Ventura: "Conta solo fare i punti per raggiungere la serie A"
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Nella consueta conferenza stampa pre-partita mister Ventura è parso determinato e sereno. “Lo vedremo domani se il fatto di aver disputato l’ultima partita per intero il 31 marzo ci ha un po’ “arrugginiti” si possono fare mille considerazioni e disquisizioni, siamo di fronte a quaranta giorni (trentasette da oggi al ventisette maggio, ndr) in cui abbiamo davanti otto partite e mezza e dovremo giocare ogni tre giorni, quindi se siamo arrugginiti ci dobbiamo oliare in assoluto velocemente e se siamo oliati speriamo di non consumare tutto l’olio che abbiamo. Al bando tutte le considerazioni, abbiamo lavorato un anno per arrivare a questo punto e ci siamo arrivati e di conseguenza dovranno essere trentasette giorni dentro una campana, nel senso che se vinciamo o non vinciamo questa o quella partita lascia il tempo che trova perché quello che conta e fare i punti necessari per raggiungere l’obiettivo. Giocando ogni tre giorni non c’è neppure il tempo per disquisire su cosa si è fatto o meno, a questo punto abbiamo parlato tanto e credo anche lavorato molto e da oggi inizia un tour de force che penso non sia mai successo nella storia della serie B, dove si dice che il campionato si gioca a marzo-aprile perché dopo tanti mesi si arriva al momento cruciale, invece quest’anno in trentasette giorni ci si gioca tutto perché ci saranno otto partite e mezza”.
“Non ho sentito nessuno di Bari, ci sono state già troppe parole e si è già fatto un gran can can, rimane invariato quello che avevo detto tempo fa ovvero che per me Bari rimarrà sempre un posto dove ho ricevuto un affetto e un calore smisurato, qualcuno ha cercato di cancellare o far cancellare quello che è stato fatto, coinvolgendomi in discorsi che non hanno né capo né coda, ma resta immutato quello che io chiamo le emozioni, queste nessuno può portarle via e faranno sempre parte del mio bagaglio di vita, sono le emozioni di aver portato a far parlare del Bari, non io personalmente, ma la squadra e tutti, in tutta Europa, aver portato quindicimila persone in trasferta, aver fatto il tutto esaurito al San Nicola più volte, aver fatto sentire, e questa è una frase che mi è stata detta per un anno e mezzo, “orgogliosi di essere baresi”, questo è stato il più grosso complimento che ho ricevuto. Tutto ciò sono emozioni che ho e qualunque sarà l’accoglienza con i pro e i contro bisogna tener presente che questo è un momento particolare per il Bari, quello che conta realmente è l’affetto che io ho verso Bari, perché in tanti anni di calcio non ho mai ricevuto così tanto calore e affetto come in quella città e nessuno lo potrà mai cancellare”.
“Se dovessimo centrare l’obiettivo non so se siamo riusciti a far tornare l’orgoglio di essere granata, ma sicuramente abbiamo mantenuto la parola di riaccendere la fiammella granata che era sopita e la voglia di rinascere. E la squadra dovrà sentirsi orgogliosa di questo ancor più della promozione stessa. Se in prospettiva si potrà fare meglio non è possibile dirlo adesso si vedrà in serie A. Quando ho visto Chelsea-Barcellona per un attimo ho pensato che seppure la squadra catalana sia la più forte del mondo degli ultimi vent’anni con la formazione londinese che era chiusa ha avuto un po’ di difficoltà e non si è visto il Barcellona spettacolare che tutti si attendevano perché giocare in ventidue in venti-venticinque metri è difficilissimo anche per i blaugrana, quindi questa è la risposta a quando si chiede al Torino di giocare in modo spettacolare. Certamente è anche interessante vedere la gara Chelsea-Barcellona dal punto di vista dei londinesi e della loro capacità nell’aver messo in difficoltà gli avversari; tornando a ciò che ci riguarda più da vicino il Grosseto con noi quando è andato in svantaggio si è chiuso e non ha mai superato la propria metà campo e se i toscani avessero fatto risultato tutti avrebbero parlato di una grandissimo Grosseto con grande intuizione tattica. Il calcio è fatto così, se il Chelsea avesse preso due gol tutti avrebbero criticato l’atteggiamento che aveva tenuto in campo al cospetto del Barcellona. E’ il risultato che fa dire o non dire quanto sia stata all’altezza una squadra. Ma io non sto dicendo questo, bensì sottolineo la difficoltà di giocare con tutti i calciatori stipati in venti metri quadri: è impossibile produrre spettacolo. Questo in serie A non succede molto spesso, quindi vuol dire che in A, se ci andremo perché a oggi non ci siamo, sicuramente ci sarà la possibilità di far maggior spettacolo, ma è inutile parlare oggi della serie A”.
