di fare definitiva chiarezza e prendere delle decisioni, il tempo perduto non si recupera più!