Ventura: “Pensare che con l’Helsinki sarà facile è follia allo stato puro”
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
I finlandesi con i granata si giocano l’ultima possibilità di riaprire il discorso qualificazione nel girone, per questo Ventura è curioso di vedere in che modo approcceranno la partita i suoi giocatori.
Come spiega che il Torino in Europa League sembra faticare meno rispetto al campionato, anche se a Brugge qualche difficoltà l’ha avuta?
“In Europa mediamente tutte le squadre scendono in campo per giocare e provano a vincere e questo tiene il risultato in bilico, però dà anche la possibilità di avere spazi per poter esprimere il proprio gioco. Il campionato italiano è molto più tattico e quindi a volte ci sono partite difficili da decifrare e abitualmente una partita tattica viene definita brutta o lenta o noiosa proprio perché è tattica e in Italia funziona così. In Europa c’è molta più voglia di risultato e di conseguenza di giocare, tanto è vero che si vedono più situazioni da gol o comunque più situazioni in generale. Non voglio parlare della gara di Brugge perché sarebbe fuori luogo e della vittoria sull’Udinese che è stata importante, ma credo che è stato ancora più importante il modo con il quale si è arrivati alla vittoria per dare un minimo di continuità e di crescita a questa squadra che è leggermente diversa dallo scorso anno e quindi bisogna ripartire ricreando tutte le situazioni”.
Dopo la partita superlativa di Jansson e il ritorno di alcuni giocatori che erano infortunati diventa ancora più difficile effettuare il turnover?
“Il termine turnover secondo me non va bene perché noi abbiamo lavorato per far si che se gioca Jansson vuol dire che abbiamo un giocatore di pari livello di chi aveva giocato prima di lui e di conseguenza possiamo usufruirne ogni volta che ce n’è bisogno o è necessario, magari domenica scorsa Pontus è stato una sorpresa, ma sarebbe bello che non lo sia più in futuro. Questo vale anche per Sanchez Miño con El Kaddouri, vale per Benassi che ha avuto la possibilità, pur soffrendo abbastanza, di fare esperienza ed essendo un ‘94 bisogna dargli tempo, ha avuto anche più possibilità a causa dell’infortunio di Nocerino. Queste occasioni sono da sfruttare e sono convinto che a fine campionato di Benassi si parlerà in termini assolutamente positivi, mentre oggi qualcuno storce il naso. Non so se a fine campionato ci sarò, ma queste mie parole rimarranno e quindi si vedrà. Ecco perché non si parla più di turnover, ma di una squadra che gioca una partita e dopo tre giorni un’altra, mentre se fosse dopo quattro sarebbe già diverso, invece dopo tre non è facile smaltire né l’aspetto fisico né quello mentale. E’ evidente che se c’è la possibilità di variare si dà la possibilità ai giocatori di recuperare al meglio, anche perché dopo la gara con l’Helsinki ci sarà quella con la Lazio domenica e a seguire il Parma nel turno infrasettimanale e la domenica successiva quella con l’Atalanta. E’ normale quindi che ci si debba autogestire, se non ho avuto stress o ansia nell’inserire tre-quattro giovani a Brugge figurarsi … se oggi dopo un ulteriore mese e mezzo di lavoro per me se gioca Jansson è perché in campo c’è un titolare, così come Sanchez Miño o El Kaddouri. Abbiamo lavorato tanto perché questi giocatori crescessero e tutti quelli che ho nominato hanno margini di crescita notevolissimi. Secondo me siamo ancora in embrione e abbiamo la possibilità di fare cose molto più importanti di quelle che abbiamo fatto finora, dobbiamo solo avere la forza e l’umiltà di continuare a metterci in discussione per cercare di migliorarci e una volta che ci saremo migliorati uno spazio ce lo ritaglieremo”.
Per giovani come Gaston Silva o Martinez è più utile maturare esperienza in Europa League o in campionato dove c’è più tatticismo?
“La domanda è giusta, ma per la gestione è difficile apprendere la domenica quando ci sono tre punti in palio e bisogna giocare. Secondo me è più semplice l’Europa per chi deve cercare di capire come funzionano gli aspetti tattici e comportamentali. Molti di quelli che provengono dall’estero sono a digiuno dei concetti tattici, l’esempio che faccio sempre è quello di Maksimovic che quando è arrivato era un calciatore importante perché aveva già giocato anche nella nazionale serba, ma obiettivamente non era pronto così gli abbiamo dato il tempo di crescere e adesso è un giocatore importante che però deve lavorare poiché secondo me ha le potenzialità per diventare importantissimo. Questo discorso vale per Gaston e per Martinez. È evidente che hanno margini di crescita giganteschi, ma è altrettanto evidente che qualche pegno lo dovranno pagare, però se loro continueranno a lavorare con la voglia di voler crescere alla fine il Torino si ritroverà due giocatori importanti. Se noi dovessimo riuscire a far sì che tutti i giocatori che sono arrivati diventino importanti la rosa avrebbe Darmian, Maksimovic, Gaston Silva, Jansson, Sanchez Miño, Martinez e stiamo parlando di ragazzi che hanno massimo ventitre anni. Poi è chiaro che ci vuole anche chi ci mette un po’ d’esperienza (si rivolge a Molinaro seduto al suo fianco, ndr) e questo significa programmare il futuro. Per arrivare a produrre un risultato finito ci sono dei passaggi in cui si deve soffrire, alle volte perdere, fare esperienze positive e negative, ecco perché a volte dico che un risultato negativo che viene drammatizzato invece va analizzato senza drammi, perché fa parte di quel percorso di crescita che noi facciamo in modo da avere un giorno giocatori che possono sostituire i Molinaro, che domani giocherà. Fra quattro anni è difficile che noi due (lui e Molinaro, ndr) ci saremo ancora, ma mai dire mai nella vita”.
