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Verona-Torino, tra ricordi e speranze. Gara intrinseca di emozioni

di M. V.

Il grande scrittore francese Victor Hugo definiva la malinconia come "la gioia di sentirsi tristi". La gara tra Verona e Torino in programma domenica a mezzogiorno e mezza rievoca ricordi dolci e amari, per chi ha avuto la fortuna di poter assistere all'ultimo periodo storico in cui la squadra granata era temuta e rispettata su tutti i campi d'Italia. Dolce, perché la qualità dei calciatori che transitavano da queste parti sospinti dalla tifoseria più calorosa fra tutte e dalla forza del Tremendismo permettevano l'ineguagliabile lusso di considerare anche solo un settimo posto come una sorta di fallimento perché non portava ad una qualificazione europea. Amara per ciò che tale sfida rappresentò nella stagione 1984-1985, quando due squadre pur toste e complete non partivano certo con i favori del pronostico, riuscendo ugualmente a battagliare a lungo per la conquista dello scudetto, poi cucito, per la prima ed unica volta, sul petto degli scaligeri. Fu una sconfitta (ma vincendo sul campo dei campioni nella sfida di ritorno, unico ko interno patito dagli uomini di Bagnoli durante la cavalcata), ma gestita con l'umiltà di chi stringe la mano a chi è stato più bravo, l'essere sportivi anche nelle delusioni. Quell'annata con Gigi Radice tornato in sella al Torino rappresenterà il miglior risultato in campionato dallo scudetto fino ad oggi, in cui ci si trova quasi costretti, per non dire rassegnati, ad accontentarsi di chiudere con un punto in più rispetto alla scorsa, anonima, stagione. Con la speranza, sempre viva, che prima o poi il fato riporti questi colori ai fasti di un tempo.


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