Ventura: "Il Toro non riesce a speculare, così deve fare la partita"
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Come inquadra la partita con il Bologna?
“Il concetto di fondo è sempre lo stesso: per avere certezze, non dico matematiche ma quasi, quattro o cinque punti li dobbiamo fare. I cinque punti devono essere realizzati in otto partite e contro chi conquistarli è l’ultimo dei nostri problemi, prima li faremo e prima avremo la possibilità di dare più spazio a chi ha giocato meno. La nostra priorità è appunto conquistare i cinque punti, subito dopo in ordine d’importanza è capire qual è lo spirito e la volontà di squadra necessaria per far sì che questi cinque punti siano fattibili, poiché dire che si devono fare cinque punti sono solo parole, ma farli è diverso, ci sono gli avversari che fanno discorsi similari. C’è grande rispetto nei confronti di tutti, ma sono convinto che se facessimo qualche punto poi diventerebbe molto più facile affrontare le squadre ritenute impossibili (Roma, Fiorentina, Juventus e Milan, ndr) perché quello che frega il Torino è un po’ l’ansia da prestazione nel senso che basta una sconfitta per vedere fantasmi nerissimi sul futuro e altrettanto basta una vittoria per dire che si punta alla Champions, manca un po’ di equilibrio e questo è il mio grande cruccio ed è l’unico problema da risolvere, per il resto c’è un gruppo di giocatori che continua a dare totale disponibilità e ha grande voglia di raggiungere al più presto l’obiettivo”.
In settimana è stato svolto un lavoro specifico per evitare che si ripeta il prendere gol nell’ultimo quarto d’ora?
“Subire gol che hanno cambiato l’esito dell’incontro è avvenuto in tre diverse partite, con Cagliari, Parma e Napoli, quindi non può essere stato una coincidenza. Abbiamo analizzato per capire che cosa era successo e ci siamo resi conto che in serie A, purtroppo, non ci si può permettere mai, e sottolineo mai, di fermarsi un secondo a livello di attenzione e di applicazione. Sono state tre situazioni completamente diverse l’una dall’altra, però è fuor di dubbio che ci abbiano penalizzati in quanto erano partite nelle quali eravamo in vantaggio meritatamente, in modo particolare con il Cagliari e il Parma, di conseguenza è evidente che sotto quest’aspetto dobbiamo migliorare, abbiamo visto alcuni errori che abbiamo commesso e non possiamo fare altro che continuare a lavorare proseguendo nel percorso di crescita che stiamo intraprendendo, l’esperienza non avviene attraverso le parole, ma attraverso situazioni positive e negative che capitano durante le varie partite”.
Alcuni tifosi pensano che se si sta vincendo a pochi minuti dalla fine forse sarebbe meglio evitare rischi allontanando il pallone il più possibile dalla propria area, cambiando un po’ mentalità.
“A due minuti dalla fine spedire la palla in tribuna ci può anche stare, ma se ne mancano di più bisogna continuare a giocare, magari con un po’ più di malizia, attenzione ed esperienza, ma si fa esperienza sul campo e non attraverso le parole o le riflessioni”.
Se si stila una classifica che si ferma all’ottantesimo il Torino sarebbe secondo, è un dato incoraggiante?
“(Sorride, ndr) Direi che è già un buon successo perché vuol dire che siamo riusciti quasi a fare una squadra se ci mancano solo gli ultimi dieci minuti e se riusciremo anche nei finali delle partite vorrà dire che l’anno prossimo saremo competitivi. Come dicevo questi episodi sono molto diversi e fanno anche un po’ sorridere perché molti magari non ricordano che cosa è successo, però se si va a rivedere sul tre a due per noi una palla che stava finendo sul fondo è stata da noi tenuta in campo rimettendola in gioco e poi si è sviluppato da questo il pareggio del Napoli, questa è una cosa che di solito non succede, ma è un’esperienza che brucia e spero che permetta in futuro di non ripetere l’errore. L’esperienza è proprio questo: se gli errori non incidono vengono dimenticati, viceversa che cambiano l’esito della partita è evidente che è un’esperienza negativa al momento, ma può diventare positiva per il futuro”.
