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Tra immaturità, presunzione e menefreghismo il Torino non fa mai il salto di qualità

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin

La sconfitta con il Parma ha sancito che il Torino è una squadra incapace di svoltare. Cambiano gli allenatori e i giocatori, ma tutte le volte arriva puntuale la battuta d’arresto dopo un filotto di risultati positivi culminati con una prestazione decisamente sopra le righe che induce tutti a pensare che la squadra abbia raggiunto un livello tale di maturità da superare la fase tra alti e bassi e sia in grado di essere continua nel gioco redditizio e nei risultati che la porterebbero a stabilizzarsi oltre il centro classifica.

Ieri pomeriggio davanti al proprio pubblico, senza problemi dovuti a infortuni e con un solo giocatore indisponibile per squalifica, il centrocampista Meïté, e al cospetto di un avversario che nella stagione scorsa militava in serie B il Torino ha sbagliato l’approccio alla partita, ha subito due gol nei primi venticinque minuti a causa di errori difensivi, ha continuato a giocare facendo circolare la palla in modo lento e prevedibile, non è stato in grado di vincere quasi mai i duelli uno contro uno, in zona gol - a parte la rete di Baselli che sul finire del primo tempo ha di fatto riaperto la partita - non ha mai prodotto un serio pericolo al portiere del Parma e se non fosse stato per Sirigu che in più di un’occasione ha salvato la sua porta la sconfitta sarebbe stata più pesante dell’uno a due finale.

In casa granata tutti sono colpevoli a parte il portiere Sirigu e conta poco che l’arbitro Massa e i suoi collaboratori, varisti compresi, abbiano anche loro commesso errori ai danni del Torino, il più clamoroso il fallo di Gagliolo ai danni di De Silvestri quasi al limite dell’area non sanzionato. Il Torino, infatti, ha perso la partita per sue mancanze e colpe. L’immaturità di non riuscire a dare continuità alle prestazioni va di pari passo con la presunzione che basta qualche prestazione più decente e qualche risultato positivo per sentirsi forti e anziché essere stimolati a fare ancora meglio subentra il menefreghismo di chi si sente già arrivato, arrivato poi dove sarebbe bello saperlo, che porta al calo di concentrazione e alla conseguente batosta.

A partire dalla società tutti devono farsi un bell’esame di coscienza. In estate erano stati presi Zaza e Soriano per far fare il salto di qualità alla squadra, ma finora sono stati inutili. Già prendere due giocatori “chiave” l’ultimo giorno di mercato è poco concepibile se poi sono ai margini di società come Valencia e Villarreal, arrivate quarta e quinta nella scorsa Liga, qualche cosa vorrà pure dire. Mazzarri voleva una squadra impostata sul 3-5-2, ma in rosa ci sono giocatori soprattutto offensivi che hanno caratteristiche più adatte a moduli differenti. L’allenatore vuole una squadra capace di essere camaleontica e di cambiare anche a partita in corso, però, basta che si scambino di posizione due difensori Izzo e Djjdji con l’intento di contrastare meglio uno come Gervinho che l’intero reparto va in tilt come accaduto ieri in occasione sia del gol di Gervinho sia di quello di Inglese. Oppure manca un centrocampista muscolare e con una discreta visione del gioco come Meïté e la mediana va in confusione. Entra un terzo attaccante e a creare azioni pericolose sono gli avversari. I giocatori non sono comunque da meno, anzi. Magari si sbattono come fa Belotti, ma perdono lucidità sotto porta. Chi dovrebbe rilanciarsi come Zaza e Soriano è di fatto impalpabile e risulta inguardabile. Se poi sono in giornata no anche giocatori che rappresentano delle certezze come N’Koulou e Falque il patatrac è servito.

Il fatto che si siano disputate dodici giornate permette di lavorare per risolvere i problemi a patto che tutti facciano tesoro degli errori commessi. Oggi, però, il Torino appare distante dall’essere una squadra che può veramente competere per l’Europa League, anche se la classifica vede in corsa i granata per questo obiettivo. Sicuramente per responsabilizzare tutti servirebbe porre pubblicamente degli obiettivi e non continuare a dire che si guarderà solo alla fine dove si sarà arrivati. Serve anche e tanto avere una mentalità vincente e finora nessuno in casa Torino ha dimostrato di averla.


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