Vicenza-Torino 1-0, l'analisi tattica
Fonte: Claudio Colla per www.torinogranata.it
Impossibile prescindere dalle numerose assenze, alcune delle quali rivelatesi negativamente strategiche, nell'analisi dell'undicesima sconfitta in 30 partite giocate dal Torino nel campionato cadetto in corso. Le contemporanee defezioni di Ogbonna, Pratali e D'Ambrosio (quest'ultimo in ogni caso protagonista di un periodo decisamente sottotono, secondo in questo soltanto a Sgrigna) hanno obbligato Lerda a schierare un Cavanda atleticamente gagliardo, ma evidentemente non ancora pronto dal punto di vista psicologico; la scialba (e a tratti dannosa) prestazione di Zavagno ha fatto rimpiangere gli standard di Garofalo, mentre la presenza di Obodo (resa necessaria dal 1' come interno nel 4-4-2 ha reso la manovra, già solitamente non fulminea, ancora più farraginosa, facile preda dunque del buon pressing dell'undici di Maran, e fatale per il tecnico di Fossano.
Ancora una volta, paradossalmente, il reparto a risultare maggiormente "da salvare", pur in occasione di una sconfitta, è quello difensivo: il tecnico granata, pur offensivista per vocazione, sembra infatti saperlo far funzionare per lo più a dovere, e i maggiori affanni sono giunti per mezzo di errori dei singoli, non di natura prettamente tattica. Prova da leader per Rivalta, in crescita Valerio Di Cesare, mentre si è già detto della brutta serata per i laterali Cavanda e Zavagno.
Lasciato pressoché solo a far filtro, regge meno di un tempo Giuseppe De Feudis, che si innervosisce nella ripresa, finendo anche per commettere errori grossolani, non tipici del suo livello di rendimento. Solo qualche iniziativa palla al piede per un Obodo evidentemente penalizzato da una condizione trovata a inizio campionato e poi immediatamente persa, tra i quattro esterni offensivi visti in campo al Menti (Lazarevic, Sgrigna, Gabionetta e Gasbarroni) sono soltanto il solito sloveno e il rientrante ex-Parma (arma tecnico-tattica da tenere in maggior considerazione), quest'ultimo seppur soltanto nell'ultimo quarto d'ora di gara, a rendersi forieri di spunti d'interesse.
Decisamente meglio Antenucci di Bianchi, nonostante la traversa colpita da quest'ultimo,sul fronte offensivo: l'ex-Ascoli e Catania, al netto delle caratteristiche di ognuno, riesce a interagire di più con la squadra a supporto, muovendosi senza palla più fruttuosamente; peccato tenda a sparire per lunghi tratti di gara. Niente di nuovo da Pellicori: tanta buona volontà, poco più che nulli gli affanni creati alla retroguardia avversaria.