“Nella lista dei ventun convocati ci sono Parisi, Vives e Guberti, questo perché le chiacchiere che ci sono state in settimana dipendevano dal fatto che è stata ripresa una intervista rilasciata a Sky e delle considerazioni fatte a taccuini chiusi che però sono state riportate prendendole in maniera assoluta e senza puntualizzazioni. Io parlando di Parisi e gli altri avevo detto che su di loro bisognava fare qualche riflessione e mi sembrava giusto visto che si sarebbe giocato a Bari, questo non significava che non sarebbero stati convocati e ciò ha suscitato un vespaio, ma diventa bizzarro dover giustificare cose non dette, ma riportate da altri. Io non ho mai preso in considerazione il non convocare per la gara di Bari questi giocatori, sarebbe stato demenziale e anche offensivo nei loro confronti, in quelli della società e dei tifosi e anche nei confronti di tutte le altre squadre”.
“Abbiamo lavorato un anno per arrivare alla fine del campionato con la possibilità di centrare l’obiettivo e fino ad oggi ci siamo riusciti, non so se saremmo nello stesso punto se non ci fossero stati i rinvii. Oggi come oggi non dobbiamo pensare a questo, ma al fatto che abbiamo trentasette giorni per giocarci la stagione. C’è voglia di fare e i punti sono sempre quelli, se si batte ad esempio il Livorno e il Padova e poi si perde con Modena e AlbinoLeffe non serve assolutamente a niente, io preferirei perdere dieci a zero a Pescara e vincere tutte le altre partite, dovremmo poi discutere sul dieci a zero, ma anche su altre cose positive. Questo per dire che se mancano una o due partire è una cosa, ma se ne mancano otto e mezza è tutt’altro discorso. Certamente i risultati contano, ma sia in positivo sia in negativo non ufficializzano niente: di volta in volta se sono positivi danno continuità, se sono negativi può essere il momento no di una gara, se poi se ne vincono tre di seguito il negativo sparisce”.
“Spero che la forza che consiste nell’avere una buona rosa sia d’aiuto in quest’ultimo periodo. E’ impensabile che nelle prossime otto partite e mezza giochino sempre gli stessi, magari qualcuno dovrà giocarle tutte (il pensiero di chi scrive è andato immediatamente ad Angelo Ogbonna, oltre che ovviamente al portiere Benussi). Questo vuoi perché giochiamo alternativamente il sabato e il martedì o il mercoledì e vuoi perché avendo lavorato fin dall’inizio su tutto il gruppo si vuole dare la possibilità a ognuno di partecipare all’impresa, se l’impresa verrà fatta. Va anche ben specificato che i giocatori verranno scelti in base agli avversari che si affronteranno, per intenderci con la Reggina Guberti era in tribuna questo non per lui, ma perché lui è un esterno offensivo e con una squadra come quella calabrese non ha senso giocare con due esterni offensivi e quindi chi ha quelle caratteristiche va in tribuna. Di partita in partita a fine stagione si verifica cosa serve e si cerca di mandare in campo chi per caratteristiche è più utile e chi sta meglio fisicamente, in più giocando tanto in poco tempo bisogna far recuperare chi ha speso più energie. Si tratta di gestire delle risorse che fortunatamente sulla carta abbiamo. Il giocatore stesso sa che se incontriamo questa o quella squadra il suo ruolo può avvantaggiarlo o penalizzarlo un po’, ognuno sa che se per le sue caratteristiche non sarà utilizzato nella prima gara che si disputa, in allenamento deve lavorare di più per farsi trovare pronto per la successiva. Quando si giocano tre partite intere in sette giorni non si può pensare a priori di non coinvolgere qualcuno perché di giorno in giorno non si può mai sapere cosa può succedere e quindi tutti devono essere pronti, se, ad esempio, domani giocherà Darmian la prossima giocherà D’Ambrosio che ha lavorato un anno per essere finalmente in grado di diventare quello che è attualmente, di conseguenza D’Ambrosio giocherà alcune delle prossime partite, così come è possibile che ci sarà spazio per Salvatore Masiello e Zavagno, perché è impensabile che Parisi disputi otto partite e mezza in trentasette giorni. Per domani non so se giocheremo con il solito modulo o meno perché sul come sarà schierato in campo il Bari non so nulla, anzi mi arrivano notizie di vario tipo e contrastanti, forse ad arte, e quindi quando vedrò la loro formazione deciderò chi far giocare”.
“Di qui alla fine non mi spaventa niente in assoluto, ma mi spaventa se domani il Torino sarà quello di Empoli perché se così fosse perde, su questo non c’è il minimo dubbio. Se, invece, il Torino è una squadra che vuole domani se la gioca così come se la gioca con chiunque. La dimostrazione è stata data: tutte le volte che abbiamo abbassato la guardia per qualsiasi motivo abbiamo sempre pagato, non c’è stata una partita che abbiamo giocato sottoritmo e abbiamo ottenuto, così come tutte le volte che abbiamo ottenuto è stato perché mentalmente, fisicamente e nella volontà c’era fame e voglia di risultati. Oggi come oggi non mi fa paura niente nel senso che so che se il Torino c’è c’è veramente e su questo non ci piove.”.