Come sta Ogbonna?
“Sta bene fra virgolette, sta lavorando con grande impegno e deve trovare continuità. Non mi preoccupa, era messo in preventivo e credo che di settimana in settimana non possa far altro che migliorare”.
Il Bologna è l’avversario ideale per tornare al 4-2-4?
“Avevo abbandonato questo modulo seguendo i suggerimenti (sorride, ndr) di chi diceva “basta con il 4-2-4”. Non so se con il Bologna cambieremo modulo perché, sinceramente, non so come si schiereranno i rossoblu poiché hanno giocato diverse gare con la difesa a quattro e altre a tre come fecero con noi all’andata, quindi in base a come si schiereranno cambierà anche qualche cosa da noi. Il Torino non può provare a speculare perché non siamo in grado di farlo, siamo in grado di giocare sapendo nella nostra testa che i risultati sono figli di quanto si propone e di quanto si è in grado di fare contro qualsiasi avversario. Se fossimo stati in grado di speculare non avremmo perso con il Parma e il Napoli. E’ evidente quindi che dovremo andare a Bologna per fare la partita che vogliamo se ci riusciremo, perché di fronte avremo una squadra con giocatori importanti come Gilardino e Diamanti. Ogni calcio di punizione di Diamanti è un pericolo. Il Bologna ha una grande determinazione perdeva con la Fiorentina e alla fine ha vinto così come con la Roma (all’andata, ndr) e con l’Inter. E’ una squadra tosta impregnata di qualità quindi sarà una partita difficile, ma presumo che molti dicano di noi le stesse cose, magari in termini diversi: che non è facile incontraci, quindi è una partita che va vissuta sul campo”.
Contro il Napoli ha iniziato con una sola punta e c’è più di un attaccante che scalpita per giocare, a Bologna ne utilizzerà due?
“Presumo due, ma mediamente ne utilizzo tre o quattro perché due giocano e due subentrano, quindi giocano quasi sempre tutti. Si cerca di sfruttare chi subentra nel migliore dei modi usufruendo del momento migliore di uno rispetto a quello di un altro, l’aspetto tattico a volte consiglia una determinata cosa rispetto a un’altra e alle volte i risultati ottenuti da chi subentra dipendono da ciò che è stato fatto prima da altri. In linea di massima le punte a Bologna dovrebbero essere due, poi come saranno disposte è un altro discorso”.
Bianchi con il Napoli non ha né iniziato la partita né è subentrato.
“Credo che sia stata l’unica volta che è accaduto in due anni e se succede una volta che un giocatore va in panchina e non subentra non penso che sia …..”.
Alla ripresa degli allenamenti lei si è soffermato a parlare con Bianchi, vi siete chiariti?
“Non ci sono problemi. Bianchi è un giocatore, si è parlato solo di lui, è un calciatore importante per il Torino, ma non ha giocato due partite e sinceramente penso che in questo momento sia assolutamente fondamentale il Torino e bisogna parlare di quello che è stato fatto e di ciò che è necessario ancora per raggiungere l’obiettivo che permetterà di continuare a fare. In settimana si può parlare di qualsiasi giocatore però oggi come oggi abbiamo eseguito tanto lavoro per parlare del noi, prima con il noi intendevo lo spogliatoio, adesso è esteso anche alla sala stampa nel senso di parlare un’unica lingua con tutte le sfaccettature perché non tutti possono vedere o pensare le cose nella stessa maniera, però almeno capire quello che si sta tentando di fare. Se giochiamo con il 4-2-4 si dice perché non si utilizza un centrocampista in più e se invece giochiamo con il 4-3-3 viene chiesto perché non si torna all’altro modulo. Se non gioca Basha mi si chiede il perché, ma se mando in campo lui ecco che mi sento chiedere perché non gioca Brighi. Questo attiene al gioco delle parti, ma la priorità è il Torino con tutto quello che ha alle spalle e con tutto quello che ha davanti. Quando sono arrivato davanti c’era una strada in salita che piano piano stiamo spianando”.
