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Ventura: "Il nostro atteggiamento dipenderà dal gioco del Milan"

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it

Il Milan secondo Ventura va affrontato in modo differente, ad esempio, rispetto alla Juventus. Con alcune squadre bisogna essere più attendisti e con altre più decisionisti. Gli attaccanti del Torino devono dare un contributo nel riconquistare palla, per il resto quando la squadra ha il possesso palla occuparsi del discorso prettamente offensivo. 

Domani la gara con il Milan, un’altra sfida per la sua squadra con una formazione più forte. Sarà un test?
“Il Milan è reduce da una serie di vittorie ed ha ritrovato la quadratura e mi sembra che stia vivendo un periodo di grande condizione. I rossoneri hanno battuto la Juventus, sono andati a vincere a Catania, hanno pareggiato una partita riuscendo nel secondo tempo a ribaltare il risultato (Napoli, ndr), quindi è un momento positivo del Milan, al di là della sconfitta in Champions League. Ci aspetta un’altra partita impegnativa, con la Fiorentina abbiamo avuto il rammarico di non aver portato a casa la partita a sei minuti dalla fine, con la Juventus un pizzico di rammarico per non avere potuto giocare in undici e speriamo di non avere del rammarico anche domani”.

L’assenza di Boateng, squalificato, forse costringerà Allegri a variare un minimo il suo gioco d’attacco perché se El Shaarawy si sacrifica un po’ in copertura uno come Robinho non lo fa quasi mai, i suoi esterni quindi saranno un pochino agevolati da questo?
“No, perché El Shaarawy parte da una posizione di esterno e li rimane e i nostri esterni a differenza di altre volte avranno meno spazi. E’ un dato di fatto che non so chi giocherà nel Milan, andrà in campo Pazzini o Emanuelson e con quest’ultimo rimane invariato il discorso, se invece Allegri schiererà Pazzini forse Robinho ricoprirà il ruolo di esterno. A seconda di chi giocherà cambierà radicalmente l’atteggiamento e infatti noi dovremo aspettare la formazione del Milan per sapere cosa dovremo provare a fare. In base a chi giocherà cambierà il nostro atteggiamento”.

Dopo le ultime prestazioni avete trovato un’ossatura della squadra ancora più solida?
“Noi siamo sempre gli stessi e non è cambiato nulla, può capitare che in campo vada un giocatore o un altro a seconda dell’avversario, alle volte abbiamo giocato con esterni più offensivi e altre Vives è andato in campo con compiti diversi, poi se ci sono giocatori che sanno fare entrambe le cose allora cerchiamo di sfruttarli. La nostra struttura è più o meno sempre quella, poi chiaramente possono cambiare delle situazioni e quindi anche noi cambiamo. Domani vedremo, perché quella con il Milan è una partita un po’ atipica e quando le squadre ci incontrano ci sono sempre delle problematiche. Il Milan ha spesso cambiato modulo anche se ultimamente ha trovato la quadratura con Boateng, Robinho e El Shaarawy, ma mancando Boateng bisogna capire chi giocherà al suo posto e di conseguenza capiremo cosa dobbiamo fare, se giocherà Basha o Brighi cambia di poco come se in campo andrà un esterno o un altro o una punta o un'altra. Cambiando le situazioni ci possono essere esterni che stanno larghi o che si accentrano, esterni difensivi che avanzano o che lo fanno meno, il nostro atteggiamento dipende anche da come è strutturata la squadra avversaria: ci sono delle squadre che possono essere aggredite davanti e altre che se lo si facesse si correrebbero grossi rischi”.

Domani la squadra ripartirà dall’interpretazione della gara fatta nella prima mezzora con la Juventus?
“Juventus e Milan sono due squadre completamente diverse. Ci sono delle squadre che permettono di fare determinate cose e altre che permettono meno o portano ad attuare soluzioni diverse. Milan e Juventus hanno la stesa qualità, ma vanno affrontate in modo differente. El Shaarawy, Robinho, Emanuelson, De Jong, Nocerino sono tutti calciatori che giocano in nazionale e Abate che è titolare in azzurro forse non giocherà e al suo posto potrebbe esserci De Sciglio. Con alcune squadre bisogna essere più attendisti e con altre più decisionisti e di volta in volta bisogna saper leggere le situazioni e se occorre cambiare”.

Il Milan a quale delle due categorie appartiene?
“ (sorride, ndr) E’ una squadra strutturata e hanno trovato la disponibilità dei giocatori a non concedere più tutto quel tempo e quello spazio alle squadre avversarie. A inizio stagione c’erano più possibilità per chi li incontrava oggi non più. Quando il Milan è in fase di possesso palla segue una sua linea e quando non lo è diventa estremamente disponibile a riconquistarla. Sotto questo aspetto è un po’ più difficile sul piano dello sviluppo dell’azione per noi”.

