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Venendo meno le comproprietà scegliere gli attaccanti è più arduo

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it

Tutti i ruoli sono importanti, ma quello dell’attaccante inevitabilmente lo è di più poiché solo chi segna un gol in più dell’avversario vince, ecco anche perché il costo dei giocatori che ricoprono questo ruolo in media è più elevato degli altri. Con l’abolizione delle comproprietà decisa dalla Figc a partire dalla stagione 2015-2016 e con la possibilità solo ancora per il prossimo campionato di rinnovare quelle già in essere stipulate per la prima volta nella stagione attuale non ci saranno più giocatori che sono a metà fra due società, quindi saranno totalmente di proprietà di un solo club e al più potranno essere prestati ad altri, ma inevitabilmente a fine stagione torneranno alla base dove la loro destinazione futura sarà nuovamente decisa.

 

Sarà quindi molto più difficile tenere in “prova” un giocatore perché, se ha disputato un buon campionato e nel caso degli attaccanti ha segnato parecchio ed era in prestito, la società che ne detiene il cartellino, soprattutto se milita nella stessa categoria, o lo inserisce nel proprio organico oppure pretende parecchi soldi per cederlo, avendo più facilità a indire un’asta per ricavare la maggior cifra possibile dalla vendita. Se non si hanno quindi giocatori cresciuti nel vivaio e poi al più mandati a farsi le ossa altrove il budget che si deve stanziare aumenta, a maggior ragione se gli obiettivi sono posizionarsi in un posto utile a disputare le coppe internazionali.

 

Sostituire Immobile e prendere almeno uno se non due altri attaccanti che possano andare in doppia cifra è un compito impegnativo per il Torino. Paulinho, Babacar, Bergessio, Gabbiadini, Giovinco, tanto per limitarsi a prendere in considerazione attaccanti che conoscono alla perfezione il campionato italiano e che hanno già maturato un po’ d’esperienza, hanno tutti un costo del cartellino non inferiore a diversi milioni di euro e quasi tutti anche un ingaggio che va oltre ai parametri finora adottati dal Torino. Chiaramente c’è anche Josef Martínez dello Young Boys, ma si tratta di un giocatore che non si è ancora mai cimentato con il nostro campionato, quindi almeno all’inizio non potrebbe partire come titolare. L’asticella che è stata posta dai risultati ottenuti dalla squadra granata è decisamente in una posizione più elevata rispetto a un anno fa e la dirigenza non può puntare su un attacco formato da più giocatori che rappresentano una scommessa, ma deve puntare su uomini che diano garanzie sui piani della tecnica di base, del rendimento costante e della personalità. Mantenere in organico attaccanti che s’impegnano in allenamento e poi quando sono mandati in campo hanno un rendimento non in linea con quello che serve a una squadra che punta al quinto posto e ad andare più avanti possibile in Coppa Italia non è più plausibile, altrimenti si rischia di fare un passo indietro.