ESCLUSIVA TG - Rino D'Agnelli: "Toro, gran lavoro con i giovani. Bava è pronto"
Due giorni per decidere il destino delle squadre di punta nel Settore Giovanile del Toro, la Primavera e la Berretti, impegnata nella finale scudetto contro l'Inter. Tempo quindi di bilanci che facciamo con chi se ne intende: come Rino D'Agnelli, direttore sportivo ma anche scouting ed esperto di giovani che vanta esperienze importanti con Reggiana e Mantova oltre che in diversi campionati esteri, soprattutto in Africa. Per le Giovanili del Toro è settimana caldissima: i Quarti della Primavera, la finale scudetto della Berretti. Lei cosa prevede? “Prevedo una partita equilibrata per la Primavera , come peraltro già successo nelle due sfide in campionato....chi delle due arriverà all'appuntamento nella condizione atletica e psicofisica più ottimale , probabilmente la spunterà. Diversa e' la finale per lo scudetto della Berretti, dove la qualità complessiva dei Granata mi sembra più rilevante e se non approcciano in maniera superficiale la partita, sono assolutamente i favoriti". Ha visto giocare entrambe le squadre quest'anno? Chi le sembra già maturo per un salto importante? "Sì. Le ho viste entrambe, anche perché fa parte del lavoro di un buon ds...In Italia il gap tra la Primavera e la prima squadra è ancora alto e non è facile per un giovane calciatore esordire in serie A....Nella Primavera del Torino a parte Millico ad oggi non vedo giovani pronti a lasciare un segno nella categoria regina. Nella Berretti invece non mi dispiacciono Ricossa e D'Ambrosio e anche l'Albanese Ibrahimi, il prossimo anno saranno certamente punti essenziali della Primavera”. Nei sette anni di Bava il Settore Giovanile è rinato: è lui l'uomo giusto per il post Petrachi? “Mi sono già espresso in passato. Bava per me è già pronto per il grande salto. Come tutti pagherà un po' di inesperienza nel primo anno non tanto con l'approccio alla Prima Squadra ( cosa che ha già fatto in passato) ma con la categoria che non ha niente a che vedere con la C o la B”. Con Bava in Prima Squadra ci sarà anche la possibilità di vedere più giovani nel gruppo di Mazzarri? “Penso proprio di sì, ma bisogna alzare ulteriormente l'asticella, fare ancora più qualità e continuare a migliorarsi nella ricerca, perché come dicevo la Prima Squadra e la Serie A sono altra cosa rispetto al Settore giovanile”. A che livello è complessivamente il Settore Giovanile del Toro se paragonato ad altre realtà, italiane ma anche estere che lei conosci bene? “Il livello è buono, tenendo presente che sul territorio ha un competitor top, almeno sulla carta , come la Juve. Il Toro ora deve pensare seriamente a costruirsi un centro sportivo perché adesso è quello il valore aggiunto per puntare a diventare una società modello nella costruzione del giovane prospetto”. Visto che è anche esperto di calcio africano: qual è il Paese nel quale andare a pescare talenti in questo momento e dove eventualmente anche investire? “Ce n'è più di uno. Il Camerun, la Nigeria, la Costa d'Avorio...ma anche Paesi emergenti e storicamente meno 'generosi' come il Sudafrica. In Africa ci sono amplissimi margini di crescita anche sotto il profilo calcistico. Il problema da quelle parti é che non è semplice trovare l'interlocutore serio, bisogna conoscere”. Nei Mondiali Under 20 o nelle varie manifestazioni internazionali ha visto qualche giovane da consigliare a Cairo? “Certamente più di qualcuno, ma ovviamente lo tengo per me...L'ho già appuntato sul mio taccuino: mi diverto poi a vedere se ci ho visto bene o no. Come è successo per i fratelli Traoré che proposi alla Juventus appena sbarcati in Italia e a costi irrisori”. Infine sappiamo che uno dei suoi sogni, da torinese, è lavorare per il Toro. Con il nuovo corso potrebbero aprirsi chances? O altrimenti, che progetti ha in ballo? “Ovviamente, come ho già dichiarato in passato, chi non vorrebbe lavorare per il Torino? Per ora sto valutando un paio di richieste in Italia e un paio all'estero, in Europa. Ora che ho qualche anno di esperienza non mi limito a valutare solo il blasone della squadra che mi chiama, ma soprattutto il progetto e la serietà della proprietà”.