Poiché Maksimovic quest’anno fatica un po’ a trovare la continuità la gara di domani può essere l’occasione giusta per far vedere se è tornato ai livelli ai quali ci aveva abituato?
“Certo che sì, ma non può essere una sola partita a farlo tornare ai livelli ai quali ci aveva abituati. Domani Maksimovic giocherà e sono convinto che farà la prestazione, però quello che conta non è ciò che Maksimovic farà domani, ma quello che avrà fatto a fine campionato. Per quello che aveva fatto nello scorso campionato in estate grandi squadre europee erano interessate a Maksimovic, quindi lui deve lavorare come sta facendo, ha avuto un po’ di problematiche varie, ma adesso è a disposizione a tempo pieno e se avrà la stessa voglia e umiltà probabilmente sarà uno degli uomini mercato della prossima estate. Non è mai una partita, ma tutto un campionato, abbiamo cercato di cancellare l’io e anche la giornata. Non è l’esito di una partita che può cancellare il nostro modo di essere o di vedere le cose, poi è chiaro che ogni partita ha la sua valenza: in campionato la classifica e in Europa il girone. Dipende da come giocheremo, ma spero che Maksimovic domani sia un protagonista e credo voglia esserlo. Deve solo capire che cosa fare per riuscirci”.
Padelli domani giocherà?
“Sì, giocherà Padelli, domenica ha giocato Gillet. Non è una questione di serenità, Padelli deve tornare ad essere Padelli, un giocatore importante per il Torino. E’ un portiere che non attraverso le parole o le dichiarazioni, ma grazie alle prestazioni si è ritagliato uno spazio tanto da essere convocato in Nazionale. Ci sono momenti particolari per ognuno e vanno superati, quando si superano ci si riprende quello che spetta, è la normalità più assoluta”.
Quagliarella che sta segnando con continuità è giusto che si fermi per rifiatare tenendo conto che si giocheranno quattro partite in due settimane?
“Le partite non sono quattro, ma di più in questo periodo. Questo è stato il motivo per cui Darmian che è un nazionale domenica scorsa con l’Udinese non ha giocato: aveva giocato otto gare di fila e ne avrà altre otto da giocare nel prossimo periodo. Si tratta di semplice rotazione, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. C’è solo da capire quando conviene avere un determinato giocatore”.
Amauri in campionato domenica ha sfiorato il gol, domani potrà essere la gara giusta per lui in modo da sbloccarsi e segnare?
“Non lo so, lo spero. Si parla sempre dei gol o di qualche cosa. L’anno scorso di Cerci si diceva che non poteva fare la punta e poi forse è stato quello più determinate insieme a Immobile. Adesso si dice che il Torino non segna e Quagliarella è al secondo posto nella classifica marcatori. Il vero problema non è se Amauri farà gol domani, ma se farà un passo avanti rispetto alla prestazione di domenica scorsa con l’Udinese. Amauri quando è arrivato era in difficoltà dal punto di vista fisico e dell’attitudine a fare determinate cose, ma ha grande umiltà nonostante non sia più un ragazzino (ha trentaquattro anni, ndr), ha voglia di partecipare e di crescere. Quindi da lui non mi aspetto il gol perché è solo un conseguenza di quello che farà, da lui, lo ripeto, mi aspetto un passo avanti rispetto alla prestazione di domenica scorsa che per una buona settantina di minuti è stata di buon livello rispetto a quello che ci aspettavamo e sono convinto che se farà un altro passo avanti il gol sarà una logica conseguenza. Lui non deve cercare il gol, bensì i miglioramenti di quello che è in grado di fare, il resto verrà da solo”.
Il gruppo e la gestione dei giocatori oggi sono anche la forza di questo Torino?
“E’ la forza del Torino di questi tre anni, il gruppo è stato più forte delle avversità. Oggi quando si dice gruppo si parla di Benassi e Molinaro, ma io dico anche Sgrigna e Antenucci, che adesso non sono più con noi. Sono persone che sono state più forti delle chiacchiere, delle polemiche, delle difficoltà tecniche e a volte ambientali, hanno superato tutto. Abbiamo sempre superato i problemi grazie a una grande compattezza e soprattutto a una grande voglia di essere i più forti, nel senso che il nostro avversario non è chi affrontiamo in campo, ma quanto forti siamo noi, quanto siamo compatti, quanta determinazione abbiamo di voler dare qualche cosa al compagno, ai nostri tifosi, e soprattutto come dobbiamo comportarci per poter dare questo qualche cosa. Questo è ciò che abbiamo cercato di fare in questi tre-quattro anni, ho perso il conto, ma sto diventando un vecchio cuore granata, ormai nessuno può dirmi che non lo sono”.
