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Ventura: "Per maturare serve pazienza. Ma è necessario pensare al bene del gruppo"

di Riccardo Billia

Come di consueto, Giampiero Ventura ha parlato alle 12.45 nella conferenza stampa prima della partita di domani contro il Genoa. Ecco le parole del tecnico granata: “Purtroppo abbiamo raccolto poco in questo ciclo di ferro. Sapevamo che sarebbe stato difficile. Stiamo parlando sempre di una neopromossa che, prima del trittico, ha fatto bene. Tuttavia dobbiamo dire che contro la Roma siamo andati sotto ad un quarto d’ora dalla fine per un rigore inesistente a detta di tutti, e conosciamo le potenzialità giallorosse in avanti. Contro la Juventus non sappiamo come sarebbe finita se avessimo giocato in parità numerica. Adesso ci aspetta una serie di incontri alla portata prima della sosta. Poi penseremo alle altre. Ora c’è il Genoa e abbiamo l’ambizione di vincere”.


“Non entro nelle vicende della Curva Maratona dopo la gara con il Milan. Noi siamo consapevoli di quanto sia importante per noi, come sarà d’altronde domani quella Nord di Genova. Certo il secondo tempo con i rossoneri non può aver entusiasmato il pubblico. Capisco i mugugni. Ma il campionato è lungo e c’è tempo. Ricordiamoci che la società ha impiegato tanto tempo per arrivare all’unità d’intenti e non possiamo scioglierci alla prima difficoltà”. 


Ventura affronta la questione porte chiuse durante gli allenamenti in Sisport: “Noi siamo gli unici in A ad ammettere il pubblico. Gli altri hanno centri sportivi blindati. La nostra disponibilità dovrebbe essere apprezzata, e non criticata se per un mese chiudiamo il campo. Rendiamoci conto che diventa difficile lavorare con gli avversari che prendono nota. E’ accaduto addirittura a Pechino per Juventus-Napoli (Supercoppa italiana, ndr), figuriamoci qui. Provate ad andare Milanello, a Casteldebole (Bologna, ndr) Firenze etc…Comunque da dopo le feste il campo sarà a posto, e riprenderemo le cose che facevamo".


Il mister ligure torna sulla situazione della squadra: “Non è questo il momento più delicato da quando sono al Toro. Una volta che conosci l’ambiente, ne prendi atto. E’ evidente che l’anno scorso c’erano avversarie diverse. Dopo Gubbio c’era l’Empoli, ad esempio. Quest’anno dopo la Juve c’è il Milan. E non è la stessa cosa. Dopo gli ottimi pareggi con Lazio e Napoli abbiamo rischiato di vincere con la Fiorentina e la classifica sarebbe diversa, inattaccabile. Ma questi ragazzi vanno aiutati. Ci sono ragazzi che hanno bisogno di essere ripresi pubblicamente, altri privatamente. La crescita di un giocatore sta nel voler ricevere la palla per diventare protagonisti. E’ chiaro che l’impegno deve essere massimale da parte di tutti. Ci devono essere conoscenze, lavoro, consapevolezze per crescere. Il dna del giocatore è quello di pensare a se stesso. Ma è importante fargli capire che l’”io” paga poco. Però ci vuole tempo per maturare. Ci sono giocatori maturi che magari attraversano momenti delicati. Però non fossilizziamoci sulle carenze di questa squadra. Sottolineiamo quanto di buono abbiamo".


Capitolo Cerci: “Non dobbiamo enfatizzare questa situazione. Cerci non fa vincere il Torino da solo. E’ un anello di questa catena, in modo che sia più solida. Il Cerci che ha giocato contro la Fiorentina era un giocatore sopra la media, ad esempio. Dobbiamo lavorare in modo che lui faccia partite sempre di questo livello. Abbiamo dedicato un anno di tempo a tanti giocatori, perché anche con lui non è possibile farlo? Questo può essere un discorso legato all’investimento della società, posso comprenderlo, ma c’è bisogno di pazienza".


“Il nostro modulo? Non è fondamentale capire quale impiegare. Ho giocatori adattabili al 4-4-2 o al 4-3-3. Non importa chi gioca. Interessa l’organizzazione di gioco. Certo dobbiamo adattarci agli avversari, pur mantenendo la nostra identità”.


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