Vista la rapidità di El Shaarawy gli attaccanti de Torino dovranno sacrificarsi maggiormente in fase di copertura?
“No, i nostri attaccanti con El Shaarawy non centrano niente. Tutti i commentatori delle partite dicono che una squadra deve stare in trentacinque-quaranta metri e per farlo i casi sono due: o le nostre punte stanno nell’area di rigore avversaria e i centrali difensivi stanno oltre la metà campo oppure se i centrali difensivi stanno sulla nostra trequarti campo le punte devono stare all’altezza della linea di centrocampo. O si ha la botte piena o la moglie ubriaca, tutto insieme non lo si può avere. Le punte devono fare quello che sanno di dover fare per offrire un contributo alla riconquista, poi quando la palla è in nostro possesso devono fare un discorso prettamente offensivo. La limitazione del raggio d’azione di El Shaarawy o la sua marcatura, come quella degli altri, non ha nulla a che vedere con i compiti delle nostre punte, ma se le punte non partecipano all’azione difensiva gli avversari si abbracciano perché hanno la possibilità di fare quello che vogliono, se tutti partecipano allora, come sempre, c’è la possibilità di creare difficoltà all’avversario”. 

Rispetto all’anno scorso utilizza un minor numero di giocatori, qualcuno non ha reso quanto ci si aspettava?
“Alcuni hanno avuto qualche difficoltà a causa di momenti non facili perché hanno pagato l’impatto non con il campo, ma sul piano psicologico. In fase difensiva tutti si sono fatti trovare pronti e quando non ha potuto giocare Ogbonna Rodriguez è stato positivo e D’Ambrosio portato a sinistra al posto di Masiello è stato più che positivo perché non giocava nel suo ruolo. Da tutti ci aspettiamo sempre il massimo e i giocatori hanno la possibilità di dare un contributo sempre maggiore. La vera forza di questa squadra è stata mostrata in questo anno e mezzo non tanto nei valori dei singoli, ma nella compattezza del gruppo che gioca, pensa, lavora e soffre da squadra e a oggi in nessuna partita abbiamo subito umiliazioni. Il turnover è stato fatto anche l’anno scorso quando dovevamo disputare tre partite in una settimana e anche in base alle condizioni dei singoli, se così non fosse non avremmo recuperato D’Ambrosio e altri giocatori, così come accade quest’anno. Il turnover è fatto per la gestione dello spogliatoio e per il recupero delle forze, se Ogbonna non gioca in campo va Rodriguez e se non c’è Glik lo sostituisce Di Cesare”.

Guardando le statistiche il Torino in sette partite ha subito gol per primo e in sole due occasioni ha rimontato, mentre in cinque gare ha segnato per primo e più del cinquanta per cento delle volte è stato rimontato. Per una squadra che si deve salvare sono dati che destano preoccupazione o sono normali?
“Non è né una cosa né l’altra, sono numeri che dicono che questa è una squadra che è destinata a lottare fino all’ultimo secondo dell’ultima partita, ma questo lo sapevamo prima ancora che iniziasse il campionato. Non entro nel merito dei rigori dati o non dati, ma se si vanno ad analizzare le partite il nostro obiettivo è conquistare quaranta punti e facendo un semplice calcolo vuol dire che ne dobbiamo fare venti a girone e a oggi ne abbiamo quindici e ci sono da giocare ancora quattro gare e se pensiamo al rigore fischiatoci contro la Sampdoria sul finire della partita e il gol fatto dalla Fiorentina a sei minuti dalla fine, senza questi episodi avremmo già diciannove punti, senza entrare nel merito delle partite con il Cagliari, il Parma, la Roma. Di questo bisogna dare atto ai giocatori che pur con tutte le difficoltà attraverso l’impegno e la disponibilità hanno a oggi meno punti di quanto hanno prodotto. Se invece si analizzano freddamente i numeri allora si possono trarre le conclusioni che si vuole”.

Concludendo il discorso si può dire che a quatto giornate dalla fine del girone d’andata il Torino occupa in classifica la posizione che immaginava all’inizio della stagione?
“Certo e speravo che avesse quei quattro punti in più delle partite prima citate e non ho parlato dei tre pali colpiti contro l’Udinese. Abbiamo quindici punti perché uno ci è stato tolto da Pellicori (ex giocatore implicato nel calcioscommesse, ndr) e la realtà è questa, ma facendo un discorso un po’ più generale se questo gruppo avesse conquistato tre o quattro punti in più nessuno avrebbe potuto dire dove sono stati rubati”.

La partita con il Milan chiuderà un ciclo di gare difficili e poi prima della sosta natalizia dovrete affrontare Genoa e Chievo, con queste due squadre la vittoria si può definire ancora più importante?
“Tutte le partite sono importanti e le vittorie pure e se era determinante vincere con il Pescara figuriamoci con il Genoa, battute a parte, ma se dovessi scegliere se vincere contro il Milan o il Genoa o il Chievo opterei per i tre punti contro queste ultime due. E’ naturale che i punti con queste due squadre sulla classifica hanno pesi diversi in relazione all’obiettivo finale. Ma si deve affrontare partita per partita sapendo che in tutte le gare ci sono delle difficoltà e che l’obiettivo si raggiunge non vincendo o perdendo con una determinata squadra, Milan o non Milan, ma eliminando gli errori che abbiamo fatto e diventando più cinici, così arriverà il momento che ottenendo due vittorie consecutive si ribalta la classifica. Per arrivare a fare due vittorie consecutive bisogna iniziare ad avere contro il Milan personalità e saper leggere la partita e mettere in pratica quello che serve”.


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