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Tutti colpevoli per il crollo ma non è il momento della resa dei conti

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin

Se a fine ottobre, quindi appena superato un quarto del campionato, una squadra che aveva come obiettivo stagionale conquistare un posto per l’Europa League si trova al dodicesimo posto e nelle ultime cinque partite, la metà di quelle finora disputate, ha racimolato solo due punti con formazioni, Verona e Crotone, che stanno nella parte bassa della classifica significa che ci sono stati degli errori e non marginali. Il crollo del Torino è evidente, ma non è il momento della resa dei conti, anche perché tutti sono colpevoli. Stilare una classifica di chi ha maggiori responsabilità, sempre che ci sia qualcuno che lo faccia senza mascherare le proprie, peggiorerebbe solo la situazione e chi avesse intenzione di farlo non terrebbe conto del bene del Toro. Anche cercare alibi negli infortuni e negli errori arbitrali, che hanno un peso sia  ben chiaro, non serve perché sono gli errori fatti in prima persona da tutti ad aver portato all’attuale situazione.

Il Torino non è a un punto di non ritorno, ma in una situazione difficile assolutamente sì. Con ancora tre quarti di campionato da disputare la stagione può essere raddrizzata, quanto non è semplice da dirsi poiché intervengono anche fattori esterni alle volontà granata che dipendono dalle altre squadre, però, la tendenza di quest’ultimo periodo può essere invertita. Invertita ovviamente a patto che ognuno si faccia un bell’esame di coscienza e metta al primo posto il bene del Toro. Nel rispetto dei ruoli di ognuno tutti debbono poter agire senza subire pressioni che portano nei momenti di difficoltà solo ulteriori sbagli. Senza incaponirsi su idee che non hanno dato risultati positivi in questo frangente o anche nel passato si devono trovare soluzioni differenti che portino frutti. Ci vuole un confronto franco che tiri fuori eventuali vedute differenti e se ci fosse qualcuno che non condivide in parte o tutto il programma che era stato impostato abbia il coraggio di dirlo apertamente, con i dovuti modi, ma con fermezza. Esternare idee di falsa condivisione per quieto vivere è un boomerang e a medio lungo termine si ritorce sempre contro.

Cagliari e Inter sono le prossime due partite che dovrà affrontare il Torino prima della sorta per gli spareggi della Nazionale. Alla luce dell’andamento della squadra è verosimile pensare che si possa chiedere una vittoria con i sardi e che non si possa pretendere molto dalla sfida con l’Inter. Una vittoria e una sconfitta non cambierebbero di molto la classifica del Torino e potrebbe anche accadere che la squadra scivoli in giù oltre il dodicesimo posto attuale, ma questo nell’immediato non sarebbe il male peggiore se ci fosse un chiaro segnale di ripresa nelle prestazioni e se fosse recuperato almeno in parte lo spirito Toro. Nel commentare la sconfitta con la Fiorentina le parole più preoccupanti pronunciate da Mihajlovic sono state: “Piano piano stiamo perdendo lo spirito Toro e qualche cosa si è inceppato. A parte errori, occasioni sbagliate e sfortuna, ci manca proprio quello spirito che l’anno scorso ci ha contraddistinti, quando giocavamo con la bava alla bocca” e poi “Pensavo di avere una squadra matura”. Una via d’uscita il mister l’ha subito individuata: “Azzeriamo tutto, si riparte e cambia anche Mihajlovic”.  Ci vuole determinazione e avere il coraggio di andare fino in fondo assumendosi le proprie responsabilità e tutto questo, va dato atto, all’allenatore del Torino non manca, infatti, ha già stilato un programma che potrà piacere oppure no, ma va intrapreso. “Ora si fa come dico io e basta. Non ci sono democrazie. Dopo il derby non ho più visto lo spirito che piace a me. Devo fargli (ai giocatori, ndr) capire che qua ci giochiamo tutti la pelle. Non mi voglio fasciare la testa prima che sia rotta”. Il campo darà il suo verdetto, se sarà consentito a Mihajlovic di fare come ritiene opportuno,  L’allenatore lo sa benissimo che il capro espiatorio è lui: “Quando non arrivano i risultati le società sono padrone del destino di noi allenatori, ma finché sarò il tecnico del Toro darò il massimo impegno. Qualcosa dovrò cambiare perché non ci manca niente dal punto di vista tattico, ma quel sano spirito del Toro che piano piano stiamo perdendo. Bisogna tornare sui vecchi passi e ritrovare lo spirito dell’anno scorso. Ho parlato con Petrachi normalmente, ma nel calcio quando i risultati non arrivano il primo colpevole è l’allenatore”. Già solo per la franchezza accordare a Mihajlovic un sostegno sincero per i prossimi dieci giorni è doveroso se si ha veramente a cuore il bene del Toro.


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