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Verso Toro-Milan: un po' di numeri a confronto, e le possibili chiavi tattiche

di Claudio Colla

Entrambe a sei punti, sui dodici disponibili. Per il Toro, due sconfitte consecutive contro due squadre in precedenza a secco di risultati utili. Per il Milan, peggior attacco del campionato, con due sole reti in quattro gare (Calhanoglu contro il Brescia, Piatek a Verona). E sul resto dei numeri di squadra, quale è stato finora il rendimento dei granata, e dei loro avversari di giornata?

Del Milan, si diceva, polveri bagnate davanti: due reti in quattro partite, alla pari con Udinese e Samp. Un gol e mezzo a gara, sei in totale, per il Toro di Mazzarri; undicesima posizione, stesso score della Fiorentina di Chiesa e Ribery. Entrambe, poi, concludono poco verso la porta avversaria: 14esimo il Milan con 35 tiri in totale, soltanto uno in meno per i granata, e per ambedue 15 di questi tiri hanno centrato lo specchio della porta. Da squadra particolarmente votata all’offensiva dalle fasce laterali, in virtù del 3-5-2 strutturale finora espresso, il Toro di Mazzarri è quello che finora ha prodotto il maggior numero di cross utili: 37, contro i 19 falliti. Milan appena sotto la metà di questa particolare graduatoria, con 22 cross utili (e 16 falliti). Sia i sabaudi sia i meneghini, infine, nella metà bassa della classifica per quanto riguarda il totale di chilometri percorsi, criterio in verità dall’efficacia descrittiva piuttosto random, come testimonia il singolare podio composto da SPAL, Lazio, e Inter, con Lecce e Parma appena dietro, Juventus ottava, e Napoli penultimo. 

Come interpretare questi numeri, di per sé apparentemente nebulosi? Ponendoli in connessione con prestazioni, caratteristiche, e rendimento dei singoli che si affronteranno tra una sessantina scarsa di ore sul terreno del Grande Torino. Al di là della scialba prova di due giorni fa, i granata hanno comunque dimostrato di saper creare gioco spiegando le ali: non la mole, di per sé, ma un pizzico di qualità è ciò che è mancato per portare a casa tre punti comodi comodi contro un Lecce, con tutto il rispetto, non insormontabile. E, con l’eventuale impiego del tridente dal 1’, gli uomini di Mazzarri potrebbero riuscire ad attaccare quelle zone di campo che, anche osservando le heat map relative alla copertura di terreno verde da parte della compagine a guida Giampaolo, i rossoneri faticano a coprire quanto necessario, puntando forse troppo a verticalizzare, da un lato, e a chiudere sulle offensive per vie centrali avversarie, dall’altro. 

Trovandosi probabilmente di fronte a un Calabria finora mostratosi decisamente insicuro, di rientro dalla squalifica, e a un Theo Hernandez sì grande colpo di mercato, ma che fino a questo momento è sceso in campo per soli 23 minuti, quelli finali del Derby della Madonnina perso senza appello sabato sera. Senza dimenticare che un rifinitore d’attacco in grado di saltare l’uomo (torna così alla ribalta il nome del solito “Godot” Simone Verdi, ancora in attesa della sua prima da titolare in granata, con Iago ancora non al top), e di creare la superiorità numerica, soprattutto a insistere sul versante di Musacchio, potrebbe rappresentare la chiave giusta per scardinare la retroguardia rossonera il numero necessario di volte per garantirsi una buona probabilità statistica di avere la meglio. Intanto, dietro, serviranno i raddoppi, frequenti e fondamentali, su Suso e Calhanoglu. E, al netto delle sacrosante logiche disciplinari di ordine interno, non guasterebbe, infine, l’esperienza di N’Koulou, per fronteggiare una scheggia impazzita come Rafael Leao, insieme al mix di corsa e fisico offerto da Izzo, da opporre allo stesso giovane portoghese e a un Piatek in cerca di riscatto.


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