A livello tattico che cosa sapete dell’Hjk Helsinki?
“In realtà non sappiamo tantissimo, mi sembra che abbiano giocato molte partite con il 4-4-2 e con il 4-3-3. Abbiamo grande rispetto dei nostri avversari, il tabellino dice che sono ultimi nel girone, ma sono primi nel campionato finlandese e hanno quattordici punti in più della seconda (per l’esattezza tredici, ndr) e questo vuol dire che stanno disputando un campionato assolutamente importante. Credo anche che per loro la gara di domani sarà l’ultima possibilità per poter riaprire il discorso del girone, quindi pensare che sarà per noi una partita più semplice delle altre è follia allo stato puro, sarà, invece, una partita di una delicatezza estrema e per questo sono curioso di vedere il tipo di approccio che avremo e soprattutto con quale lucidità e determinazione faremo le cose. Questi sono passaggi importanti per la nostra crescita, ribadendo sempre grande rispetto per l’Helsinki, perché in alcuni filmati ho visto loro gol di pregevolissima fattura”.
Nel girone e anche prima il Torino non ha mai subito gol, mentre l’Hjk Helsinki non ha mai segnato, tatticamente preparando la gara avete tenuto conto di questo aspetto?
“Sono numeri veri, ma relativi nel senso che abbiamo segnato poco, ma abbiamo creato molto. Con lo Spalato abbiamo segnato su rigore, ma avevamo creato palle gol in continuazione. Con il Copenhagen abbiamo segnato all’ultimo minuto, ma avevamo creato moltissimo se devo essere sincero. Il vero problema è se riusciamo a continuare a produrre calcio con raziocinio, che è il nostro obiettivo. Per usare frasi fatte rimango sempre dell’idea che preferisco creare dieci palle gol e realizzare una sola rete, piuttosto che fare due tiri in porta e segnare due gol. Questo perché se si fanno due tiri in porta a partita non sempre si segnano due gol, mentre se si creano dieci palle gol spesso e volentieri si segna più di una rete. Stiamo lavorando in questa direzione e poi quello che sarà sarà, non lo so. Oggi abbiamo la qualificazione nelle nostre mani se devo essere sincero. Abbiamo pareggiato a Brugge, con la squadra in assoluto più forte, e poi abbiamo battuto il Copenhagen e adesso abbiamo l’Helsinki andata e ritorno e se centriamo queste due partite avremo ipotecato il passaggio del turno, altrimenti ce la giocheremo in Danimarca. Credo che le partite abbiano detto che se vogliamo siamo in grado di passare il turno e noi lo vogliamo passare, poi vedremo. Sono contrario ai proclami perché lasciano il tempo che trovano, disputiamo la partita e alla fine sapremo chi siamo e soprattutto che cosa volevamo. Noi sappiamo cosa vogliamo e dobbiamo verificare se siamo in grado di portarcelo a casa”.
Ad agosto le presenze dei tifosi allo stadio erano notevolissime ora si registra un afflusso minore nonostante il proseguo del cammino in Europa e l’aver riaggiustato la classifica in campionato, come mai secondo lei?
“Il sogno è vedere lo stadio pieno come contro il Brommapojkarna, il sei agosto lo stadio non era solo stracolmo di gente, ma d’entusiasmo e c’era voglia di Europa. Credo che la nostra presenza in Europa tutto sommato è stata frutto di due partite abbastanza importanti ed è fantastico dopo che i tifosi hanno aspettato venti anni. Non so dove potremo arrivare, però arriviamoci insieme. Sarebbe assolutamente straordinario rivedere lo stadio pieno domani, perché significherebbe che noi e loro lo vogliamo. Lo dissi quando arrivai quattro anni fa che non esiste un Torino a prescindere dai suoi tifosi e i tifosi non possono non essere in simbiosi con la squadra. Abbiamo lavorato tanto in questi anni per far si che ciò avvenga e credo che sia stato seminato abbastanza per questo mi aspetto che la squadra prenda per mano i tifosi e sarebbe anche bello che i tifosi prendano per mano la squadra, cosa che è già avvenuta un sacco di volte. Ripeto che non so che cosa riusciremo a fare con l’Helsinki, ma se dovessimo centrare la gara di domani e quella in Finlandia metteremmo l’ipoteca definitiva al passaggio del turno e pensare a una cosa di questo genere l’anno scorso o quello prima sarebbe stato fantascienza, mentre oggi siamo veramente vicini a fare qualche cosa d’importante e sarebbe bello farlo tutti insieme con i tifosi. Noi ce l’aspettiamo poi, naturalmente, quello che sarà sarà”.