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Verdi fuori dai piani? Divorzio in vista, nonostante...

di Claudio Colla

Due anni di Toro, tra le guide tecniche di Mazzarri, Longo, Giampaolo, e infine quel Nicola che, spostandolo e modificandone le mansioni, era riuscito a dare nuova alla linfa alle sue prestazioni. Due anni tuttavia certamente lontani dall'idea di successo, di affermazione personale, e dal brillante livello di gioco espresso a Bologna, alla corte di Roberto Donadoni, che gli aveva aperto le porte della nazionale maggiore. Per Simone Verdi, nonostante la recente crescita in termini di rendimento e di continuità, crescita che gli ha consentito di (ri)guadagnarsi un posto da titolare in squadra, lungo la seconda metà del campionato appena conclusosi, in un 3-5-2 sulla carta ostile alle sue caratteristiche, la permanenza in granata potrebbe concludersi da qui a inizio settembre, per la seconda (e presumibilmente ultima) volta.

Ancora due anni di contratto in essere, ventinove anni da compiere il prossimo 12 luglio, soli tre gol siglati in due stagioni. E un investimento pari a circa 24 milioni di euro complessivi di fronte al quale una realistica valutazione del suo cartellino a oggi, a dir poco, impallidirebbe. Se la soluzione fosse quella di un prestito con diritto di riscatto (il Cagliari si era interessato al suo profilo, all'epoca dell'abbozzo di trattativa che avrebbe portato Joao Pedro a Torino; è inoltre di ritorno in Serie A l'Empoli, tra le cui file Verdi, fra 2013 e 2015, aveva disputato due discreti campionati), al Toro basterebbe fissare la cifra per la cessione a titolo definitivo non sotto i sei milioni, per non incappare in una minusvalenza. 

E la prospettiva di un inserimento negli schemi di Ivan Juric, che, salvo ribaltoni, sarà il prossimo tecnico granata? Non è da escludere che il Verdi visto con Nicola lungo l'ultimo bimestre-bimestre e mezzo, ove lo stratega croato decida quanto meno di valutarlo lungo la preparazione atletica, possa rappresentare un jolly prezioso, da giocarsi sia sulla mediana, sia nel tridente. Ove il classe '92 lombardo, che al momento guadagna un milione e 700 mila euro all'anno (elemento potenzialmente decisivo a far propendere la decisione del club verso una cessione), accetti la condizione di titolare non certo, peraltro già a lungo sperimentata nel corso dell'ultimo biennio, il divorzio potrebbe anche non essere del tutto già deciso; senza contare che, anche a condizioni di svendita, un ingaggio così elevato potrebbe far latitare le richieste.


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