La trasferta di Bologna è delicata e l’avversario ha qualità, quindi si può pensare che un pareggio non farebbe male a nessuno?
“Tutte le partite sono delicate, una domanda del genere porta sotto inchiesta quindi faccio finta di non averla sentita. C’è differenza fra il calcio parlato e quello giocato ed è sul campo che c’è il rendiconto finale. E’ chiaro che se il Bologna vince esce dalla lotta per la salvezza e lo stesso discorso vale per noi, mentre se si pareggia si fa un passo avanti però non si esce dalla lotta per non retrocedere. Speriamo di centrare uno dei due risultati utili sui tre possibili, almeno dobbiamo provarci”.
Il Torino oltre a conquistare il traguardo presente ha la possibilità anche di conquistare il futuro?
“Al di là del chiacchiericcio da bar, solo chi non vuole vedere le cose non tiene conto da quale situazione siamo partiti dove c’erano difficoltà e depressione della piazza, abbiamo parlato poco e lavorato molto cercando di portare serietà e professionalità e di espandere una certa immagine non solo a livello di spogliatoio, ma anche a livello di ambiente. Questo ha fatto sì che in dieci-dodici mesi venissero tirate fuori le bandiere e che alla festa per la promozione sotto la pioggia ci fossero ottantamila persone e ci ha permesso di ripartire. Potevamo ricominciare con una squadra ancora più competitiva, ma siamo ripartiti con questa con giocatori come Sgrigna, Basha, D’Ambrosio e Darmian che erano esordienti in serie A (Darmian nella stagione 2010-11 aveva con il Palermo già giocato qualche gara in serie A per la precisione aveva all’attivo 11 presenze e tre ne aveva avute con il Milan nel campionato 2008-09, ndr). Le frasi che si sentivano all’inizio di questo campionato era che si riteneva duro che questa squadra potesse salvarsi e ho ancora salvati dei messaggi sul telefonino che dicevano anche peggio. Oggi è difficile parlare fino a quando non avremo raggiunto l’obiettivo, ma una volta arrivati al traguardo bisognerà fare un consuntivo e l’arrivare e il restare in serie A porta denaro per i diritti televisivi e per l’accresciuto valore del parco giocatori, abbiamo esportato l’immagine di una squadra che fa un calcio propositivo e non è un caso che in più occasioni si sia giocato di sera in anticipo o in posticipo. Ci manca però ancora centrare l’obiettivo principale, ma una volta accaduto si sarà davanti a un bivio netto: da una parte si può rifare un campionato tra virgolette di sofferenza, dall’altra si programma una stagione o delle stagioni che piano piano ci facciano sempre più diventare protagonisti in modo da stare nella parte sinistra della classifica. Se per la prossima stagione non si allestisce una squadra che possa competere e posizionarsi nella parte sinistra della classifica viene a cadere quanto fatto fino a oggi, ma se si allestisce una squadra di questo tipo attraverso una crescita continua si rientra nella storia granata che abbiamo alle spalle. Però in questo momento bisogna pensare solo a conquistare i cinque punti”.
Il tecnico Giampiero Ventura, come riportato sul sito ufficiale, ha convocato ventuno calciatori per la partita con Bologna: Bakic, Barreto, Basha, Bianchi, Caceres, Cerci, Coppola, D’Ambrosio, Darmian, Di Cesare, Diop, Gazzi, Gillet, Glik, Jonathas, Masiello, Meggiorini, Menga, Ogbonna, Santana, Stevanovic. Ai già indisponibili Birsa e Brighi, e allo squalificato Rodriguez, dopo la rifinitura di questa mattina forfait pure per Vives, causa affaticamento muscolare ai flessori della coscia destra.