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Ventura: "Lavoriamo per unirci tutti"

di Elena Rossin

Giampiero Ventura ha incontrato i giornalisti dopo l’allenamento di questa mattina e ha parlato della prossima gara con il Gubbio. “Il pericolo di sottovalutare l’avversario c’è, ma spero che si possa debellarlo. Quante persone hanno parlato del Gubbio questa settimana? Si è parlato della vittoria sulla Juve Stabia, dell’accoglienza e del bagno di folla ricevuto a Volpiano in occasione della partitella infrasettimanale e della visita che abbiamo fatto ieri pomeriggio al Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata, ma non si è parlato del Gubbio. Ecco perché dico che c’è il rischio di sottovalutare la gara di lunedì sera. I nostri avversari giocheranno con la bava alla bocca, perché in palio per loro c’è la sopravvivenza, devono fare punti. Noi dovremo giocare contro il soft che ci circonda, la presunzione, la sufficienza e contro l’inconscio che ci porta a sentirci più rilassati. Dalla gara con il Gubbio mi aspetto una risposta sulla mentalità acquisita, su quello che vogliamo essere, sulla consapevolezza tecnico-tattica, ma anche mentale. I campionati di B non si vincono battendo la Sampdoria, ma il Gubbio”.

 

“Purtroppo per noi non conosco come gioca il Gubbio e non so con quale modulo giocherà. Conosco Raggio Garibaldi e Caracciolo che ho alleanti e conosco anche Gigi Simoni. Fino a qualche giorno fa il Gubbio giocava con il 4-2-3-1 e prima con il 4-3-3 ed è tutta la settimana che si allena provando il 5-3-2, però questi sono solo numeri perché non so come Simoni li faccia muovere, quindi non conoscendo le difficoltà che ci attendono non è possibile prevedere come affrontarle. Per questo temo il Gubbio, non sto facendo pretattica. Il fatto che conosca Simoni, persona molto seria, e con lui abbia un buon rapporto non significa nulla perché da dieci anni, se non ricordo male, non allena più e fino a qualche giorno fa faceva il direttore tecnico, poi si è messo a disposizione dopo l’esonero di Pecchia anche per allenare, in attesa che la società trovi un nuovo mister, però non ho idea se Simoni continuerà a stare in panchina anche in futuro”.

 

“Bianchi giocherà e molto probabilmente se il Gubbio schiererà una punta ci sarà in campo Glik, se ne schiererà due Di Cesare, ma questo non vuol dire che tutte le volte che affronteremo una squadra con una punta giochi Glik e con due Di Cesare, vuol solo dire che quasi sicuramente sarà così a Gubbio. Ho quattro esterni a disposizione (Stevanovic, Surraco, Verdi e Oduamadi, ndr) quindi l’emergenza in questo ruolo si è ridotta. Se il Gubbio giocherà con il 4-4-2 Antenucci potrà fare l’esterno, se si schiereranno in un altro modo si vedrà. Sono contento di quello che ha fatto Antenucci da esterno e credo che lo sia anche lui, rimane comunque una seconda punta, in generale un giocatore in un determinato contesto può fare bene anche se cambia ruolo. Noi andiamo a Gubbio, come facciamo sempre, per fare la nostra partita, ma quando si scia si scelgono gli sci più adatti al tipo di neve che c’è, questo per spiegare che il modo di giocare non dipende solo da noi, ma anche da cosa fanno in campo gli avversari, se si chiudono a ridosso della loro area gli spazi sono intasati ed è oggettivamente difficile orchestrare la manovra per andare al tiro. Non ho ancora deciso la formazione - sicuramente nelle prossime tre partite, a prescindere dai risultati, ruoteranno tutti - e lunedì sera vedremo, anche in base a come si disporranno in campo i giocatori del Gubbio, chi giocherà. Contro il Grosseto doveva giocare Vives quando ho visto la loro formazione ho deciso di far giocare Sgrigna, cambiando il modulo, perché in base all’atteggiamento tattico dell’avversario è meglio utilizzare un giocatore con certe caratteristiche rispetto ad un altro”.

 

“Ogni settimana bisogna cercare da un lato di fare risultato e dall’altro di mettere un mattone per costruire qualche cosa che serva anche per il futuro. Quando si gioca in serie A il gap con squadre come il Milan è notevole, ma mettendo un mattone una volta tecnico-tattico e un’altra mentale si arriva ad ottenere la consapevolezza, l’assenza di presunzione e di superficialità così da ridurre in campo quel gap. Io non mi fido mai di nessuno, ma sono orgoglioso di questa squadra per il lavoro fatto fin dal primo giorno del ritiro, vorrei che giorno dopo giorno anche i giocatori siano sempre più orgogliosi di loro stessi”.

 

“La valutazione e l’analisi che si fa nello spogliatoio sulla partita non è mai fatta in base al risultato, ma in relazione alla prestazione. Quando parlo di crescita non intendo solo quella della squadra, ma anche dell’ambiente circostante in modo che si riescano ad analizzare le situazioni in maniera differente dal passato. Mi piacerebbe che una mano si unisse all’altra. Vedo il pubblico più sorridente e più sereno, però c’è ancora l’interrogativo su dove si arriverà e se si continuerà così come fatto finora, è tutto comprensibile ed è anche giusto che sia così. Ma dicevo che vorrei sentire il suono delle mani che si uniscono: quelle del pubblico, della squadra, dei giornalisti e della società. Questo è l’obiettivo per il quale si lavora e dobbiamo lavorare tutti insieme”.


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